Missioni Consolata - Giugno 2006

vita. Senza acqua non c'è vita. L'acqua costituisce pertanto un bene comune dell'umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti. Il diritto all'acqua è un diritto inalienabile: dunque l'acqua non può essere di proprietà di nessuno, ma deve essere condivisa equamente da tutti». DISCUTIBILI ALLEANZE Come si è arrivati a mettere in discussione un bene comune come l'acqua? In un'epoca di neoliberismo e di fondamentalismo del mercato («più impresa, meno stato», è uno dei tanti slogan), si è celebrata l'alleanza tra istituzioni internazionali ed imprese multinazionali, un'alleanza forte, che gode di protezioni politiche e di una macchina propagandistica formidabile. «La Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale - scrive Francesco Martone - operano in base all'assioma secondo il quale la dismissione delle imprese di proprietà dello stato in favore di compagnie private può aumentare l'efficienza economica della gestione delle risorse idriche con conseguente riduzione del debito pubblico ed una migliore gestione del bilancio nazionale. I governi prevedono così di ridurre il loro deficit attraverso la privatizzazione. Tuttavia la volontà delle imprese ad investire dipende principalmente dalla loro capacità di massimizzare il ritorno sull'investimento stesso. Quest'ultima dipende a sua volta dal livello di tariffe imposte agli utenti». Riassumendo, ecco la sequenza degli eventi che produce la privatizzazione dell'acqua: aumento dei prezzi, impossibilità per le classi più povere di accedere al servizio, incremento dei problemi di salute pubblica (diarrea, colera, gastroenteriti, eccetera), investimenti concentrati nelle zone a reddito certo, escludendo pertanto le zone rurali e le periferie degradate (come sono la maggior parte delle baraccopoli). L'ACQUA IN UN MONDO PRIVATIZZATO Secondo Maude Barlow e Tony Clarke (4), «la mercificazione dell'acqua è sbagliata dal punto di vista etico, ambientale e sociale». «L'antidoto alla mercificazione dell'acqua - continuano i due studiosi ed attivisti canadesi - è la sua demercificazione. L'acqua deve essere dichiarata e concepita come proprietà di tutti. In un mondo dove tutto viene privatizzato, i cittadini devono stabilire chiari perimetri intorno a quelle aree che sono sacre per la vita e necessarie alla soprawivenza del pianeta. I governi dovrebbero semplicemente dichiarare che l'acqua appartiene alla terra e a tutte le specie ed è un diritto umano fondamentale. Nessuno ha il diritto di impadronirsene a ·fini di lucro». Barlow e Clarke non hanno fiducia né nei governi né nelle istituzioni globali. Le loro speranze sono riposte nella società civile. Ma basterà? ■ Note: (1) Sulla desertificazione sono molto preoccupanti le risultanze degli studi condotti dall'Unccd (United Nations Convention to Combat Desertification). Si veda inoltre Intorno a noi... il deserto, dossier di «Amico», giugno 2006. (2) Riccardo Cascioli - Antonio Gasperi, Le bugie degli ambientalisti. I fa/si allarmismi dei movimenti ecologisti , Piemme 2004. Abbiamo già criticato questo saggio su MC di marzo 2005. (3) lgnacio Ramonet, Ramon Chao, Jacek Wazniak, Piccolo dizionario critico della globalizzazione, Sperling&Kupfer Editori 2004. (4) Maude Barlow e Tony Clarke, I padroni dell'acqua, Tue Nation (Usa), ripreso dal settimanale Internazionale del 30 agosto 2002. Maude Barlow e Tony Clarke sono autori di vari studi sui problemi dell'acqua. --------------------------------------------------------------------- MC GIUGNO 2006 ■ 41 ·

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