Missioni Consolata - Maggio 2006

esse era il «martirio verde». I martiri verdi, rinunciavano alle comodità e ai piaceri comuni alla società umana e si ritiravano in luoghi solitari (boschi, montagne, o isole deserte), fuori delle giurisdizioni tribali, per studiare le scritture e vivere in comunione con Dio. Vita monastica ed eremitica era interpretata dagli irlandesi secondo la propria identità psicologica e religiosa, con pratiche ascetiche dure e intransigenti, da rasentare l'eccentricità (stando alle leggende tramandate), come cantare i salmi distesi sul ghiaccio, oppure pregare con le braccia distese a forma di croce così a lungo, che gli uccelli avevano il tempo di fare il nido sulla testa dell'orante. È certo, tuttavia, che i monasteri, centri di spiritualità e di cultura, pullulavano di monaci, molti dei quali entrarono nel calendario liturgico, meritando all'Irlanda il titolo di «isola dei santi». «MARTIRIO BIANCO» Tra questi santi ci sono anche tanti missionari . Popolo socievole e nomade per indole, agli irlandesi non bastava il «martirio verde» e inventarono il «martirio bianco», una geniale combinazione di ascetismo ed evangelizzazione, attività quest'ultima che da sempre ha caratterizzato la chiesa irlandese. Moltissimi monaci abbandonavano il monastero di origine, senza farvi più ritorno, e andavano peregrinando di luogo in luogo ad annunciare la parola di Dio. Grazie a tale forma di ascesi, chiamata pure «peregrinazione per Cristo» o «peregrinazione per amore di Dio», essi si sparsero a migliaia prima in Gran Bretagna, poi in tutto il continente: da evangelizzati gli irlandesi diventarono evangelizzatori. Cominciarono con il portare il vangelo alle altre popolazioni celtiche stanziate nelle coste occidentali della Gran Bretagna; spingendosi fino all'estremità della Scozia, dove san Columba (521597), fondò il monastero di lona (vedi riquadro), ben presto diventato centro di irradiazione culturale, religiosa e missionaria, per le isole circostanti, fino alle Oreadi, Shetland e Islanda. Nello stesso periodo, un numero incalcolabile di missionari-pellegrini varcarono l'oceano e invasero il continente, dalla Francia al - la Polonia, dalla Svizzera all'Italia. Anche le loro gesta sono tramandate con toni epici e fantasiosi; ne è un esempio san Brentano (484578), il quale, avventuratosi con 17 monaci in una spedizione oceanica, su una barca di vimini rivestita di pelli, celebrò la pasqua in groppa a una balena gigantesca, scambiata per un'isola. Tali leggende, tuttavia, non fanno altro che esaltare la realtà storica, testimoniata da città e regioni che fanno risalire le loro origini ■ MISSIONI ai missionari celtici e bretoni, o ne portano addirittura il nome. Per limitarci all'Italia, quasi ogni regione ne vanta uno, e spesso tanto popolare da apparire come tipico del luogo: sant'Orso d'Aosta, san Frediano di Lucca, san Cataldo di Taranto, san Donato di Fiesole, sant'Emiliano di Faenza, san Felice di Piacenza... Il più noto dei missionari itineranti è san Colombano (543c.-61 5), anche lui conteso tra Bobbio, Luxeuil, Bregenz. SANTA BRIGIDA: PUB... PARADISO Fondatrice e badessa di uno dei primi monasteri irlandesi, santa Brigida è la santa più popolare in Irlanda, seconda solo a san Patrizio, di cui continuò l'opera di evangelizzazione dell'isola. Ella nacque verso la metà del v secolo a Fochairt, presso Dundalk. Secondo alcune tradizioni agiografiche, avrebbe awto solo 6 anni alla morte di san Patrizio, si sarebbe consacrata al Signore in tenera età, secondo l'usanza del tempo, per poi ricevere il velo dalle mani di altri santi. La su~ vita è intrisa di leggende: sarebbe addirittura stata ordinata vescovo. E storicamente certo che fu badessa del monastero maschile e femminile da lui fondato a Kildare, a 60 chilometri a sud ovest di Dublino. Era infatti abbastanza comune nella chiesa celtica che una donna in qualità di superiora governasse entrambi i rami di un monastero. La sua leggendaria figura costituisce una sorta di anello di congiunzione tra il mondo pagano celtico e il cristianesimo appena esordiente. Per questo i racconti della sua vita, come di molti altri santi celtici e medioevali, è ricalcata sulla falsariga degli episodi evangelici della vita di Gesù, inestricabilmente intrecciati con mitologia e saghe celtiche. Oltre alla nascita preannunciata da un druido, alla ra~ colta di discepoli attorno a se, le vengono attribuiti vari miracoli, come nel caso di Gesù, rispondenti ai bisogni del prossimo. Il più famoso è quello ricalcato sulle nozze di Cana: nel Meath la santa «spillò birra da un solo barile per 18 chiese, in quantità tale che bastò dal giovedi santo alla fine del tempo pasquale» (Breviario di Aberdeen). Simpatica è una sua preghiera, in cui descrive il «banchetto celeste», con tutti gli abitanti del paradiso, e termina con queste parole: « Vorrei un lago di birra per il Re dei re. Vorrei che ci fosse allegria nel beme. Vorrei anche Gesù qui. Vorrei guardare la famiglia celeste che ne beve per l'eternità». Morì verso l'anno 524. Data della sua festa fu da sempre il 1 ° febbraio, giorno in cui è ancora oggi ricordata anche dal martirologio ufficiale della chiesa cattolica, che nel delineare il profilo della santa riporta i pochissimi dati certi sulla sua vita: badessa e fondatrice di uno dei primi monasteri irlandesi, nonché prosecutrice dell'opera di evangelizzazione intrapresa da san Patrizio. B.B. -·---------------------------------------------------------------------- MC MAGGIO 2006 ■ 31

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