Missioni Consolata - Giugno 2006

{lC 24,46) DALLA 81881A LE PAAOLE DELLA VITA (13) I I I I I I I I LA PARABOLA DEL «FIGLIOL PRODIGO»: I I I I l I I i I I I I I I NESSUNO È ESCLUSO DALLA TENEREZZA DI DIO (2) I l capitolo 15 del vangelo di Luca riporta (si dice comunemente) le «tre parabole della misericordia»: il pastore che ritrova la pecora perduta (vv. 4- 7), la donna che ritrova la moneta smarrita (vv. 8-10) e infine il padre che ritrova i due figli perduti (vv. 11-32). Vedremo che le parabole non sono «tre», ma «due», ciascuna delle quali si prolunga in un doppione con un significato particolare. Ma procediamo però per gradi. Il capitolo si apre con una introduzione ambientale: «Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo» (v. 1). Luca sembra che voglia esagerare, parlando di «tutti» i pubblicani e peccatori. Questa forma sintetica esagerata è costante nei vangeli, quasi a sottolineare che Gesù aveva in sé una forza attrattiva che non lasciava indifferenti, ma al contrario attirava con forza a sé quanti erano esclusi ed emarginati dal perbenismo religioso e sociale del suo tempo. Gesù attira i pubblicani e i peccatori come in Mc «accorreva (a Giovanni) tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme per farsi battezzare» (Mc 1,5), o come agli inizi della sua attività missionaria gli apostoli gli dicono entusiasti: «Tutti ti cercano» (Mc 1,37; cfMt 12,23, ecc.). Nessuno può esimersi dal fascino e «singolarità» di Gesù, che porta una parola tanto «nuova» e tanto attesa, che «tutti» la percepiscono come personale. Potremmo dire che con tale espressione gli evangelisti ci offrono un criterio di pastorale missionaria, che può codificarsi così: l'annuncio del vangelo non può mai essere «generalizzato» e «generalizzante» da divenire anonimo e amorfo; al contrario, esso deve essere sempre talmente «unico» che ciascuno deve sentirlo come rivolto soltanto a sé. Le ci vuol dire che i pubblicani e peccatori davanti a Gesù si sentivano «unici» e importanti: sapevano che Gesù parlava a ciascuno di loro con la libertà di chi non giudica e non condanna, ma si avvicina per chiamare e convincere. [evangelista, infatti, sottolinea che pubblicani e peccatori si avvicinavano con lo scopo «di ascoltarlo» (v. 1), cioè, entrare in relazione vitale con lui, per lasciarsi coinvolgere dalla sua proposta rivoluzionaria e sconvolgente. [espressione pubblicani e peccatori nei vangeli è quasi un modo di dire tecnico, per presentare due categorie di persone, considerate come la feccia della società dell'epoca, la cui sola vicinanza rendeva impuri: le persone religiose e pie si tenevano pertanto a debita distanza (Mt 9,9-13; 11,19; 21,31-32; Mc 2,13-17; Le 5,2732; 7,34; 15,1). Di fronte a Gesù però, come è abituale nei vangeli, questi schemi sociali saltano. Pubblicani e peccatori, infatti, al- «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro» (Le I s,21 i j l'apparire di Gesù compiono due azioni: si avvicinano e l ascoltano. I poveri e gli esclusi hanno le antenne pronte l per captare il segnale della misericordia e dell'accoglien- I za, perché intuiscono che l'uomo Gesù non è un uomo 1 qualsiasi, ma qualcuno che porta loro un annuncio folle: ! Dio è venuto per loro. Chi può venire apposta per un pub- : blicano? Chi può dire all'emarginato dal perbenismo reli- l gioso e sociale che egli è un «valore» fino al punto che Dio : ha perso la testa per lui, peccatore o pubblicano? J Lo stesso Le nel racconto della chiamata/ conversione 1 di Levi (5,32) fa dire a Gesù: «lo non sono venuto a chia- I Cristo «Buon Pastore». I I I I I ì I i I l ~ I 1 I I I I I 1 l

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