Missioni Consolata - Settembre 2006

MISSIONI CONSOLATA gliere le terre ai latifondisti è un ,,attentato al sacro diritto della proprietà privata»... «Il problema è un problema latinoamericano, che nasce sempre da una usurpazione: la terra è la fonte di ricchezza di un paese, ma pochi se ne sono impadroniti (in Colombia, la terra è ricca di smeraldi,di oro,di acqua). Dunque, senza dubbio, la prima riforma sarebbe quella di dare un pezzetto di terra a tutti. Ma altre ne servirebbero.Ad esempio per le città, perché attualmente tutti si stanno spostando nei grandi centri urbani. Bisognerebbe pensare di recuperare la terra anche come spazio di produzione industriale e non solo come spazio di produzione agricola. Creare poli di sviluppo sparsi nel paese, non solamente concentrati nelle aree urbane. Perché città di 7 milioni di abitanti sono invivibili, in- ■ ■■ ■■■■ gestibili e con poco lavoro. Epoi c'è la giustizia.Perché,oggi,in Colombia non c'è giustizia: l'impunità è al 90%. Ela giustizia è sempre contro i poveri: se un povero è vittima di un delitto èdifficile che abbia giustizia; se invece commette un delitto,è difficile che abbia la possibilità di dare spiegazioni. La giustizia è in mano di pochi.Tu sai che senza un'amministrazione equa della giustizia si riducono gli spazi del diritto e della civile convivenza tra le persone; se lo stato non mi garantisce giustizia, io mi faccio giustizia da solo, mi armo e quindi contribuisco a creare un clima di aggressività». La riforma della terra, quella delle città, la giustizia. Che altro, padre Bonanomi? «Un'altra riforma dovrebbe essere quella della politica estera.Sarebbe urgentissimo pensare ad un progetto che sia latinoamericano, e non un progetto costruito a partire da interessi diversi. Epoi, per ultimo, una riforma dell'esercito.Attualmente l'esercito non è al servizio del paese, ma al servizio del governo. Un vero esercito dovrebbe essere al servizio dello stato e non del governo di turno.C'è tutta una serie di riforme che vanno dalla partecipazione popolare, alla sovranità nazionale, all'identità e progetto latinoamericano, ma per parti- ' re occorrono le riforme della terra, della città edella giustizia». Se venisse attuata una reale riforma agraria, verrebbemeno anche il problema del narcotraffico? O sono problemi indipendenti? «Il narcotraffico risponde a interessi non soltanto locali, ma internazionali e quindi la questione è più complessa. Certamente un cambio sociale darebbe più opportunità alla gente, e tutto sarebbe più facile, anche se probabilmente la mafia internazionale continuerebbe adettare legge.Qui c'è un problema che è locale, nazionale ed internazionale.Alla fine,credo che la questione di fondo sia che mondo vogliamo costruire». Abbiamo visto il legame tra i paramilitaridelle Auc e il narcotraffico. Anche le Fare sono coinvolte? «Necessariamente. Non credo che il loro sia un progetto politico costruito sul narcotraffico, adifferenza dello stato (che su questo è costruito). Ho detto"necessariamente';perché le Fare hanno bisogno di soldi edunque del narcotraffico per poter realizzare il loro progetto. Da un lato lo usano, dall'altro lo controllano». Padre Bonanomi,vorrei toccare un altro aspetto spinoso della narcoeconomia. Secondo lei, il proibizionismo nel campo delle droghe, così come oggi è inteso e praticato, paga? «No, naturalmente non paga. li fatto che il proibizionismo sia così severo, mi fa capire che la mafia sia dawero all'interno degli stessi governi e che li condizioni. li proibizionismo faMC SETTEMBRE 2006 ■ 55

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