MISSIONI CONSOLATA a poca distanza dalla discarica si incontra la Città Modello, una zona residenziale totalmente autosufficiente, in cui però non abita nessuno. Più avanti, percorrendo Calle Emma Balaguer,si sfiora la Canada, un quartiere-fogna,cinque metri sotto il livello della strada, in cui la gente vive ammucchiata in baracche ad alto rischio. «Lo scarico è a cielo aperto; oggi si sente solo la puzza,ma quando piove diventa pericoloso - ci hanno detto Iris Valensuela e Juan Reyos -. Qui si allaga tutto, la fogna entra nelle case». Starebbero volentieri altrove, ma sono troppo poveri per comprare casa da un'altra parte. I bambini giocano lungo il fiume maleodorante e nero; gli uomini rinforzano il piccolo argine a protezione della propria baracca.Qui la speranza di vita è così bassa e la povertà così spessa,da non poter portare in ospedale una bambina che ha smesso di camminare dopo essere caduta dalla sedia. I n questa città ci è piaciuto sentire ancora vivo il ricordo di un segno lasciato da Giovanni Paolo 11. Era 1'11 ottobre del 1992; si festeggiavano con un giorno di anticipo i 500 anni dell'impresa colombiana. Davanti al Faro,appena costruito senza badare a spese né alla sopravvivenza dei 50 mila sfrattati dalla Explanada, era stato sistemato l'altare per la messa: spettacolare il colpo d'occhio, una quinta formidabile per le riprese televisive. Peccato solo che ■■ ■■ ■■■ l'orario della funzione non permettesse di apprezzare il fascio di luce sparato nel cielo da 250 mila watts (sottratti alla pubblica illuminazione), per formare una croce irradiata, appunto,dal Faro aCol6n. Il Papa disse che quel lato non gli piaceva, meglio celebrare la messa dall'altra parte, quella che si affaccia sulle baracche rimaste, nascoste da un muro fatto costruire proprio per evitare che il mondo vedesse quella miseria. ImmensoWojtyla,gli mandò a pallino la sceneggiata. S ono le storie che ci hanno raccontato eche a piccole dosi si possono trovare sul blog di don Paolo (Hyperlink «http://www.chiesamissionaria.it/diario»), dove per qualche tempo ho inserito frammenti di quella che in gergo chiamiamo relazione di ripresa. Una sorta di appunti di viaggio,scritti man mano che esaminavo il lavoro fatto con Tito: 1Oore di immagini, comprese le interviste a qualche persona importante emolta gente comune. La mia relazione di ripresa si è tradotta in una serie di brevi articoli (li ho titolati «Sbobinando» e seguono una numerazione progressiva),che hanno costituito l'ossatura dei servizi che ho realizzato per ilTgR Rai della Liguria,perTv7 (Tgl),per Agenda delMondo (Tg3).Tutto questo si fonderà in un documentario che metteremo adisposizione delle parrocchie, coronando in questo modo un mio desiderio di sempre. Che poi è La «papamobile» nella «Piazza della vergogna» davanti al Faro a Colon, in memoria della visita di Giovanni Paolo II nella Repubblica Dominicana. l'inizio del mio cammino, in un piccolissimo e lontanissimo cinema teatro parrocchiale.Tanto tempo fa, capanne africane in un filmato tremolante, storie missionarie che chissà quanti di voi hanno visto e certamente ricordano. Ame è stata concessa la gioia profonda della prima persona: ho visto, ho sentito, ho condiviso, e questo è un altro grande privilegio. ■ Il cineoperatore Tito Mangiante. *Il dr. Tarcisio Mazzeo, autore di questo articolo, è vice caporedattore di RAI 3Liguria. Lo scorso anno gli è stato conferito il «Premio Gino Domante» 2005 per la sua attività di informazione sulle cuhure del Terzo Mondo e l'impegno afavore dei diritti dei più deboli. . --------------------------------------------------------------------------~ MC MAGGIO 2006 ■ 23 ,1
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