Missioni Consolata - Settembre 2006

Il Futbob>, una raccolta postuma di alcuni suoi rac- (( conti, brilla come un scintillante e originale mosaico di creatività e capacità narrativa. Le tessere del mosaico rappresentano storie di vita vissuta, come quella di Obdulio Varela che, nel 1950, fece vincere «il mondiale» allo spaurito Uruguay contro il favoritissimo Brasile, o la fantastica partita dei mai giocati mondiali del 1942, arbitrata dal figlio di Butch Cassidy e vinta dagli indiani mapuches, perché gli italiani «entrarono in campo nascondendo manciate di peperoncini rossi da tirare negli occhi degli avversari», oppure la storia vera dell'onesto «pibe de oro» Ernesto Lazzati, o quella degli arbitri corrotti e venduti che chiedono «mille pesos per dare un rigore e due o tremila per annullare un goal». Infine, il lungo racconto «Memorie del Mister Peregrino Fernandez» rappresenta un po' una «summa» della scrittura spregiudicata e ironica dell'ineguagliabile Soriano. Il giornalista intervista l'ottantacinquenne argentino «e/ Mister», ormai costretto su una sedia a rotelle, in una casa di riposo nei pressi di Parigi, e scopre che da giovani si erano già incontrati sui campi da calcio in Argentina. Mister Fernandez, «innamorato del bel gioco e creatore del calcio-spettacolo», ha infatti iniziato a far giocare ragazzi, perché «si comportino bene e mettano sul terreno il meglio che hanno», ma, dopo aver girato il mondo, a malincuore ammette: «Avevamo messo fine alla bellezza per garantire la resa delle squadre». Dall'Argentina e/ Mister era approdato in Francia e, «quando l'avevano cacciato dalla Lega francese per aver giocato una partita con dodici uomini, se n'era andato in Australia». Afferma, infatti, che scriverà le sue memorie «in turco, in inglese e in castigliano, senza tradire né reprimere i sentimenti», perché «nella mia vita ho visto diverse epoche di vari paesi», tra questi l'Italia fascista, l'Urss di Stalin, la Francia occupata dai tedeschi, l'Africa di Lumumba. Lo sfacelo provocato da ogni tipo di dittatura è ben tratteggiato nella partita giocata davanti a Stalin: «Il problema era che nessuno sapeva se il compagno Stalin fosse tifoso della Dinamo o della Stella Rossa, per cui non era possibile fare il trucchetto per lasciarsi vincere... Dovevo stare attento a fare i passaggi tenendo conto dei problemi di ognuno: all'ala destra mancava l'occhio sinistro, per cui non avrebbe visto niente che gli fosse arrivato da quel lato. Il centromediano portava un collare rigido, per cui non poteva colpire di testa né guardarsi attorno. La mezzala sinistra, te l'ho già raccontato, era zoppo e si spostava saltellando. Invece, l'ala era un piccoletto mezzo sordo, a causa di una granata che era finita nella sua trincea, e con lui bisognava comunicare a gesti. Tarmanowski era monco, ma si difendeva abbastanza bene. Mi sono un po' rincuorato quando mi hanno detto che quelli della Stella Rossa erano più malconci di noi. .. Mi dissero che il portiere portava scarpe ortopediche e che uno dei terzini soffriva di amnesia continua, cioè non sapeva nemmeno quale partita stesse giocando». Il Mister Fernandez con lucidità denuncia inoltre la situazione del suo paese: «A quel tempo credevo che noi argentini avessimo intelligenza da vendere, per quello me ne sono andato per il mondo a fare il furbo, il presuntuoso. Adesso, invece, a vedere il paese che abbiamo creato penso che non siamo intelligenti, ma siamo furbi, che è un'altra cosa. Tra i furbi ci sono molti cretini. Credo di averlo imparato da un francese che si chiamava Camus, uno dei pochi intellettuali che si intendeva di calcio. Era un ottimo portiere!». S oriano termina i suoi racconti, fantastici ma non troppo, citando il suo maestro Américo Tesorieri, portiere del Boca, che ha scritto: «Ci sono tre generi di calciatori. Quelli che vedono gli spazi liberi, gli stessi spazi che qualunque fesso può vedere dalla tribuna e li vedi e sei contento e ti senti soddisfatto quando la palla cade dove deve cadere. Poi ci sono quelli che all'improvviso ti fanno vedere uno spazio libero, uno spazio che forse tu stesso e forse gli altri avrebbero potuto vedere, se avessero osservato attentamente. Quelli ti prendono di sorpresa. Epoi ci sono quelli che creano un nuovo spazio, dove non avrebbe dovuto esserci nessuno spazio... Questi sono i profeti. I poeti del gioco». Osvaldo Soriano con il suo narrare metaforico e fantasioso è anche lui «un poeta del gioco». Racconti escritti di Osvaldo Soriano, pubblicati in Italia da Einaudi: -Triste, solitario y final -Mai più pene né oblio -Quartieri d'inverno -Un'ombra ben presto sarai -La resa del leone -Artisti, pazzi e criminali -Pensare con ipiedi -L'ora senz'ombra -Pirati, fantasmi e dinosauri -Futbol MC SETTEMBRE 2006 ■ 63

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