Missioni Consolata - Giugno 2006

MISSIONI CONSOLATA . ■■ ■■■ ■■ spandere a tutti gli impegni della chiesa giapponese nell'assistenza religiosa, nel campo dell'insegnamento, dell'aiuto ai poveri e anziani...oltre adare quella spinta di missionarietà adextra, di cui il Giappone ha ancora bisogno. A dare visibilità e prestigio alla chiesa cattolica sono soprattutto le scuole:559 materne, 54 elementari, 98 medie inferiori, 113 medie superiori, 26 istituti universitari, con corsi di due anni, e altri 18 a ciclo prolungato. li rapporto tra istituzioni scolastiche e studenti, genitori ed ex alunni è molto intenso e dura tutta la vita. Nelle scuole cattoliche, poi, non c'è nessuna imposizione religiosa. Gran parte degli studenti non diventa cattolica, ma rimane «simpat izzante»del cattolicesimo. Inoltre, il 90% degli adulti che si convertono e ricevono il battesimo hanno avuto il primo contatto con Cristo e la chiesa attraverso la scuola. La chiesa è molto presente anche in campo sociale:gestisce 234 nidi d'infanzia, 192 case per anziani, 80 centri sociali per i senzatetto o per altri servizi. nella propria cultura e,al tempo stesso, totalmente integrati nella chiesa universale. In Giappone sono presenti un centinaio di congregazioni religiose, di cui 5 autoctone, come le suore del Cuore Immacolato di Maria, fondate a Nagasaki.Grande attrazione ri - scuote la vita claustrale maschile e femminile:5 monasteri di trappiste (con 30-60 religiose ciamino), 9 di carmelitane (tutti pieni);e poi monasteri di clarisse, redentoriste, del Preziosissimo Sangue; 2monasteri di trappisti. In tutto sono oltre 6 mila le suore giapponesi: la percentuale più alta del mondo, rispetto al numero di cattolici. Se confrontiamo il numero dei cattolici (450 mila) con quello degli abitanti (126 milioni) la chiesa appare certamente una minoranza.Nonostante la piccolezza, i cattolici si sentono parte essenziale della società giapponese, profondamente radicati «Siamo un piccolo gruppo; non I ' ispirazione viene da due assemblee tenute negli ani.. ni '70 dalla Federazione delle conferenze episcopali asiatiche, le quali suggeriscono di dotare la chiesa in Asia, oltre alle tradizionali strutture ecclesiastiche (parrocchie, opere sociali, scuole, asili... ) di centri di preghiera e di dialogo tra le grandi religioni dell'Asia. La scintilla che lo fa nascere è l'incontro prowidenziale tra il padre saveriano Franco Sottocomola e il monaco buddista Furukawa. Dopo anni di gestazione, nel 1987, su una collina sovrastante la cittadina di Kikusui, nell'isola di Kyushu, nasce il «Seimeizan» (montagna della vita), centro di spiritualità e dialogo intem,ligioso. Il centro rispecchia in tutto le caratteristiche culturali e spirituali della tradizione giapponese: la struttura dall'edificio, immersa in una foresta di bambù e cipressi, con pareti e porte BCOmM>li, la luce che penetra diffusa e non violenta, sembra non avare alcuna cf1BCOntinuità tra l'interno e l'ambiante circostante. Inoltre, la sem1;>licità dell'arTedamento, l'uso del legno o della paglia di nso intrecciata, U tatamlche invita a stare insieme, creano rapporti famUiari e calore umano che fanno pensare a una psicologia della casa, diversa dalle nostre tradizioni europee. Ma ciò che caratterizza il Seimeizan è, soprattutto, l'assunzione di tre elementi classici dello spirito del popolo giapponese: la natura, la montagna, la via del tè. Vivere in mezzo alla natura, sentita come luogo sacro, significa vivere in un contesto di esperienza religiosa. La montagna è luogo di silenzio e d'incontro con Dio. Il silenzio caratterizza molte volte gli incontri interreligiosi che si svolgono al Seimeizan. Il desiderio di stare insieme, di comunicare l'esperienza mistica non ha bisogno di parole. Nella cerimonia del tè, servito dal padrone di casa, i componenti del gruppo (non più di 7 persone) non si guardano in faccia, ma tutti guardano la tazza: bere insieme il tè è segno di pace; è un momento che crea nel gruppo uguaglianza e rispetto, gioia di stare insieme. La comunità cristiana del Seimeizan (5 persone in tutto) opera in stretta collaborazione con il tempio buddista della vicina città di Tamana, praticando con semplicità e impegno alcune scelte fondamentali: vivere in mezzo ai buddisti per rispondere al dialogo della vita e delle opere; svolgere servizi di vario genere a favore dei bambini, anziani e persone bisognose di aiuto, di consigli e assistenza; offrire accoglienza a singoli e gruppi che vogliono fare esperienza spirituale e di dialogo. Ogni anno centinaia di persone salgono alla «Montagna della vita» per pregare, vivere a contatto con la nature e con se stessi, comprendere l'animo giapponese, scoprire negli eventi quotidiani la presenza di Dio. Seimeizan è un vero polmone spirituale, in un ambiente in cui il senso religioso rimane spesso in superficie. Anche noi pellegrini respiriamo un'atmosfera di autentica spiritualità cristiana, fatta di accoglienza, preghiera, contemplazione, attenzione all'altro. Vorremmo condividere per tutto il giorno il loro stile di preghiera, rivolti al sole quando sorge e quando tramonta, ma la JJio1t gia non ce lo permette. Quindi svolgiamo tutto il nostro programma all'interno. Centro della nostra giornata è la celebrazione della messa, preceduta dalla meditazione zen. Il rito, ispirato alla cerimonia del tè, si svolge con profondo rispetto e dignità liturgica e costituisce per noi un'affascinante novitè per rivivere il mistero pasquale. Padre Franco Sottocornola esuorMaria de Giorgi nel centro di spiritualità Seimeizan. MC GIUGNO 2006 ■ 11

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