.. a, ,:s "' .! DOSSIER Si tratta di un diritto di cittadinanza - non solo contadino quindi - e principio sul quale tutti gli accordi internazionali dovrebbero basarsi. Il diritto dei popoli a definire queste politiche di accesso alle risorse della terra, acqua, sementi. Il diritto del consumatore a definire cosa mangia, chi lo produce e come lo produce. Tutto questo, ricorda Nichol- • son, si contrappone alla sempre più forte aggressione al mondo rurale e alle risorse naturali. «Il nostro è un movimento internazionale nato dal basso, che unisce una molteplicità di anime diverse, per dare una voce ai contadini e ai pescatori, con un carattere politico orizzontale, al contrario di alcune organizzazioni tradizionali gerarchiche o ad altre che ci trattano in modo paternalistico». Nicholson spiega che la loro visione e proposta per la società è la sovranità alimentare. Ecco perché sono in aumento le lotte locali che hanno influenza sul globale, magari poco conosciute ma sempre molto criminalizzate, alle quali occorre dare maggiore visibilità. Come ad esempio la lotta sugli Ogm (organismi geneticamente modificati). «Il nostro movimento vuole dare una prospettiva alternativa al modello neoliberista» conclude Nicholson. ■ PARLA JOSÉ BOVÉ osé Bové ha lo sguardo sornione e fuma la pipa sotto i folti baffi biondi. Si muove da prima donna il leader contadino francese, consapeole di essere uno dei personaggi più noti del Forum. Tranquillo e sempre disponibile, ci racconta i preparativi del Forum sulla sovranità alimentare che Via Campesina sta organizzando, proprio a Bamako per il 2007. «Per la prima volta che il tema della sovranità alimentare sarà dibattuto a livello mondiale, e non solo, si parlerà dell'alternativa che pone Via Campesina all'Omc. Quando diciamo: l'agricoltura deve uscire dall'Omc è la questione della sovranità alimentare che si pone e il ruolo del mercato rispetto ad essa. Non deve essere il mercato che detta le politiche agricole dei paesi, ma esso deve essere organizzato nel rispetto all'obiettivo centrale dell'agricoltura che è l'alJmentazione». Ma perché in Africa? «Perché no? E il continente più attaccato dal dumping (ribasso artificiale dei prezzi per penetrare un mercato, ndr.) dei paesi ricchi. Questo dibattito è più concreto se fatto qui. Il movimento contadino è ben organizzato e porta avanti una lotta importante». Parlando del Forum sociale di Bamako Bové sottolinea come le organizzazioni africane non sono mai state assenti da queste iniziative, ma andare a Porto Alegre o in India sia molto costoso. Mentre questo incontro ha dimostrato che c'è una vera vitalità dei movimenti sociali africani, di tutta l'Africa. «Questo Forum ha messo in particolare risalto il fatto che il movimento sociale esiste, è forte, capace e agisce concretamente. Le rappre38 ■ MC LUGLIO-AGOSTO 2006 sentazioni della società civile devono coalizzarsi per affermare bene la nozione di contropotere che devono avere di fronte a questo processo». Ad ascoltare tutti questi discorsi, seppur di leader contadini, ma talvolta anche di teorici, nasce spontaneo il dubbio sull'impatto per il contadino africano medio. «La ricaduta concreta è l'insieme dei propositi delle organizzazioni contadine che sono presenti. A partire da questi co~truiremo il Forum sulla sovranità alimentare. E un processo in divenire e per raggiungere l'obiettivo di sovranità occorre la riconquista dei mercati locali da parte dei contadini, far uscire l'agricoltura dal sistema dell'Omc e allo stesso tempo la riforma agraria, il controllo delle sementi da parte degli agricoltori. Tutti aspetti che interessano il produttore». Ea chi gli chiede quale spiritualità ha il Forum sociale risponde: «Oggi quello che ci anima qui, è portare avanti dei valori che permettano a ognuno di riconoscersi a partire dalla propria identità per cercare di costruire un mondo più giusto e più solidale».
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