DOSSIER IRLANDA Da san Patrizio a••• Bono, leader degli «U2» COSTA D'AVORIO Dieci anni di presenza Ime REPUB DOMIN L'isol dei «non famosi
KENYA TANZANIA Viaggi Mercoledi 2 agosto Venerdì 18 agosto Mercoledi 2 agosto Venerdì 18 agosto 2006 Non è un viaggio turistico. È un'occasione che ti porta nel cuore della cultura di numerosi popoli africani. È anche una forte esperienza missionaria, che aprel vasti orizzonti ed educa alla mondialità, alla fraternità e alla solidarietà evangelica. Per informazioni: padre Adolfo De Col Corso Ferrucci 14 - 10138 Torino tel. 011/4.400.444 - fax 011/4.400.459 E-mail: adolfo.decol@consolata.net
,\I LETTORI LA TEI\RA ARISCHIO SICCITA EDESERTIFICAZIONE ~ Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2006 «Anno Internazionale dei deserti edella lotta alla desertificazione». Gli autorevoli rappresentanti di tutti gli stati presenti all'Onu sono giunti a questa considerazione, consapevoli del fatto che ormai quasi il 40% della superficie del pianeta è a rischio siccità e che irreversibili processi di desertificazione nel mondo, uniti a una continua diminuzione della portata d'acqua dei grandi fiumi, sta portando la terra verso una soglia critica, da cui difficilmente si potrà far ritorno. Varrà inoltre la pena di ricordare che il problema acqua sta diventando uno degli aspetti più preoccupanti per le generazioni future. Non è un caso che nel mondo, già adesso, siano in atto diverse guerre per il controllo delle risorse idriche: oltre al problema dell'«oro nero», sta prendendo piede il problema dell'«oro blu» (*). Nei paesi poveri, afflitti da aree toccate dalla siccità, la situazione si va sempre più deteriorando. Un argine alla desertificazione viene significativamente dal lavoro delle donne: sono loro nei paesi in via di sviluppo a fornire buona parte della mano d'opera in agricoltura, che serve a fermare l'avanzata della desertificazione; varrà la pena di segnalare che là dove anche ai più poveri viene offerta la possibilità di accedere al mini credito, nascono le opportunità, non solo per acquistare la terra da cui ricavare il necessario per vivere, ma anche, attraverso il loro lavoro, trasformare il clima e l'ambiente stesso. Contribuire quindi a dare opportunità di sviluppo e creare le condizioni perché le donne possano accedere a una istruzione sempre più incisiva, significa dare la possibilità aquesta gente di camminare con le proprie gambe ediventare protagonisti del loro futuro. M a un tema come il deserto (questa volta inteso nella sua accezione più conosciuta) ci offre l'occasione di awicinarci e gustare quella spiritualità che nasce proprio da un'ambiente così difficile eostile. Nella scrittura la traversata del deserto, conduce Israele verso la Terra promessa; è nel deserto che ci sono le prove e le tentazioni ed è nel deserto che vengono superate; è nel deserto che Dio parla al suo popolo e al cuore ~ell'uomo, ed è nel deserto che si affina il colloquio e il dialogo tra la persona e il suo Creatore. Chi non ricorda la grande tradizione di spiritualità che ci viene dai padri del deserto dei primi secoli della chiesa, con il loro umorismo sottile etagliente anche per l'uomo d'oggi. Eper restare ai nostri giorni, come non ricordare l'apostolo,del deserto, Charles De Foucauld, che proprio in un angolo sperduto del Sahara indicò la strategia ecumenica per awicinare popoli e religioni diverse, una strategia basata più sulla testimonianza personale che su documenti e prese di posizione radicali. !:opportunità che ci offre questo anno dedicato al deserto, può essere quindi sfruttata in questa duplice occasione: riscoprire quel tenero colloquio tra l'uomo e Dio, che awiene solo laddove l'ambiente stimola la contemplazione, e nel contem·po leggere la carta geografica per capire quali impegni assumere per evitare il degrado di questo nostro splendido pianeta. MARIO BANDERA (*) L'acqua, il cosiddetto "oro blu», sarà argomento di un nostro prossimo dossier. MC MAGGIO 2006 ■ 3
I I Ai lettori La terra a rischio siccità e desertificazione di Mario Bandera Dai lettori Cart missionari (lettere a MC) Costa d'Avorio La pace... nel pallone di Stefano Camerlengo UE, Bruxelles: Africa-Europa Tante ragnatele fermano l'elefante di Michael McCabe Religioni di pace (.5) «Tu non adorerai le pietre» di Angela Lano L'innocenza violentata di Nicoletta Bressan e Paolo Moiola Repubblica Dominicana Gomitolo di storte di Tarcisio Mazzeo Nazioni Unite/Mons. Migliore Non basta il silenzio delle armi di Barbara Mina www.missioniconsolataonlus.it I anno 108 Il numero è stato chiuso in redazione il 8 aprile 2006. La consegna alle poste di Torino è avvenuta prima del 11 maggio 2006. In copertina: musicante (Irlanda) Foto di: Piergiorgio Pescali • Costa d'Avorio UE, Bruxelles Rep. Dominicana Israele-Palestina • Filippine Italia USA, New York : Gli articoli pubblicati sono ·responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente l'opinione dell'editore. I I L------------------------------------------------------------------------------------------•-
a cura di Ugo Pozzoli «Così sta scritto... » (12) di Paolo Farinella Millennium Targets (9) di Valeria Confalonieri Amare i popoli Filippine: «Pazzo sogno» di Silvana Bottignole Come sta Fatou? La vita che... (2): l'eutanasia di Enrico Larghero Fotografie (i numeri indicano le pagine): Archivio IMC (18,65) - Bellesi (12) - Casali (45,46) - Comboni Press (14) - Internet (3 ,4,7,16,17;2.5;;.6,37,38,40,44,48,49) -Ipan Wtlly (2,10-13) -Mazzotti (43) - Mazzeo (4) - Pagliassotti (45) - Pescali (5;2.7-43) - Torino Film Festival (50-52) - UN/Debebe (63) - VIScardi (8) - Zanella (6). I dati personali forniti dagli abbonati sono usati solo per le finalità della rivista. Il responsabile del loro trattamento è l'amministratore, cui gli interessati possono rivolgersi per richiederne la verifica o la cancellazione (legge 6 75/1996). MENSILE DEI MISSIONARI DELLA CONSOLATA FONDATO NEL 1899 Direzione, redazione e amministrazione: Corso Ferrucci, n. I ◄ -I O 138 Torino tel. O 11.4.400.400 - fax O 11.4.400.459 E-mail: rivista@missioniconsolataonlus.it Sito internet: www.missioniconsolataonlus.it Direzione: Benedetto Bellesi (direttore - .438) Francesco Bernardi (direttore resp. - .446) Ugo Pozzoli (resp. rivista «AMICO» - .◄92 ) Redazione: Benedetto Bellesi (bellesi@missionariconsolata.it) Paolo Moiola (.458) Ugo Pozzoli (pozzoli@missionariconsolata.it) Collaboratori: A.Antonelli, B.Balestra, S.Battaglia, M.Bandera, S.Bottignole, S.Calvani (da Bogotà), C.Caramanti, O.Casali, M.Chierici, G.Chiesa, D.Dal Bon, P.Farinella, Alano, E.Larghero (med.), M.Pagliassotti, P.Pescali, S.Petrovic, G.Sattin (med.), I.Tubaldo Sito internet Paolo Moiola Archivio fotografico: Franca Fanton Progetto grafico: Stefano Labate Grafico: Carlo Nepote Spedizioni ed arretrati: Angela e Vally Stampa: Tipografia Canale, Borgaro (Torino) Editore: MISSIONI CONSOLATA ONLUS Amministratore: Guido Filipello, tel. O 11.4.400.447 Segreteria: p.Giovanni Venturini, tel. O 11.4.400.439 Ufficio: tel . O I I .◄.400.447 - fax O 11.4.400.411 Conto corrente postale n. 33.40.51.35: si ringraziano vivamente i lettori che sostengono l'impegno di formazione ed informazione di «MISSIONI CONSOLATA ONLUS». Tutti i contributi o offerte sono detraibili dalla dichiarazione dei redditi. Sped. a.p., a.2, c.20.c., legge 662/96 App. ecc. -Aut. tr. Torino - I5. 6. 48, prot. 79 Iscritto reg. naz. stampa- C./5060 1/3444 17. I O. 91 Associata all'USPI Associata alla FEDERAZIONE STAMPA MISSIONARIA ITALIANA MC MAGGIO 2006 ■ 5
• ari Gratuità dell'amore Abbiamo letto eapprezzato molto il dossier sui «trapianti». Avremmo bisogno di altre copie della rivista... Un cordiale saluto dalla segreteria Aido Regione Lombardia. E.Milani Bergamo Come missionari siamo felici di contribuire nella promozione della «civiltà dell'amore» gratuito, in cui è impegnata pure l~ido (Associazione italiana donatori di organi). San Valentino... speciale Caro direttore, le invio copia della lettera scritta alla mia fidanzata nel giorno di san Valentino, giornata bella, ma tutta e solamente per fini di lucro. «Immagina milioni di bambini, immaginafame, sofferenza, morte. Ora: pensa aun viso sofferente che improwisamente si rallegra alla vista di un cioccolatino, un piatto di pasta, un bicchiere pieno di bibitafresca, del pane ea una tavola apparecchiata. Non pensi che questa sarebbe stata la nostra cenafuori, in un qualsiasi ristorante. Bene, quei soldi che avremmo speso... rendonofelici non solo noi, non un bambino, ma tanti, che sicuramente soffrono lafame. Ora immaginati una grande rosa, cosa te nefaresti? Verrebbe accantonata in un vaso,fino al suo sfiorire: unfiore sfiorisce, un bambino muore. Ecco,forse avresti preferito che ti portassifuori a cena, che ti regalassi tutto ciò: ma che gioia è questa? 6 ■ MC MAGGIO 2006 Buon compleanno aGiovanni e Francesco! Gentile redazione, Vi ringrazio per la celerità nel rispondermi e ne approfitto per complimentarmi con tutti voi per Missioni Consolata, che leggo ormai da molti anni. Ritengo sia una delle voci più libere ecomplete che esistono nel panorama delle riviste, non solo religiose. È anche grazie ad essa che sono riuscito (ho 36 anni) amantenere la fede e l'impegno cristiano nel tempo. Grazie ecordiali saluti. Ps: allego una foto dei miei due gemellini, Giovanni e Francesco, che lo scorso 26 febbraio hanno compiuto un anno, affidandoli alla Consolata. Il vero amore che abbiamo è nostro; non lo si compra al supermercato o dal fiorista. Amare è un grande impegno: è anchefare del bene a chi non ne può avere. Un piccolo bollettino postale per le missioni, un sorriso e tanta, tanta gioia, non afini di lucro. Questo, Cinzia, è il mio amore che ti offro questa sera eche offriamo insieme achi ne necessita veramente... ». Invio copia del versamento su ccp; un piccolo e semplice pensiero, sperando di fare del bene a bambini bisognosi. Desidererei che inviaste la rivista anche aCinzia, mia futura moglie (segue indirizzo). Grazie. Gianluca Muti Suzzara (MN) Un san Valentino così è segno di amore vero, grande, senza confini. Paolo Zanella - Malè (Tn) AncoraTav Gentile redazione, voglio innanzitutto complimentarmi per il coraggio e la determinazione con cui la vostra bella rivista continua afare informazione, in un tempo in cui questo concetto diviene sempre più relativo. Eringraziarvi, in modo particolare, per l'informazione che fate in merito alla questione Tav: dire quello che gli altri, forti di ben altri mezzi, tacciono, è una virtù. Emi fa sorridere, prima ancora che arrabbiare, chi vorrebbe che su certi argomenti ci si conformasse alla disinformazione corrente, o si tacessero i documenti: l'amore per la verità dovrebbe essere sempre la prima spinta, per chi vuole essere informato; chi vuole, di opinionismi di matrice contraria ne può trovare quanti ne desidera attraverso l'offerta dei media... In questo contesto, vorrei rispondere a Letterafirmata, che avanzava «10 ragioni per dire sì al Tav»... Allego una bibliografia... Chi avrà voglia di arricchirla con ulteriori riferimenti di matrice «sìTav», potrà dare un utile apporto per un approfondimento più ampio, anche per chi, come il sottoscritto, non è chiaramente afavore dell'opera. Giorgio Perino Bussoleno (TO) Per motivi di spazio e di opportunità non riportiamo questa e un'altra risposta analoga alle «10 ragioni per dire sì Tav» (M.C. marzo 2006 pag. 64). Crediamo di aver esaurito il nostro servizio di informazione su questo problema, che continua a starci a cuore. Ma non vogliamo chiudere il dialogo con i nostri lettori: queste lettere (e altri contributi passati e futuri) sono reperibili sul nostro sito web: www.missioniconsolataonlus.it. Scandalizzati e indignati Cara Missioni Consolata, non so come la pensano e l'hanno appresa i nostri missionari che lavorano sodo in Africa ealtrove. Personalmente sono scandalizzato (e indignato) per la crudezza (testimoniata dalle immagini) di alcune forze dell'ordine nei confronti di un «malcapitato» extracomunitario (Sassuolo, febbraio). Mi chiedo: costui era ubriaco, era da tempo che importunava il quartiere? Bene, perché non lo si è portato in caserma, in gattabuia, in attesa di processo, ma si è voluto
rivista@missioniconsolataonlus.it infierire con una «scena» degna del carcere di Abu Ghraib? Eil ministro degli interni cosa ha deciso? Una brutta prova di egoismo efaziosità l'hanno dimostrata anche, amio avviso, quegli abitanti di Sassuolo che si sono schierati con gli autori del pestaggio. Non posso che dissentire da quei cattolici i quali sostengono che gli extracomunitari in Italia sono trattati troppo bene. Forse, però, ha ragione chi la pensa in tal modo, tenuto conto della nuova legge sulla difesa armata: si tratta infatti di una legge contraria alla vita, che incattivisce gli animi e i primi a subirne i colpi sono i più deboli, i meno garantiti. Finisco avendo presente lo spettacolo di migliaia di poveri extracomunitari ammassati notte e giorno fuori dagli uffici postali per esibire una domanda di assunzione. Non sempre ci ricordiamo che chi ha la pelle diversa dalla nostra è tuttavia anch'egli figlio di Dio. Tanti saluti eauguri di buon lavoro. Complimenti per il vostro impegno gratuito verso i più sfruttati del mondo! Ambrogio Vismara Cuggiono (Ml) Anche noi siamo indignati. Continueremo a difendere i più deboli e indifesi, di tutti i colori. Guerre e tribunali... «umanitari» Cara redazione, ho ritrovato con vero piacere le lettere di don Milani ai cappellani militari eai giuN on èuno sfottò di tifosi juventini omilanisti, ma una scoperta che può salvare milioni di vite umane dalla malattia del sonno. Lo ha spiegato Chiara Castellani, dottoressa che opera nella Repubblica democratica del Congo, in molti dei suoi incontri avuti nei mesi passati in Italia, facendosi portavoce dei problemi che si trova quotidianamente ad affrontare. Fra questi la malaria e la tubercolosi sono le prime cause di morte in Congo, ma la terza emergenza è la malattia del sonno contro la quale non si èadeguatamente preparati. «~ una malattia per la quale esiste solo un trattamentoabase di arsenico, che èdi estrema tossicità eammazza il 5%dei malati trattati -ha affermato la Castellani -. La ricerca farmacologica non si muove, per cui non c'è nessun interesse economico a scoprire il trattamento per una malattia che colpisce solo dei poveracci che vivono nelle foreste tropicali». In realtà, per combattere la mosca tse-tse, basterebbe una bandiera come quella dell'Inter, la squadra di calcio. Infatti la combinazionedei duecolori (azzurro e nero) di cui si compone attira l'insetto. In questo modo sarebbe possibile costruire delle trappole sfruttando apposite reticelle che intrappolerebbero l'insetto attirato dai colori della bandiera nero-azzurra. «Questo tipo di trappola si èdimostrata estremamente efficace,ancor più degli insetticidi» afferma Chiara Castellani. La dottoressa ha lanciatoquindi unappello ai tifosi dell'Inter affinché la squadra mandi delle bandiere nero-azzurre che serviranno acombattere la malattia del sonno. L adefinizione «malattia del sonno» è legata all'inversione dei processi di sonno eveglia. li malato, infatti, non è in grado di dormire nella notte,ed èsopraffatto dal sonno durante il giorno. Ma non ètutto cosl semplice, poiché la malattia si compone prindici: un pensiero forte, estremamente coerente e di grande sensibilità umana e rigore morale. Mi pare una scelta particolarmente felice e provvidenziale per i momenti che stiamo vivendo. Nell'intervista al prof. Becchi si accenna alle cosiddette guerre «umanitarie». Vorrei dire che tale concetto è un affronto all'intelligenza, un segno del livello di corruzione intellettuale della nostra società opulenta (per alcuni) emistificata. Sarebbe opportuno entrare nei dettagli di quelle guerre per vedere fino in fondo come sono state preparate equali frutti hanno portato, partendo dalla guerra umanitaria per eccellenza, quella del Kosovo, edai conflitti nella ex Jugoslavia che l'hanno preceduta e preparata. Tali guerre presentano un ultimo corollario: la giustificazione umanitaria mediante un tribunale ad hoc. Questo tribunale, come possiamo vedere in questi giorni, è produttivo di morte egià lo era prima, nel silenzio generale. Nel carcere di Scheveningen sono decedute 5 persone per suicidio e 6 per infarto, tutti serbi. Varrebbe la pena di approfondire bene la sua legalità, per origine, conformazione efunzionamento; allora si vedrebbe come è distruttivo dei principi essenziali del diritto e legalità internazionale. Complimenti anche per l'intervista al presidente boliviano Evo Morales. Giuseppe Torre, Genova L'INTER? ACCHIAPPA MOSCHE TSE•TSE cipalmente di due stadi. li primo (detto emo-linfatico) ècaratterizzato da sintomi poco specifici quali febbre edebolezza ed èdifficile da diagnosticare. li secondo (detto meningo-encefalitico) è caratterizzato dalla diffusione del parassita nel sistema nervoso centrale del malato.In questo stadio il paziente presenta progressivi disturbi neurologici con conseguente stato confusionale. Se non curata, la patologia aquesto stadio può condurre aconvulsioni, coma emorte in pochi mesi. Ma per le «trappole nero-azzurre», così economiche efacili da realizzare, sono però poco diffuse in Congo. «Le autorità ne distribuiscono ormai poche, perché hanno sempremeno tessuto. Quando siamo andati aKinshasa non ne abbiamo trovate», dice Chiara Castellani,che invita a«fare rete contro la malattia del sonno». Per lei «fare rete» significa sia collegare le persone di buona volontà, sia i tifosi che, in tal modo, potranno aiutare asostenere una vittoria con i colori dell'Inter contro una delle più temibili malattie che affliggono l'Africa. DANIELE MARESCOTTI MC MAGGIO 2006 ■ 1
La popolazione del Chiapas continua a vivere una situazione di occupazione militare «in almeno 73 comunità indigene dell'area zapatista, senza che sia stata fatta giustizia per le vittime dello sfollamento forzato, omicidi e sparizioni»; lo ha detto il vescovo emerito della diocesi di San Crist6bal de Los Casas, mons. Samuel Ruiz, in una lettera inviata al ministro degli Interni Carlos Abascal. Già mediatore nel processo di pace tra il governo e l'Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln), mons. Ruiz ha sottolineato che il Messico «vive uno stato d'emergenza di fatto, con restrizioni alla libera circolazione, disposte dall'ex-presidente Ernesto Zedillo 11 anni fa». Nei giorni scorsi il ministro Abascal aveva giudicato conclusa la crisi del Chiapas, sostenendo che le circostanze che portarono al sollevamento in armi dell'Ezln nel 1994 sarebbero ormai superate. Dichiarazioni che non trovano conferma in quanto dichiarato a fine febbraio da Luis H. Alvarez, commissario per la pace in Chiapas, secondo cui «il conflitto non si risolverà in tempi brevi, perché la sua origine è la povertà che riguarda non solo la regione, ma tutto il paese». {Misna) Creare un fondo speciale internazionale per la Repubblica Democratica del Congo e un tribunale penale internazionale che giudichi i crimini commessi nel paese durante la guerra iniziata nel 1996: è la proposta dell'arcivescovo di Kisangani, mons. Laurent Monsengwo Pasinya, in occasione della recente visita del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nella capitale della provincia Orientale, nel nord del paese. Avanzato qualche giorno fa, ma divulgato solo oggi, il suggerimento del presule, che è anche presidente 8 ■ MC MAGGIO 2006 La Chiesa d nel mon O della Conferenza episcopale del Congo, giunge in un periodo delicato per il paese, impegnato nel processo elettorale che a luglio porterà alle elezioni generali. Il fondo speciale servirebbe a ricostruire il paese dopo i danni subiti a partire dalla guerra interna del 1996, che portò al potere LaurentDésiré Kabila al posto di Mobutu, e poi durante il conflitto definito «guerra mondiale africana», iniziato nel 1998 con l'invasione del Congo da parte dei paesi limitrofi e conclusosi ufficialmente nel 2003 . «Per esser giusti, le persone che hanno condotto la guerra, quali che siano, dovrebbero risarcire il Congo di tutti i panni subiti .. . Chi distrugge, paga. E normale» ha dichiarato l'arcivescovo a Radio Opaki (emittente della missione Onu nel paese, Monuc), considerando ingiusto che «le popolazioni congolesi paghino ancora di tasca propria per le devastazioni commesse da altre persone». Mons. Monsengwo ha poi sottolineato che, d'altro canto, «è ben noto che molto spesso i congolesi sono solo stati dei prestanome di quanti hanno attaccato il nostro paese». UNA CHIESA IN CRESCITA {Misna) L/ unico vescovo cattolico della Mongolia riconosce che la maggiore apertura del paese verso la democrazia sta concedendo nuovi spazi alla chiesa. «Quando i primi missionari cattolici, un belga e due filippini, sono arrivati in Mongolia nel 1992, praticamente nessuno aveva mai sentito parlare di Gesù in questo paese», ha spiegato mons. Wenceslao Padilla, della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria, in alcune dichiarazioni concesse visitando la sede di «Aiuto alla chiesa che soffre». Il vescovo, che guida la chiesa cottoli- 1 ca in Mongolia, ha proseguito spiegando: «Nel frattempo, abbiamo fondato 3 parrocchie per i 300 cattolici mongoli battezzati . Ora che il governo sta compiendo passi verso la democrazia, inoltre, ci sono molte speranze per la chiesa cattolica di questo vasto paese. Quest'anno prevediamo di celebrare tra 80 e 100 nuovi battesimi». Il vescovo Padilla, filippino, ha segnalato che nonostante la «forte influenza che esercitano le nazioni industrializzate come il Giappone e Corea del Sud», il livello di vita medio «continua ad essere molto basso, e praticamente tutte le famiglie mongole hanno un membro che lavora all'estero. Il governo permette l'educazione cattolica e ci ha anche chiesto aiuto nei settori educativo e sociale. Nell'evangelizzazione, tuttavia, serve molta pazienza». Attualmente lavorano in Mongolia 56 missionari (tra cui i missionari e missionarie della Consolata ndr) di 14 paesi africani, asiatici, europei e latinoamericani . (Zenit) ASIA: INCONTRO PRETI FIDEI DONUM S i è svolto all'inizio di marzo, a « Chiang-Mai in Thailandia, l'incontro dei missionari Fidei Donum italiani presenti in Asia e Oceania, che si inserisce nel quadro delle iniziative promosse per celebrare il 50° anniversario della pubblicazione dell'enciclica di papa Pio Xli «Fidei Donum» (21 aprile 1957) . Dopo l'incontro dei Fidei Donum in America Latina (30 gennaio/3 febbraio 2006), l'Ufficio nazionale per la Cooperazione Missionaria della Conferenza episcopale italiana (Cei) ha promosso ora l'incontro dei sacerdoti Fidei Donum italiani in servizio in Asia e Oceania, cui seguirà quello dedicato all'Africa,
_________________________________________________________________________________ j ___,_ in novembre. L'articolazione dell'incontro prevede un'analisi della storia dell'evangelizzazione nei due continenti , la presentazione del cammino missionario della chiesa italiana, lavori di gruppo, testimonianze, proposte per il rilancio di questo servizio missionario. Attualmente sono 26 i missionari Fidei Donum italiani che operano in Asia e Ocean ia . In particolare le chiese del Triveneto alla fine degli anni '90, hanno assunto un impegno missionario a livello regionale in Thailandia . (Fides) RICHIESTA DI PERDONO L/ ex-<:apitano delle forze aeree salvadoregne Alvaro Rafael Saravia ha rotto il silenzio, 26 anni dopo, chiedendo perdono alla chiesa Rer l'uccisione di mons. Oscar Arnulfo Romero: «È un obbligo morale che ho come essere umano nei confronti della società, della chiesa e verso me stesso» ha detto in un' intervista rilasciata al quotidiano El Nuevo Hera/d, in una località non precisata del Sudamerica, l'ex-ufficiale accusato di avere organizzato l'omicidio, in complicità con l'ex-maggiore dell'esercito Roberto d 'Aubuisson . Saravia ha aggiunto che se la sua richiesta di perdono sarà accettata si presenterà di fronte all'attuale arcivescovo di San Salvador, mons. Fernando Séenz Lacalle, che ha accolto con favore le sue dichiarazioni : «Dio perdona sempre, quando c'è il vero pentimento e desiderio di riparare; è una cosa buona che ch i ha sulla coscienza un peso così grande possa liberarsene e trovare la pace e l'ami- .cizia del Signore» ha dichiarato il presule salvadoregno. L'ex-ufficiale si è anche detto disponibile a fornire informazioni sugli altri responsabili dell'assassinio, che sono comunque tutelati da una controversa amnistia decretata nel 1993 dall'allora presidente Alfredo Cristiani , a beneficio di tutti i militari accusati di crimin i e violazioni dei diritti umani durante la guerra civile (1980-92) . «Se il signor Saravia vuole fare pace con se stesI so e con il Salvador deve oltrepassare la soglia e dire chi uccise mons. Romero, chi premette il grilletto» secondo A lmudena Bernabeu, avvocato del Center for )ustice and Accountability (qa) di San Francisco che, nel settembre 2005, ha ottenuto contro l'ex-militare una condanna civile per il suo ruolo nel crimine da parte di un tribunale della California . PICCOLI GESTI DI SOLIDARIETÀ (Misna) 1 G razie all'aiuto offerto da un : gruppo di cattolici di Pechino, i 1 bambini poveri della provincia rura- : le di Shan Xi potranno andare finali mente a scuola . «Non abbiamo molto da offrire. Il nostro contributo è come una goccia d'acqua nell'oceano: quasi invisibile, ma sufficiente per permettere a un bambino, la cui famiglia sarebbe troppo povera per pagare le tasse di iscrizione, di andare a scuola. E questo è meraviglioso» ha raccontato un anon imo membro di questo gruppo. In collaborazione con il parroco di Xin Zhou, nella provincia di Shan Li, questi volontari hanno finora sponsorizzato l'istruzione di 19 bambini . Si sono inoltre dati da fare per visitare le famiglie meno abbienti , distribuendo loro cibo e vestiario. L' attività è stata documentata con materiale video fotografico in modo da sensibilizzaçe . altre persone a unirsi a quest'opera di solidarietà . (Zenit) 11 19 maggio aprirà nuovamente i battenti il museo africano di Verona. Rinnovato anche nel nome (è stato scelto l'acronimo «MA», particella awersativa che problematizza e apre lo spazio a nuovi ed interessanti spunti di riflessione), il museo vuole essere un laboratorio di idee sull'Africa contemporanea, sottolineando l'aspetto missionario e, soprattutto, i valori profondi come la solidarietà, l'ascolto, la mumculturalltà, alla base di ogni fecondo scambio di culture. Attraverso percorsi non obbligati, il visitatore viene invitato ad attraversare temi trasversali riguardanti la musica, i rm, la polmca, li lavoro el'economia, l'ambiente ele arti visive, il tutto come sfondo eapprofondimento di realtà più ampie quali la vita stessa e la religione. Il museo si propone come luogo attento alle problematiche connesse con il mondo africano, tenendo in particolar conto il fenomeno migratorio, che vede, nella provincia di Verona, la presenza di una grande percentuale di cmadini stranieri residenti di origine africana. Ciò detto, il MA intende collocarsi nel panorama culturale veronese ed Italiano ' come centro culturale, associazione di immigrati e centro studi per studenti universitari, professori, esperti ericercatori. l'attività del museo verrà accompagnata, per le scuole, da percorsi didattici con possibilità di sperimentare quanto acquisito attraverso speciali laboratori. Verrà anche attivato un servizio di guida alle sale del museo ealle eventuali mostre temporanee, con la possibilità da parte del visitatore di approfondire temi specifici. Per eventuali informazioni: MA- Museo Africano Vicolo Pozzo, l - 37129 Verona Tel. 045 8092199 Fax 045 8092291 E-mail: info@museoafricano.org sito: www.museoafricano.org museo africano MC MAGGIO 2006 ■ 9
-■ COSTA D'AVORIO ■■ ■■■ ■■■ Dieci anni di presenza nel paese che fu la «perla del 'Africa», ora senza pace Una volta modello di sviluppo per i paesi africani, la Costa d'Avorio è ora divisa in due dalla guerra civile e la pace è ancora lontana. I missionari della Consolata, da 1Oanni presenti nel paese, hanno tenuto la loro conferenza regionale, mettendo a punto nuove strategie per essere tra la gente seminatori di riconciliazione e di speranza. Vi ha partecipato l'autore di questo articolo, consigliere generale dell'Istituto. S ono a Sago,29 gennaio 2006, data importante per i missionari della Consolata:è l'anniversario della fondazione del nostro Istituto. Per i missionari che lavorano in Costa d'Avorio è pure l'occasione per celebrare il decimo anniversario della loro presenza nel paese. La sera del 23 gennaio del 1996, infatti, i primi tre missionari della Consolata arrivarono al Centro pastorale della diocesi di San Pedro. Questo nuovo impegno missionario, in obbedienza alle indicazioni LA PACE... NEL PALLONE 10 ■ MC MAGGIO 2006
MISSIONI CONSOLATA del 1x Capitolo generale, aveva lo scopo di portare «novità in quanto allo stile, ai metodi e alle espressioni dell'azione evangelizzatrice dell'Istituto». Di fatto,subito dopo il loro arrivo, cominciarono a prendere contatto con la bidonville del Bardot, un agglomerato di capanne di legno con 50 mila abitanti, senza luce elettrica né acqua né altre strutture essenziali. Poi, per essere più vicini ai poveri, fu costruita una casa in legno,accanto a una cappella già esistente, e si trasferirono definitivamente nella bidonville.Al tempo stesso i missionari ebbero l'incarico temporaneo di costruire la nuova parrocchia della cattedrale. Con l'arrivo di nuovi missionari, nel 1997 fu aperta la missione di Sago, campo di prima evangelizzazione a 120 km da San Pedro. Nel 2000 fu accettata la cura pastorale di Grand Béréby, una parrocchia già organizzata, con numerose comunità cristiane appena incipienti. Nel 2004, restituita la zona del Bardot alla parrocchia della cattedrale, fu aperta una nuova missione a Grand Zatry,a nord di Sago. Su invito del nunzio apostolico e a richiesta del vescovo di Odienné, nel 2001 tre missionari si stabilirono a Dianra, nel nord del paese a maggioranza musulmana,con lo scopo di awiare anche un primo graduale incontro e dialogo con la consistente popolazione islamica. Nel 2002 altri due missionari hanno iniziato la missione di Marandala, a 80 km a est di Dianra. ' E il 12febbraio2006.Siamoa Daloa, una cittadina situata a circa 350 km dalla capitale Abidjan. Da quanto si vede, doveva essere una bella città; ma ora si è lasciata andare a causa della guerra. Siamo ospiti in un centro di accoglienza della Caritas, per celebrare la seconda conferenza regionale dei missionari della Consolata operanti A sinistra, una donna vende il pane appena sfornato. A destra, davanti alla televisione durante la finale di calcio per la Coppa d'Africa tra Egitto eCosta d'Avorio. ■■ ■■ ■■■ nel paese. È un momento importante per sognare,organizzare, inventare, riflettere sulla missione in questo bel paese. Siamo nel refettorio: alla televisione passano le immagini del ritorno trionfale in patria della squadra nazionale di calcio,arrivata seconda dietro all'Egitto al torneo africano della Can (Campionato d'Africa delle nazioni). Uno dei dirigenti commenta: «Celebriamo la nostra squadra, orgoglio nazionale e segno dell'unità del paese» (sic!}.«Se bastasse una partita di calcio... per riconciliare un paese e portare la pace!» pensano i missionari. Dal 2002 la Costa d'Avorio è divisa in due: il nord è controllato dalle forze dei ribelli; il sud dall'esercito governativo. Questa divisione pesa non solo sulla popolazione,ma anche sul nostro servizio missionario, dal momento che tre comunità sono nella regione meridionale,due nel nord del paese. La fragile tregua permette viaggi e spostamenti tra le due zone, ma solo con mezzi pubblici o di fortuna, come i camion militari.Così ho potuto visitare anche le due missioni nel nord del paese. Girando nelle varie zone ho potuto constatare il degrado causato dalla guerra e della situazione d'insicurezza. La strada, una volta asfaltata, è in un pietoso stato d'abbandono,si vedono delle case smantellate, il «solito» piccolo commercio delle mamme africane, forza dell'economia di soprawivenza,che rimpiazza il grande commercio del caffè, cacao e cotone e altri prodotti che hanno creato la fortuna del paese. Dappertutto blocchi militari, posti di controllo, ufficialmente posti per Bandiera che ricorda i 1Oanni di presenza dei missionari della Consolata in Costa d'Avorio. la sicurezza e salvaguardia dei cittadini, ma in realtà, segno dello sfruttamento, corruzione, disinteresse generale di un paese fino a pochi anni fa tra i più belli dell'Africa, ma ora dilaniato e distrutto, in mano a , gerarchi che non si interessano del bene della gente. L e comunità cristiane affidate ai missionari della Consolata sono tutte situate in zone periferiche e presentano ancora la sfida della prima evangelizzazione. Esse -~----------------------------------------------------------------------------------------------- MC MAGGIO 2006 ■ 11
- ■ COSTA D'AVORIO Nostra Signora del mare, patrona della parrocchia di Grand Béréby. sono costituite in grande maggioranza da immigrati,originari del Burkina Faso, Ghana,Togo, venuti a cercare fortuna ai tempi d'oro della Costa d'Avorio e costretti a lavorare per il paese ospitante,ed ora divenuti capro espiatorio di tutti i mali e malessere del paese. Le ritorsioni arbitrarie, le costrizioni, i rubalizi contro di loro sono tristemente noti alla società avoriana. In questa situazione è difficile evangelizzare, annunciare la buona novella, costruire comunità cristiane.Anche la chiesa ufficiale è divisa e non offre orientamenti per un cammino di riconciliazione nazionale e per una crescita nel rispetto dei diritti di tutti. Non essendoci una lingua unica nazionale, oltre al francese, che non è capito né parlato da tutti, il lavoro resta ancora più difficile e frammentario. La situazione per il momento non presenta grandi possibilità di soluzione o di miglioramento,si parBambini dell'asilo di Sago, con una suora della Congregazione di santa Gemma Galgani. 12 ■ MC MAGGIO 2006 ■■ ■■ ■■■■ Sopra: a sinistra, chiesa e fedeli di GrandZatry, ultima missione affidata ai missionari della Consolata; a destra, la chiesa della missione di Morando/a. Accanto, costruzione del campanile a Dianra. la di arrivare alle elezioni per il prossimo mese di ottobre, ma sembra che quasi nessuno ci creda veramente. La pace è dunque solo una parentesi nella storia umana? La Costa d'Avorio come tutta l'Africa è destinata «eternamente» a soffrire? Dal 1960, anno simbolo dell'indipendenza di molte nazioni africane, questo continente ha conosciuto più di 200 colpi
MISSIONI CONSOLATA Adestra, i missionari della Consolata presenti in Costa d'Avorio, radunati a Daloa per celebrare la conferenza regionale. Sotto, saluto dei fedeli della parrocchia di Dianra a padre Stefano Camerlengo, consigliere generale dei missionari della Consolata eautore di questo articolo. di stato, 101 capi di stato sono stati • cacciati a forza. Dal 1970 ci sono stati più di 35 conflitti solo nell'Africa subsahariana,che hanno provocato circa 8 milioni di morti,come la prima guerra mondiale. Tornando alla Costa d'Avorio, bisogna dire pure che gli indici di fiducia commerciale sono scesi precipitosamente nella scala mondiale a causa di questa guerra. La guerra ha rovinato gli equilibri sociali e promosso modelli di milizia professionale al servizio dei signori della guerra,arruolando e coinvolgendo sempre più dei bambini, compromettendo così generazioni intere. Ma cosa è capitato in Costa d'Avorio, una volta «modello» di sviluppo africano? Chi poteva immaginare che un paese che aveva organizzato così bene la propria indipendenza, che bussava alla porta dei paesi emergenti, che dimostrava molti segni di sviluppo nel campo economico, infrastrutture, rete stradale, elettrificazione delle campagne, tasso di scolarizzazione... potesse covare tanto odio tribale. Come è stato possibile che in un paese definito «la patria della pace», «tanto caro e vicino alla Francia»,si sia scatenata tanta violenza xenofoba verso gli immigrati, di purificazione etnica tra il nord e sud dello stesso paese, fino a sfociare in autentiche scene di «caccia all'uomo bianco»? All'origine di questi drammatici eventi ci sarebbero lo scontento di una parte delle forze armate nazionali e le ambizioni di rivalsa dei protagonisti del precedente tentativo di golpe,oggi esiliati. Inoltre lo scontento per la dominazione economica della Francia,a cui ora si aggiunge l'insofferenza della presenza dell'Onu, mediante l'operazione Monuci. E poi ci sono tutti quei fattori presenti nelle crisi degli altri paesi africani: interessi politici ed economici delle grandi potenze per le risorse del ■■ ■■ ■■■ continente,che in generale si disinteressano delle sorti delle popolazioni. Nel nord del paese ci sono giacimenti di diamanti, la cui vendita serve a finanziare le Forces Nouvelles, il gruppo ribelle che controlla quella regione. Un gruppo di esperti Onu ha stimato che la produzione annuale in Costa d'Avorio è di circa 300 mila carati, con un giro di affari annuo di oltre 20 milioni di euro. D urante la conferenza, la parola che ho sentito maggiormente risuonare sulla bocca dei 14 missionari è stata «la speranza», da dare e da ricevere. Speranza trasmessa, restando accanto alla gente in tempo di guerra e di disordini,condividendo rischi e paure delle popolazioni.Come sono rimasti ai loro posti nel passato, i «nostri» missionari si sono impegnati a continuare nel futuro avisitare i , villaggi a piedi e in bicicletta, nonostante l'insicurezza che regna ancora, soprattutto nel nord del paese. Speranza ricevuta dalla forza della gente,che ha reagito e continua a reagire a situazioni tanto precarie, organizzandosi, lavorando, aprendo cammini nuovi. Speranza nella missione, per costruire sulle rovine lasciate dalla guerra e fare spuntare fiori di novità. I vescovi della Costa d'Avorio,in un messaggio dal titolo emblematico: «Gesù Cristo è la nostra pace», invitano tutti a essere artefici della pace, mediante il perdono per le sofferenze vissute, le vessazioni subite e anche per le uccisioni che hanno colpito tante famiglie. Essi chiedono a tutti gli uomini di buona volontà di resistere a tutte le tentazioni etniche, regionaliste e nazionaliste. E concludo:«La forza dell'Africa non viene dall'unità dei suoi figli? È la vittoria di Cristo che supera tutti gli ostacoli e ci rende liberi per un amore senza frontiere». ■ ~---------------------------------------------------------------------------------------------- MC MAGGIO 2006 ■ 13
Roma: a favore dei paesi da/debito :-.. [lg
MISSIONI CONSOLATA ■■ ■ ■ ■■■ UN MONDO GLOBALIZZATO Oggi tutti parlano di «globalizzazione», ma c'è poco accordo sul suo significato e su come reagire al riguardo. li gesuita Peter Henriot la definisce come «l'integrazione delle economie mondiali tramite il commercio, flussi finanziari e scambio di tecnologie e informazioni». Qualsiasi definizione, tuttavia, non ricche usano la potenza politica e militare,anche fuori dei loro confini, per favorire e proteggere i propri interessi economici... Ciò che abbiamo non è la globalizzazione del benessere e dell'abbondanza, ma dell'ingiustizia e povertà». AFRICA GLOBALIZZATA riesce a farci percepire le enormi tra- Gli effetti negativi della globalizzasformazioni portate in ogni aspetto zione sono visibili specialmente in della nostra vita dal rapido sviluppo Africa: le statistiche mostrano chiaradelle cosiddette tecnologie di infor- mente che per la maggior parte demazione. «Nel bene o nel male, sia- gli africani non funziona bene. Se in mo catapultati in un ordine globale qualche parte del mondo la globache nessuno capisce pienamente, lizzazione ha offerto opportunità di ma i cui effetti sono risentiti da noi crescita economica e sviluppo, in Atutti» (Anthony Giddens). frica ha aumentato disparità e ine11 problema non è tanto il suo pro- guaglianze. Su 48 paesi in via di svicesso in sé. La globalizzazione può luppo nel mondo, l'Africa ne conta essere buona o cattiva:dipende da 33 e ha il più alto debito commerciaciò che è globalizzato. Potrebbe es- le. Nell'ultimo decennio il Prodotto sere usata per estendere i benefici di interno della maggioranza dei paesi un capitalismo socialmente respon- africani ha subito un costante declisabile e una scienza e una tecnolo- no, mentre i prezzi dei prodotti da egia umanizzata per tutti i popoli:e sportazione sono in caduta libera. sarebbe la ben venuta. Per i paesi più poveri dell'Africa la Ma ad essere globalizzato sono il globalizzazione ha significato l'apercapitalismo liberale irresponsabile tura alle importazioni e industrie («capitalismo selvaggio» lo ha defi- straniere e la distruzione delle imnito Giovanni Paolo 11), a vantaggio prese locali. Ne è un esempio il prodei ricchi e a spese dei poveri,e una cesso di «deindustrializzazione» avtecnologia materialista, che sfrutta e venuto nello Zambia, dove l'indudistrugge la natura.Questo è pro- stria tessile, una volta fiorente, è blematico e profondamente inquie- stata spazzata via dalle importazioni tante.A dominare la scena mondiale dall'Asia;piccole industrie,come oggi è il libero mercato. Il globo è vi- quelle produttrici di pneumatici e sto come un mercato guidato dalla materiale sanitario, hanno chiuso a voglia di profitto d'imprese private, causa della concorrenza di grandi che non conosce frontiere nazionali ditte del Sudafrica. né interessi locali. La promozione di Investimenti «Oggi i ricchi capitalisti hanno un stranieri diretti (Fdi,Foreign direct inmercato globale dove giocare a tut- vestment) è stata salutata come nuoto campo - afferma il teologo india- va motrice di sviluppo, ma il loro no Michael Amaladoss -. Le facilita- flusso in Africa è molto piccolo,a zioni della comunicazione rapida e vantaggio di pochi paesi come il Susu scala mondiale sono utilizzate dafrica e di un'élite già privilegiata. per aumentare i profitti, procuran- Inoltre il processo di globalizzaziodosi mano d'opera a buon mercato ne in Africa ha portato all'imposizionei paesi poveri. I mercati interna- ne di dure riforme economiche, detzionali giovano alle nazioni ricche tate dal «programma di aggiustache li controllano. I settori commer- mento strutturale» (Sap).Tali vi può essere «difficoltà a breve termine, ma un vantaggio a lunga scadenza»; in Africa, però, la «sofferenza temporanea» dei tagli ai servizi sociali, il danno ecologico e l'erosione delle industrie di base avrà a lungo termine effetti disastrosi, rendendo impossibile la speranza di uno sviluppo umano integrale e continuo. Una delle conseguenze più disastrose di tali aggiustamenti è quella di rendere inutili le popolazioni africane: negli ultimi anni in molti paesi dell'Africa la disoccupazione è aumentata del 14%e i governi non hanno incluso alcun programma esplicito a favore dell'occupazione. Non esiste né cooperazione né progresso,quando non si tiene conto della popolazione che vive sul posto, salvo venire usata da interessi stranieri per trarne il maggior profitto. La globalizzazione guarda ali'Africa e agli africani come componenti di un mercato libero globale, prescindendo da considerazioni di sostentamento e sviluppo umano integrale. In breve, 1'88% dei paesi africani sono considerati ad «alto rischio»,a causa dell'instabilità politica e leadership corrotta, violenza e anarchia, tribalismo e razzismo,avidità di profitto economico e noncuranza dei diritti umani. 1140%dei paesi africani sono in guerra e sconvolge la vita di oltre 100 milioni di africani, in maggioranza donne e bambini,causando dislocamenti di popolazioni, massacri, perdite di vite umane, bambini soldati, fame, distruzioni di scuole, ospedali e infrastrutture varie. Più di 300 milioni di africani vivono con meno di un dollaro al giorno; oltre un terzo dei bambini sono denutriti; 25 milioni di africani vivono con la sindrome Hiv/Aids (il 70% degli infettati in tutto il mondo). MISSIONE È... TRASFORMARE IL MONDO ciali e di servizi sono favoriti, mentre aggiustamenti strutturali hanno si- Fino a poco tempo fa, la missione i prodotti di prima necessità perdo- gnificato: aumento dei prezzi dei be- mirava in generale a estendere la no valore. I parlatori di diritti di pro- nidi prima necessità, delle tassesco- chiesa, così com'era, fino agli estremi prietà intellettuale ignorano i diritti lastiche e sanitarie,diminuzione di confini della terra, più che alla traumani e naturali. Le multinazionali occupazione e smantellamento di sformazione di se stessa e del monsono più potenti di molti paesi. I po- strutture economiche locali. do, alla luce della speranza cristiana I litici sono dappertutto a servizio di Gli economisti neoliberali sosten- di una nuova terra e nuovi cieli. ! -----~~:~~~~~:~~~~::~::~~~::~--_:~~~~~~~~:~~~~:~~:e_~~=~~-----~::~::~~::~e_:n_P:~~~~:~ ____________ I MC MAGGIO 2006 ■ 15
■ UNIONE EUROPEA-AFRICA ■ ■■ ■■ ■■■ li parlamento di Strasburgo, dove si tengono le sedute principali dell'Unione europea. missione cristiana delle origini,soprattutto come la comprendeva san Paolo, era ispirata e diretta dalla speranza di una nuova creazione. Nella visione di Paolo missione e speranza erano intimamente legate: la missione spiana la strada e prepara l'umanità per la tappa finale del regno di Dio, quando non solo l'umanità, ma tutta la creazione sarà liberata e trasformata sul modello della risurrezione di Cristo. Per Paolo, missione significa annunciare la signoria di Cristo su ogni realtà e invitare i popoli a rispondervi. Ciò significa proclamare una nuova situazione,che Dio ha iniziato con Cristo; una situazione che interessa tutte le nazioni e tutta la creazione e che culmina nella celebrazione della gloria finale di Dio. Ma la predicazione in sé non basta. La vittoria finale del regno di Dio non giustifica la passività. La missione chiede e sostiene una partecipazione attiva al piano di Dio per la liberazione dell'umanità qui e ora. Nella teologia paolina della missione troviamo il fondamento per una protesta coraggiosa contro le strutture oppressive del peccato e della morte e per un impegno totale nella promozione della giustizia, pace e integrità del creato.Alla luce della venuta gloriosa del regno di Dio, i cristiani sono chiamati a sfidare le strutture oppressive e rendere visibili i segni del nuovo mondo di Dio. DEFINIZIONI EATTITUDINI Abbiamo tante definizioni della missione. Quelle che più mi piacciono, in linea con l'insegnamento di Paolo, sono le seguenti: la missione è «trasformazione del mondo in regno di Dio» (Sean Healy);«proclamazione gioiosa e universale della risurrezione di Cristo»; «effusione del divino Spirito di vita e d'amore dal Signore Risorto in tutti gli esseri umani e nell'intero cosmo»;«cooperazione illimitata tra Dio e gli esseri umani nel modellare continuamente un mondo libero da ogni tipo di LA MISSIONE NELLA STANZA DEI BOffONI Nel 1988, 40 istituti missionari operanti in Africa, lanciarono la Rete fede e giustizia Africa-Europa (Mrica-Europe Faith and Justice Network, Aefjn), per agire sulle politiche europee riguardanti l'Africa, sull'esempio dell'Africa Faith andJustice Network (Afjn), fondata a Washington nel 1983. Oggi l'Aefjn è una rete di 43 congregazioni religiose missionarie maschili e femminili, con migliaia di maglie, che sono i missionari e missionarie operanti in Africa e gruppi nazionali nei paesi dell'Ue, un segretariato con sede a Bruxelles, che raccoglie e propaga informazioni sui problemi di giustizia in Africa e sulla politica europea che tocca questo continente. Per promuovere relazioni economiche più giuste e solidali tra l'Europa e l'Africa, la Rete usa i seguenti mezzi d'azione: - informare, sensibilizzare e mobilitare i membri delle congregazioni religiose e l'opinione pubblica sui problemi e relazioni tra Europa e Africa; - fornire ai deputati al Parlamento europeo e ai governanti dei paesi dell'Ue informazioni sulle problematiche sociali, economiche e politiche, perché ne tengano conto nelle scelte che riguardano i paesi dell'Africa; - agire attraverso azioni di pressione (lobbying) e di patrocinio (advocacy) presso i responsabili politici ed economici, per influenzare le loro decisioni e renderle più favorevoli alle popolazioni africane. Per maggiori informazioni consultare il sito internet: www.aefjn.org 16 ■ MC MAGGIO 2006 peccato e schiavitù e nel ricrearlo senza sosta, fino alla pienezza d'amore e vita voluta da Dio». Da tali definizioni derivano attitudini specifiche. Prima di tutto occorre testimoniare con la vita più che con le parole.«La rosa non ha bisogno di predicare. Effonde semplicemente il suo profumo. La fragranza è il suo sermone» (Gandhi). Epoi,ascoltare prima di parlare;operare con la gente, anziché per la gente; imparare prima d'insegnare; non avere tutte le risposte; essere attenti alla voce dello Spirito che ci parla negli altri e attraverso gli altri; scoprire Cristo nell'altro e convertirsi all'altro;avere il coraggio di essere u- ' mili; soffrire con gioia; agire con speranza in mezzo alla disperazione... La conseguenza owia della missione così intesa è che l'impegno per la giustizia, non è semplicemente un'area o una dimensione della missione della chiesa, ma il cuore di ogni missione e servizio svolto in nome di Cristo e del vangelo. Se la sollecitudine e l'impegno attivo per un mondo più giusto, pacifico e sano non è al centro delle varie attività apostoliche, non può esserci una vera testimonianza e proclamazione del vangelo integrale di Cristo. L'impegno per creare un mondo più giusto, pacifico e sano è una dimensione essenziale e integrale della testimonianza della chiesa aCristo e al regno di Dio nel mondo d'oggi. Forse questa è la sfida più impegnativa per le congregazioni religiose. In tale impegno ci sono tre dimensioni fondamentali e interdipenden-
1 MISSIONI CONSOLATA ti : fare e avere esperienza del mondo degli esclusi ed emarginati; riflettere sul mondo e capirlo dalla prospettiva di tale esperienza; lavorare assieme ai poveri ed emarginati in programmi di azione diretti alla trasformazione del mondo. ESPERIENZAEDESPOSIZIONE Le tre dimensioni sono collegate, ma distinte, con propri metodi e traguardi. La prima (con l'accento sull'esperienza) usa il metodo di esporsi al mondo dei poveri ed emarginati e mira all 'empatia con le vittime dell'ingiustizia e a vedere il mondo dal loro punto di vista. Sperimentare il mondo degli esclusi deve essere il punto di partenza e di riferimento costante per tutti gli impegni di «giustizia, pace e integrità del creato» (Gpic).Tutto ciò è in linea con la «opzione preferenziale per i poveri»,adottata più di 30 anni fa come criterio principale dell'impegno apostolico di molte congregazioni religiose e missionarie. Oggi non se ne sente parlare mol - to, eppure è essenziale.Tale opzione A destra, i negoziati sugli Accordi economici di partenariato (Economie Partnership Agreements, Epas) con i paesi dell'Africa, Caraibi ePacifico (Acp) sono uno dei campi in cui l'Aefjn esercita la sua azione di advocacy e lobbying. Sotto a sinistra, collaborazione tra Aefjn e il Gruppo di ricerca per una strategia economica alternativa (Gresea) con sede a Bruxelles. Sotto a destra, membri dell'Aefjn dibattono le relazioni tra Africa ed Europa sulla produzione ecommercio dello zucchero. ■ ■■ ■ ■■■ scaturisce e prende forza dalla via scelta da Dio per coinvolgersi con amore nella vita dei suoi figli; ci fa vivere concretamente le beatitudini di Cristo e imitare i suoi metodi missionari. È dal punto di vista dei poveri e degli esclusi che incominciamo a percepire le vie di Dio e ad allinearci al suo progetto per l'umanità. Nel passato la formazione religiosa e missionaria in genere aweniva in centri sicuri e confortevoli, lontano dalle inquietudini e lotte per la vita della maggior parte della gente, specie dei poveri. Ma non credo che ci siamo allontanati da questo tipo di formazione in modo significativo. Non è facile. Persino i recenti centri di formazione in Africa e Asia non hanno scelto di rompere con tale tipo tradizionale di strutture; anzi, sono più confortevoli che nel passato. Per esporsi al mondo dei poveri bisogna entrare nei luoghi dove vi - vono, identificarsi con le loro paure, frustrazioni, lotte, gioie e speranze, come fece Gesù. Solo così si può imparare a sentire e simpatizzare con quelli che vivono ai margini della società economica e politica e vedere il mondo dal loro punto di vista. RIFLETTERE ECAPIRE La seconda dimensione usa l'investigazione, riflessione, ricerca metodica, con lo scopo di capire il mondo dal punto di vista delle vittime dell'ingiustizia. Come ogni esperienza, anche quella fatta con i poveri ed emarginati deve essere interpretata. Non basta l'empatia,il mettersi nei panni dei poveri. È d'importanza vitale leggere e capire il mondo dalla loro prospettiva.Tale lettura deve essere fatta, prima, alla luce del vangelo e della tradizione cristiana; poi alla luce del carisma specifico di ciascuna congregazione o istituto. La formazione intellettuale, specie all'inizio,dovrebbe mirare a fornire ai candidati non solo fatti e risposte prefabbricate ai problemi sperimenMC MAGGIO 2006 ■ 11
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