I I I I : greco, ma aumentato di altro materiale che raccoglieva i : gesti e insegnamenti di Gesù sull'universalità del suo mes- : saggio rivolto non solo agli ebrei, ma a tutti gli uomini. Si : arriva così alla seconda tappa del vangelo scritto, cioè a I quello che possiamo chiamare il Vangelo degli ellenisti. I Vi sono così due «scritture» contemporanee: una a Gerusa- : lemme per i cristiani di origine ebraica (Vangelo dei dodici) ! e una ad Antiochia per i cristiani di origine greca ( Vangelo : degli ellenisti). ! La chiesa intanto si espande in Grecia attraverso i viaggi apo- : stolici di Paolo. Nelle comunità fondate da Paolo come Filip- : pi, Efeso, Corinto, Tessalonica, avviene lo stesso fenomeno : di Antiochia: il Vangelo dei dodici è utilizzato come fonte base, ma integrato da altre fonti vicine a Paolo, che sottolineano l'universalità della salvezza e il culto spirituale. Anche qui, forse a Efeso intorno agli anni 55/56, nasce un altro vangelo: il Vangelo di Paolo. I VANGELI SINOTIICI DOPO I PRIMI TRE VANGELI Intorno agli anni 30/40 a Cesarea sul Mediterraneo nasce una comunità particolare, formata da cristiani provenienti : dal paganesimo (quindi dal mondo greco), ma sono al tem- : po stesso simpatizzanti del giudaismo, stanno a mezza stra- : da: non sono del tutto greci come non sono del tutto giudei . Questo gruppo, forse presieduto dal diacono greco Filippo, che gli Atti chiamano spesso «evangelizzante» (d At 8,12.35), genera un quarto vangelo, comunemente censito come Vangelo dei timorati di Dio, che raccoglie materiale sparso fuori di ogni contesto storico o narrativo. Gli studiosi sono soliti chiamare questa ipotesi come «fonte Q» (prima lettera del termine tedesco quelle, pronuncia kèlle, che significa fonte). I vangeli sono, dunque, tutti scritti occasionali, nati ed elaborati per illuminare con l'insegnamento del Signore la vita vissuta e le nuove situazioni che le comunità cristiane delle origini incontravano. Intorno all'anno 50 d.C., dunque, nelle comunità cristiane, sparse in Palestina, in Siria, in Grecia e in Anatolia (attuale Turchia) circolano almeno quattro vangeli (dei dodici, degli ellenisti, di Paolo e dei timorati di Dio) e liste autonom_e di «detti» del Signore (es.: parabole) e racconti di miracoli. Eun immenso materiale sparso, ma ancora fluttuante. A questo punto avviene il passaggio determinante, che corrisponde : alla «redazione finale», che la tradizione attribuisce agli evan- ' ..,.,o-i(IV~ •... .;,.,..,-6-y....l; rs,.............. -rt..:.. ~~..:I' .. ..... ~-rt:....., ..~_.,,.., ... gelisti sinottici: Marco, Matteo e Luca. Essi non sono solo collettori di tradizioni che assemblano insieme materiale raccolto, ma al contrario, raccolgono il materiale esistente e lo dispongono secondo un piano personale che persegue un fine specifico. Essi sono autori a tutti gli effetti. I VANGELI DEFINITM L'.evangelista Marco che non è discepolo di Gesù, ma lo ha conosciuto, è l'inventore dello schema del vangelo come lo possediamo (si dice genere letterario del vangelo). Egli fonde il Vangelo degli ellenisti e quello di Paolo, rielaborandoli di sana pianta e facendone un nuovo vangelo come strumento di una catechesi catecumenale: un aiuto a chi non conosce nulla di Gesù e si accosta a lui per la prima volta. Matteo scrive un vangelo per i catechisti/maestri, quindi per coloro che già seguono Gesù, provenienti dal mondo giudaico. Nella redazione del suo vangelo si basa su Marco, che integra con materiale della «fonte Q» e con altro materiale a lui proprio, che gli arriva da fonti sconosciute agli altri. Anche Luca, come Marco, non è discepolo di Gesù e, a differenza di Marco, non l'ha nemmeno conosciuto. Per redigere il suo vangelo, da studioso fa ricerche appropriate. Partendo da Marco, dal materiale comune con Matteo e dalla «fonte Q», egli aggiunge fonti proprie che gli derivano dalle tradizioni tramandate nella famiglia/parentela di Gesù o da fonti a noi sconosciute. Al terzo vangelo, Le fa seguire il libro degli Atti degli Apostoli, che potremmo chiamare il «Vangelo dello Spirito Santo e/o della chiesa», perché racconta lo sviluppo e il diffondersi della chiesa del primo secolo fino alla prigionia di Paolo a Roma (a. 67). I vangeli di Marco, Matteo e Luca sono redatti tra gli anni 60 e 80 d.C. Qualche decennio più tardi Gv, un autore dell'ambiente dell'apostolo Giovanni, tenendo presente questi vangeli «sinottici» scrive il IV vangelo, detto il vangelo del presbitero o spirituale, perché accompagna alla contemplazione di Cristo nella sua «Gloria» di Figlio di Dio e di Lògos incarnato. In conclusione, alla domanda da dove arriva la parabola del «figliol prodigo» a Luca, possiamo rispondere: poiché non si trova nel materiale comune, Le non l'ha ricevuta dalla tradizione sinottica perché Mc e Mt la conoscerebbero. Le con ogni probabilità la riceve da una fonte particolare (famiglia?) non conosciuta dagli altri e nemmeno da noi. D'altra parte nel prologo (1, 1-5) egli ci dice che fece ricerche accurate e sicuramente è venuto a contatto con materiale che solo lui poté avere a disposizione. Dal prossimo numero cominceremo a presentare la parabola e a commentarla. Codici miniati dei vangeli (continua- I) di Marco eMatteo.
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