rivista@missioniconsolataonlus.it degli elettori come i custodi delle radici cristiane dell'Italia edell'Europa tutta contro il dilagare dell'islamismo, terrorismo, relativismo etico e religioso. Negli Stati Uniti le cose stanno un po' diversamente, perché non è mai esistito uno Stato Pontificio, non ci sono state brecce di Porta Pia e i cattolici non sono mai stati una maggioranza rispetto ai non cattolici. Di conseguenza, un magistrato statunitense, quando conduce processi, rispetto ai suoi colleghi italiani, è meno condizionato dalle pressioni del Vaticano, stampa (cattolica enon), partiti, e il principio che chi sbaglia paga trova meno difficoltà aessere applicato in concreto. Anche se ciò significa portare la diocesi di una grande città sull'orlo della bancarotta. Francesco Rondina Fano (PU) stanzialmente clericale, dove anche molti atei (o sedicenti tali) hanno convenienza amantenere rapporti cordiali con parroci, vescovi, cardinali (pensiamo al fenomeno dei cosiddetti «atei devot i», atutti quei politici che hanno mogli eamanti avolontà, ma non perdono un'occasione per presentarsi agli occhi ARABIA (IN)FELIX: L'ALTRA FACCIA DELLO YEMEN 11resoconto sulloYemen di Claudia Caramanti (M.C.aprile2006) èmolto interessante, come lo era stato quello di 1 O anni fa (M.C. gennaio 1996pag.46-51). Èbello che questa volta Claudia abbia trovato il modo per parlare anche dell'isola di Socotra, un vero e proprio capolavoro della natura,che recentemente anche la televisione ci ha dato l'opportunità di ammirare. Devo dire però,che questa bellezza contrasta drammaticamente con lo stato di degrado in cui versa gran parte della popolazione yemenita, in particolare quella femminile. La lettura dei libri scritti da Zana Muhsen per denunciare le angherie subite da lei e da sua sorella Nadia nei villaggi dellemontagnedella Mokbana ha consolidato questa mia convinzione. Nate aBirmingham, rispettivamente nel 1965 e nel 1966,nell'estate del 1980, subito dopo la conclusione dell'anno scolastico, Zana e Nadia lasciarono l'Inghilterra per raggiungere, assieme ai loro accompagnatori yemeniti, Abdul Khada eGowad, cui il padre, yemenita anche lui, le aveva vendute. Owiamente il genitore non aveva lasciato trapelare alcunché né alle figlie né alla loro madre inglese, ma aveva dato loro a intendere che si trattava di una bellissima vacanza in un paese straordinario: «Gite nel deserto a dorso di cammello», «case a picco sugli scogli sopra il mare blu», «sabbia dorata», «palmizi», «castelli sulle dune»... La terra che gli antichi romani avevano ribattezzato «Arabia Fefix», come ricordava anche Claudia Caramanti. In realtà, una volta nelloYemen, Zana eNadia si ritrovarono prigioniere delle famiglie degli amici del loro padre efurono obbligateasposare ragazzini più piccoli di loro. Nel 1988,dopootto anni di schiavitù e inenarrabili sofferenze,Zana riuscì atornare in Inghilterra (in «cambio» dovette separarsi da suo figlio Marcus), mentre Nadia, per quel che èdato sapere, si trova ancora nella Mokbana, alla mercé di gente che la considera una macchina per far figli, di persone che approfittano volentieri di questa parentela con una cittadina inglese per avere maggiori possibilità di movimento nel vecchio continente. Ho letto tanti numeri della vostra rivista enon ricordo di avere mai sentito riferirvi allo Yemen come a una terra nella quale si consuma questo tipo di crimini. Non lo avete fatto, mi pare (ma posso sbagliarmi...), neppure nel validissimo, anzi preziosissimo numero monografico dedicato alle schiavitù del terzo millennio. Penso sia arrivato il momento di farlo; credo sia giusto dire che anche nel caso dello Yemen, anche nel caso di Zana, Nadia e di chissà quante altre ragazze e donne costrette al matrimonio-stupro in quella che l'industria turistica si ostina apresentare come Arabia Fefix, le diplomazie e burocrazie occidentali giocano un ruolo importante, ma dalla parte degli schiavisti! Mi hanno veramente sconvolto le parole scritte da Zana per evidenziare le contraddizioni di Londra.Gli inglesi sono sempre i primi e i più determinati amobilitare le loro forze armate, quando l'altra sponda dell'Atlantico invoca inflessibilità emassimo impegno,anche militare,contro terrorismo,tirannia efanatismo religioso; ma diventano inspiegabilmente e colpevolmente tolleranti quando un extracomunitario, che da tanti anni vive aBirmingham, interpreta ed esercita il suo «diritto» di educare la prole secondo «la tradizione culturale ereligiosa del proprio paesed'origine», vendendo lefiglieapersone che le tratteranno peggio delle bestie. «Se Nadia e io avessimo avuto entrambi i genitori bianchi, la "doppia nazionalità" non avrebbe costituito un problema.Nessuno avrebbe dubitato neanche per un momento che era una cosa molto negativa per noi essere vendute come schiave, tenute prigioniere in Mokbana contro il nostro volere eviolentate. Dal punto di vista giuridico Nadia era ancora minorenneper la legge inglese,quando era stata costretta econsumare il matrimonio. Se ci fossimo chiamate Smith eavessimo avuto i capelli biondi e occhi chiari, saremmo state fuori da quellemontagne nel giro di pochi mesi, se non di settimane. Ne ho avuto la conferma da altri episodi. Quando due ragazze inglesi sono state condannate per contrabbando di stupefacenti a Bangkok, John Major si è subito preoccupato di seguire il loro caso, chiedendo che venissero liberate dalla prigione e rispedite in Inghilterra. Esse avevano effettivamente commesso un reato; ma il primo ministro era disposto apassarci sopra e agiungere aun accordo nel loro interesse.Quando venimmo asapere che le ragazze stavano per essere riportate acasa,mia madrespedì una lettera aJohn Major,spiegando quanto la indignasse che alle sue figlie non avessero mai fornito una tale assistenza,ma non ricevette risposta. Quando due infermiere inglesi vennero riconosciute colpevoli di omicidio in Arabia Saudita e imprigionate, i politici si misero di nuovo in moto e queste donne fecero ritorno in Gran Bretagna in men che non si dica. Anche noi eravamo prigioniere in un paese musulmano, proprio come loro,ma non avevamo commesso alcun reato.Eravamo noi aessere vittime dei crimini di altre persone,ma nessun ministro è venuto in nostro soccorso. Nessuno di coloro che hanno il potere di cambiare le cose ha chiesto che ci fosse resa giustizia. Equandoun gruppo di turisti europei èstato rapito da alcune tribù yemenite,è stato un immediato clamore internazionale.L'unica differenza che riesco avedere tra noi egli altri è il colore della pelle...». Queste sono le amare considerazioni che Zana Muhsen fa nel suo libro «Ti salverò» (edizioni Mondadori);equeste sono anche le parole sullequali l'Inghilterra e l'Europa intera devono riflettere, se sono dawero preoccupate per la incredibile crescita di consensi che stanno incontrando, da un po' di tempo in qua, i movimenti e i partiti xenofobi, razzisti, se non di dichiarata ispirazione neonazista. Carlo Erminio Pace Pesaro Èvero. Nel nostro numero speciale sullo schiavismo del terzo millennio abbiamo appena accennato alla schiavitù «per matrimonio» e della situazionefemminile nelloYemen non abbiamo mai parlato nella nostra rivista, non certo per rèticenza omancanza di coraggio. Siamo ben felici di pubblicare il contributo del sig. Pace e restiamo disponibili adare spazio ad altre denunce del genere, quando si tratta di difendere i diritti e la dignità delle persone,a qualsiasi cultura esse appartengano. MC LUGLIO-AGOSTO 2006 ■ 1
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