Missioni Consolata - Settembre 2006

■ VERONA (ITALIA) ■■ ■■■ ■■■ sigenze, i loro propositi e le loro speranze costituiscano la trama su cui il convegno si costruisce.Anzi, la chiesa non deve ascoltare solo le proprie componenti, ma nella misura del possibile tutte le componenti della società,anche i cristiani non cattolici, i credenti di altre religioni, i non credenti. Ci pare che nell'Italia di oggi l'urgenza dell'ascolto sia soprattutto rivolta verso coloro - e sono grande maggioranza - che si dicono cristiani ma conservano con la chiesa solo rari momenti di contatto e non pongono più il vangelo a fondamento delle loro scelte. Possono essere preziosi gli apporti degli esperti delle varie discipline teologiche e delle scienze umane, ma non devono chiudere la strada ai giudizi e ai sentimenti della «base». Lo Spirito si manifesta anzitutto nella voce dei piccoli e dei semplici. Non è cosa nuova, ma è certamente pertinente dire che il metodo del convegno - della sua preparazione, La società italiana è diventata multietnica, multiculturale, multireligiosa. ' del suo svolgimento, della sua ricezione - ne definisce già gli orientamenti, ne condiziona i contenuti, ne pregiudica in senso positivo o negativo l'efficacia pastorale. Seguendo l'itinerario di preparazione del convegno, ci poniamo alcune domande: è stato ascoltato a sufficienza il popolo di Dio? È stata ascoltata «la gente»,anche quella che si ferma alle porte della chiesa? Sono stati interpellati «gli altri»?Non è necessaria l'unanimità che scende dall'alto,quanto la sinfonia di voci che la Parola illumina e raccoglie efficacemente in unità. ILTEMA «SPERANZA» Si può ben capire come il tema del convegno di Verona sia «congeniale» ai nostri istituti. «Gesù risorto, speranza del mondo» è quanto siamo mandati ad annunciare. Ne siamo «testimoni» anzitutto fra le genti. Riverberiamo quindi sulle nostre chiese di origine - quelle da cui siamo inviati - la forza che i convertiti al vangelo trovano in Gesù Signore per superare difficoltà di vario genere, legate spesso alle situazioni di miseria,di oppressione,di sfruttamento,di emarginazione,di esilio,di persecuzione in cui si trovano i loro gruppi umani e/o le loro chiese. È ammirevole la fiducia in Dio che i cristiani delle giovani chiese mantengono anche nelle circostanze più dolorose.Una grande fiducia,anche se non illuminata dalla fede nel Risorto, si incontra spesso anche in tanti fedeli di altre religioni e, in genere, nel mondo dei poveri. In queste situazioni la speranza non può essere annunciata solo nell'orizzonte escatologico. li Regno futuro è dono che i cristiani attendono con gioia e riconoscenza.Ma c'è una loro precisa responsabilità nel riconoscere il germe del Regno già in questo mondo e nel partecipare al suo dinamismo lottando per la giustizia, per il rispetto dei diritti dell'uomo, per la dignità di ogni persona, per la difesa di ogni forma di vita e per la salvaguardia del creato, in unità di intenti con quanti tendono verso gli stessi obiettivi, insiti nella ,--------------------------------------------------------------------------------------------· 12 ■ MC SETTEMBRE 2006

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