Missioni Consolata - Giugno 2006

MISSIONI CONSOLATA P er secoli, serbi e musulmani che abitavano lungo il fiume Spreca erano convissute pacificamente. Poi, con lo scoppio della guerra serbo-bosniaca, tutta la regione da esso attraversata diventò teatro di combattimento tra l'esercito dei serbi bosniaci (sostenuti dalle truppe regolari serbe) e le forze spontanee delle comunità musulmane:sulle sue sponde si sono consumati scontri continui tra persone che fino a poco tempo prima si erano sposati e imparentati, costituendo numerose famiglie miste. In base agli accordi di pace di Dayton del dicembre 1995,questo confine naturale costituisce anche la linea di separazione fra la comunità di 0rahovica, paesino della Federazione musulmana croata di Bosnia,e Petrovo,cittadina della Repubblica serba di Bosnia.Per molti anni, nonostante la guerra nei suoi aspetti più distruttivi fosse finita, tale confine fu considerato invalicabile dagli abitanti delle due parti. La paura costituiva un blocco che inglobava, però, la necessità di ricominciare. Da un lato,gli adulti sembravano come paralizzati, in lotta con i fantasmi del passato, mentre i giovani venivano trasportati dalle esigenze dell'età. Fra questi ultimi, però, vi erano Sheila Dugic,Verko Popadic, , Samina Ahmetovic, Sul io Ahmetovic, Rade Cvijanovic,Jelica Mihajlovic, Ivana Todorovic,Alma Becic,Svetlana Ceca Petrovic, che non potevano e non volevano farsi scivolare addosso l'adolescenza. Da tempo, questi 9 giovani tra i 16 e 20 anni, di etnia mista, quattro musulmani ecinque serbi, sono impegnati come mediatori e facilitatori nel processo di riconciliazione interetnica tra le comunità di 0rahovica ePetrovo a cui appartengono. A raccogliere le istanze di questi giovani e incanalarle in un processo di riconciliazione è un gruppo di italiani di Cremona,che opera nella zona dalla fine della guerra, portando aiuti umanitari. «Quando iniziammo a portare gli aiuti alle due comunità, svolsi anche li famoso ponte di Mostar, distrutto e ricostruito: simbolo della storia passata e futura della Bosnia Herzegovina. ■■ ■■■■ ■ Dopo i 1Olunghi anni di guerra condotti negli anni Novanta fra le popolazioni della ex Jugoslavia, le giovani generazioni possono realmente giocare un ruolo attivo nel processo individuale e collettivo di elaborazione costruttiva del dolore e nella ricostruzione non solo materiale del proprio paese? Nove ragazzi tra i 16 e 20 anni, 4 m,-.sulmani e 5 serbi, sono da anni impegnati come mediatori e facilitatori nel processo di riconciliazione interetnica delle comunità a cui appartengono. il ruolo di messaggero - racconta Maurizio Furgada -.Andavo da una parte all'altra in bici, portando dei bigliettini che le famiglie si inviavano.A questi contatti facemmo seguire l'organizzazione di corsi separati di computer, italiano, inglese; poi lanciammo l'idea di prenderci una vacanza nel mare del Montenegro, riunendo in un solo gruppo i ragazzi delle due parti». Nell'estate 2002 il direttore didattico della scuola di 0rahovica, Adburaman Dzinic, mette adisposizione la casa di villeggiatura per l'occasione. Nel clima vacanziero, notando l'affiatamento dei ragazzi, Maurizio Furgada e Stefano Cirelli propongono loro di costituire un gruppo interetnico per elaborare le esperienze vissute e per interrogarsi su temi che li toccano da vicino:conflitto,diritti umani, discriminazioni, pregiudizi. L'idea è accolta con entusiasmo e da quel momento i ragazzi cominciano a lavorare per consolidare e far maturare il gruppo. Nel luglio 2003 i ragazzi furono ospitati da alcune famiglie cremonesi per due settimane , di svago e formazione; successivamente, alcuni di essi ricambiano l'ospitalità, accogliendo a casa loro tre ragazzi della città italiana,dando vita a uno scambio ancora in corso. Intanto maturano le riflessioni.I giovani cominciano ad avvicinarsi a certe tecniche che permettono di mediare i conflitti e prevenirne l'escalation violenta. Indagano sulla natura della violenza eanalizzano le cause dei conflitti, non solo sul piano del coinvolgimento di nazioni o fazioni, ma anche a livello più domestico, come nei casi di dissidio fra due amici; esplorano le posizioni,gli interessi, i bisogni primari messi in gioco MC GIUGNO 2006 ■ 63

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