MISSIONI CONSOLATA «El sueflo» diventa la realtà quotidiana della soprawivenza,delle difficoltà atrovare lavoro, permesso di soggiorno o la carta sanitaria. Diventa un atteggiamento di diffusione identitaria, che porta adue tipi di reazioni possibili:alla chiusura nella propria comunità di origine,con rafforzamento dei tratti culturali comuni,o al rifiuto degli stessi,con conseguente aderenza superficiale agli stili di vita del paese di arrivo. Paulina viene da Quito, la capitale dell'Ecuador. Volò in Italia sei anni fa nella speranza di fermarsi nel Veneto ma, non trovando lavoro, fu costretta atentare la carta della Spagna. «El sueflo» per lei si tradusse in un lavoro di pulizia a ore e in spazi di vita così ristretti da impedire l'intimità. Per Paulina imparare aorientarsi a Madrid non fu certo facile,così come richiese impegno abituarsi alle parole e ai modi di dire che condividono la madre lingua comune agli spagnoli e ai latini, ma non la coloritura culturale che si portano appresso. Madrid vista con gli occhi di Paulina non è la città dei bei palazzi chiari, della cerveza e delle tapas. Non è la città dei musical, i cui biglietti, rapportati al suo stipendio,diventano proibitivi e persino un po' offensivi. Non è la città della sanità che funziona edegli incentivi all'imprenditoria ■ ■■ ■■■ ■ femminile: per Paulina Madrid è la coda infinita al Ministero del lavoro che quasi ogni settimana è costretta a fare, per sapere se la sua domanda di residenza è stata accettata o ancora una volta respinta. Madrid è il negozietto vicino alla stazione, dove un colombiano amico suo importa prodotti latini di cui può riconoscere l'odore e il gusto. Madrid è il parco del Retiro, dove la domenica mattina incontra i connazionali che passeggiano con l'illusione di tranquillizzante omogeneità, è il ca// center dove telefonare a casa, aQuito, costa meno di un'interurbana aSiviglia. Camminando accanto a Paulina per le strade di Madrid,si incontrano fiumi di occidentali che comprano un detersivo diverso per ogni tipo di sporco, mentre in Ecuador un sapone basta per tutto.Accanto ai cassonetti della spazzatura si vedono materassi dove ci si potrebbe dormire ancora per anni, e nei menù appesi fuori dai ristoranti si legge che la banale frittata di uova è diventata una ben più chic «tortilla francesa». Le strade sono ostiche, piene di elementi da decifrare, riconoscere, inglobare nella ricerca di una ridefinizione di sé che fatica ad arrivare. È la nostalgia il sentimento dominante di Paulina.11 termine nostalgia deriva Le suore della Consolata a Madrid: un punto di riferimento per la vita di Paulina. dalle parole greche nostos e algos, cioè «ritorno in patria»e«dolore, tristezza». Introdotto nel 700 dal medico svizzero J. Hofer per indicare il sentimento che i suoi connazionali provavano quando erano lontani dalla loro patria, cioè una sorta di malattia, una vera e propria sofferenza per la sottrazione del paesaggio d'origine, la nostalgia è tanto più intensa quanto più è profondo il legame con i luoghi che hanno contribuito a strutturare l'identità individuale e sociale. Come dice lo scrittore libanese Amin Maalouf, prima di diventare un immigrato,si è un emigrato,e prima di arrivare in un paese, si è dovuto abbandonarne un altro: solo considerando i due lati della questione si capisce come i sentimenti di una persona verso la terra abbandonata non siano mai semplici. Se si è partiti, vuol dire che si è rifiutato delle cose: la repressione, l'insicurezza, la povertà, la mancanza di orizzonti. Ma è frequente che tale rifiuto si accompagni a un senso di colpa per la terra, la casa, le persone che ci si rimprovera di aver abbandonato; senso di colpa che spesso si accompagna alla nostalgia. In questi casi è importante che gli individui possano rivisitare i paesaggi interiori,grazie ai quali riscoprire le radici che permetteranno la ripresa del processo di crescita. Paulina prova a cercarsi nelle lunghe passeggiate alla scoperta di Madrid,aprendosi al nuovo eallo stesso tempo imparando a non perdersi. Camminando mi racconta il suo sueflo,quello nuovo:sentirsi a casa propria.E non importa in che parte del mondo. Paola Cereda Poulino Cebollos Arboleda: nata in ~ è laureata in Scienze Sociali presso l'università l8l1lral8 di Quito e ha lavorato _per quaHro anni presso una Ong come coordinatrice ed edui:atrice in un programma di accoglienza familiare. Sei anni fa è emigrata in Spagna. V-IVI a Madrid. Paolo Ceredo: laureata in ll5icoloaia, è attualmente responsabi1e dei progetti della cooperativa «Gentes: idee per il sociale,. CoHabora sahuariamente con Missioni Consolata. MC LUGLIO-AGOSTO 2006 ■ 53
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