. spedizione<l.p.a.2. c.20/c,legge 662/ 93 · DRT/ DCB Torino. "taxe perçue" tassa riscossa mancato recapito; il mittente chiede la restituzione, impegnandosi a pagare la relativa tassa. /
------------------------------------------- KENYA TANZANIA Mercoledi 2 agosto Venerdi 18 agosto Mercoledi 2 agosto Venerdi 18 agosto Non è un viaggio turistico. È un'occasione che ti porta nel cuore della cultura di numerosi popoli africani. È anche una forte esperienza missionaria, che apre vasti orizzonti ed educa alla mondialità, alla fraternità e alla solidarietà evangelica. Per informazioni: padre Adolfo De Col Corso Ferrucci 14- 10138 Torino tel. 011/4.400.444- fax 011/4.400.459 E-mail: adolfo.decol@consolata.net --------------------------------------------------- •
1\1 LETTO~I OCCHIO E TIENI D'OCCHIO N ei mesi scorsi la Fesmi (Federazione stampa missionaria italiana) ha lanciato l'iniziativa «NOTIZIE, NON GOSSIP», con l'obiettivo di raccogliere e incanalare, con una proposta positiva, la profonda insoddisfazione, diffusa nel mondo missionario e in larghi strati dell'opinione pubblica italiana, per come l' informazione televisiva tratta i temi legati al Sud del mondo. In modo particolare l'attenzione si appunta sulla RA1: non perché la sua offerta informativa sia peggiore di quella delle tv commerciali, ma per il fatto che al servizio pubblico il cittadino- che paga il canone- ha diritto a chiedere di più e meglio. Di qui è nata, nel novembre scorso, l' idea di un editoriale comune, apparso sul numero di gennaio o febbraio delle riviste aderenti.ll24 gennaio scorso l'editoriale è stato diffuso alle agenzie e ai media, che l'hanno rilanciato in modo significativo. !:appello ha avuto buona accoglienza su varie testate. !:iniziativa Fesmi si inseriva sulla scia di un impegno avviato da tre riviste (Nigrizia, Missione oggi e Mosaico di Pace) che, assieme ai rappresentanti della Tavola della pace (e, in un secondo tempo, di Usigrai e Fnsi), nei mesi scorsi avevano esercitato una sorta di pressing sulla Rai, nella persona del direttore generale, Alfredo Meocci, chiedendo che la Tv di stato aprisse una sede in Africa. All'indomani del lancio dell'editoriale, in un incontro con alcuni direttori di riviste missionarie, lo stesso Meocci annunciava la prossima apertura di una sede Rai a Nairobi, in Kenya. ll CdA della Rai ha inoltre deciso di aprire una sede anche in India, a Nuova Delhi. Il corrispondente designato per l'India è Agostino Mauriello (Tg2), quello per l'Africa è Enzo Nucci (Tg3). Tali decisioni non vanno messe in relazione-sicet simpliciter- al «polverone>> suscitato dalla Fesmi. Resta il fatto che qualcosa si muove, nella direzione, da noi auspicata, di un miglioramento del servizio. C ome impegno concreto, un nuovo passo sulla via di una diversa informazione, la Fesmi propone ai lettori delle riviste associate di focalizzare la propria attenzione sull'area dei Grandi laghi {Rd Congo, Rwanda, Burundi e Uganda}.ll Congo si appresta avivere una stagione importante (a giugno si terranno le prime elezioni democratiche dopo 40 anni}. L'appello che rivolgiamo ai lettori è duplice: • informarsi su quanto sta avvenendo in quell'area; • ccmonitorare, come i media (in particolar modo la Rai} daranno conto degli eventi in Congo e dintorni da qui all'estate. . Perché tutto questo abbia un impatto anche all'esterno, chiediamo ai lettori che condividono il senso dell'iniziativa di aderirvi APPONENDO LA PROPRIA FIRMA nello spazio apposito e inviando copia alla segreteria della rivista corrispondente (oppure coMPILANDO IL MODULO IN INTERNET). Le adesioni raccolte saranno la prova che nel paese c'è una diffusa domanda di informazione di qualità, nel segno del rispetto dei popoli, delle culture, della dignità integrale della persona. FEDERAZIONESTAMPA MISSIONARIA ITALIANA (FESMI) LA SCHEDA DA COMPILARE È A PAGINA 73... MC APRILE 2006 • 3
l l l l l l Gibuti La croce sotto la camtda di Armandò Olaya Italia /lladùù Chiamatemt Ladlnta di Piergiorgio Pescati Domenica delle Palme Astno vs cavano di Paolo Farinella Preti d'America (2): Perù Contro t tenortslt, contro rtnglustizia di Paolo Moiola Cina (J) «VOgliamo un'_. e una lavatrice» di Giacomo Muchn www.missioniconsolataonlu5.it n numero è stato chiuso in redazione il 7 marzo 2006. La consegna alle poste di Torino è avvenuta prima dellO aprile 2006. In copertina: donna del Tigray (Etiopia) Foto di: Benedetto Bellesi Gli articoli pubblicati sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente l'opinione dell'editore. ~----------------------------------------------------------------------------------------
a cura di Ugo Pozzoli Provocazioni missionarie FrateUo nelle pkcote cose dai missionari IMC in Corea «Coa,ì • scritto... » (11) di Noto Farinetta Millennium Targets U) di Valeria Confalonieri Come sta Fatou? di Enrico larghero Tuttomondo Mondo in un libro a cura di Benedetto BeUesi Fotopa6e (; ntmteri im/icano le ~p): Archivio IMC (10,41,42,43,44) • Bè1lesi (6,46) • BondavaBi (28-30) -Olaya (11. 15} -Internet (3,10,11,.51,53) ~Jiménez (4) -Moiola (60,61) -Pacheco (,,16-17) •Pag)iassotti (4) -Pescali (4) • Sàudelli (4') -StudiumBiblicumFrancescanum (47-48) - Sathero (13) •Vascon (5,31-40) -WcCIP. W'illiams (29). INFORMATNA: D Titolare delTrattamento dei dati è la Fondazione Missioni Consolata ONLUS, il Responsabile del trattamento è l'Amministratore. Ai sensi dell'art. 13 del D.Lgs. 196/2003, si informa che i dati riguardanti la Vs. azienda saranno oggetto di trattamento : per finalità gestionali, statistiche e commerciali. ~ - ---------------------------------------------------------------~ MC APRILE 2006 • 5
Gradazione di gusti caro padre Benedetto, degli articoli pubblicati nel numerodi dicembre 2005 mi èpiaciutoabbastanza l'articolo •Un paese esagerato» di Francesco Rezzadore, forse anche perchéconoscoquella strada equel fiume da lui percorso. Ma noncapisco perché si mettanofrasi eparole in spagnolosenza tradurle. Non tutti sonoobbligati asapere lo spagnolo.Varie personemi hannochiesto cosa vuoi dire •Ustedmaneja mejorqueMontoya». A me succededi perdere il significato di tutto un articolo per una frase ouna parola in inglese senza traduzione. •Voi che scrivete, fate la cortesia di scrivere anche la traduzione. Mi èpiaciuto di meno l'articolo •Alla scoperta di esistenze eidee». Ame sembra che non si possano portarecome esempio di evangelizzazione preti contestatori, almeno finché il tempo ela chiesa non hannodato loro ragione. Potrebbe essere controproducente. Ho l'impressione che in alcuni c'è la smania di contestare tutto. Forse perfarvedere che loro sonopreti di avanguardia. Questo, se èvero, si saprà fra 50/100 anni. Invece •Quellaferrovia s'ha da fare» èstatomolto opportuno, perché spiega molte cose che noi «ignoranti» non sapevamo, edifende gli interessi e la salute dei menoabbienti. Con tanti auguri fraterni. padre Giuseppe Fusaroli Gambettola (FO) Di solito riportiamo la traduzione delle parole straniere, ma qualche volta ci sfugge o, come nel caso di Montoya, an6 • MC APRILE 2006 tagonista della Ferrari, pretendiamotroppo dai nostri lettori, non tutti appassionati di automobilismo. Per quanto riguarda i preti «contestatori», si possono non condividere le idee, ma non fa male conoscerle: tra loro potrebbero esserci anche dei «profeti», le cui idee fanno bene atutti, anche alla chiesa, senza aspettare 50/100 anni. Spett. redazione, ho ricevuto il numeromonograficodi febbraio 2006 «Il virus della vergogna»e mi ha lasciatomolto per· plesso perché partedal presuppostoche il virus Hivsia responsabile della diffusionedellj\ids.Vi allego in proposito un articolo alquantocritico su tutta la questioneAids. Da parte mia non mi sentodi liqui- ..:::cc~~:~:~::I:ICII:::ICICICCI::I:ICII:::ICICICCI:~ darlotroppo facilmente. Cordialmente, «Arpa di 8 cordel» cari redattori e direttore, ho letto tutto H numero di gennaio 2006: dall'edJtoriate su Tg Ra~ al dossier, aJ. la val di Susa... è •un'arpa di otto corde• che «consola» il mondo Intero. Mi ral· legro altamente, compiimentii Persino lj\lfamano è soddisfatto." suor Leta Botta Roralma (Brasile) Grazie, sorella, per la definizionebiblica degli articoli della nostra rivista: faremo di tutto per non «stonare»:::::::: sia sempre sod n nostro beato Fondatore. Stefano Poli via e-mail Leggendo, anche superficialmente, l'articolo allegato, «Menzogna, mistijicazioneemontagne di dollari: Aids, l'altra verità», si resta molto perplessi sulla sua pretesa «scientificità». Esso è presentato come •ricerca scientifico-politica acura di AnOK4U, del collettivo "Il MondoCapovolto"di Chieri {TO)». Lo si può consultare sul sitodel gruppoanarchico sopra menzionato: http://digilander.libero.it/anok4u/ htmfile/Scritti.htm. ~nche gli alberi... rmgraz1ano Carissimi, vi ho inviato un'offerta per levostre missioni.Vi prego, però, di non inviarmi la rivista, che leggo in internet. Questoserveanchearisparmiarequalchealbero. Grazie del bene che fate. Fiorangela Pogliani Paderno Dugnano (MI) Ogni mese la nostra rivista, dopo la pubblicazione cartacea, viene inserita quasi integralmente nel nostro sito: www.missioniconsolataonlus.it. Ci fa piacere chevenga consultata e letta anche su internet. Tav eYal di Susa cari redattori edirettore ringrazio per gli articoli fatti bene, in particolare sull'argomento«NoTav))' ben spiegato, che mi sta a cuore••. Placida Acida via e-mail Voglio complimentarmi con l'autriceecon voi che le avete dato spazio. Unavoce autorevole lavostra, in supporto dei tanti valsusini e dei loroparroci.Grazie e non abbandonateci. Seppe Guerra via e-mail Voglio ringraziare lavostra redazione per aver pubblicato i servizi sulla Tav. ~ belloche nella chiesa esistanoancora delle realtà non asservite al potente di turno. Grazie l Andrea Camoletto via e-mail Richieste intelligenti Gentile redazione, mi chiamo Fabrizioe scrivo anomedi miofratello Danilo. Lui èabbonatoalla vostra rivista ed èmoltoaffezionato. Chiede per levostrefuture pubblicazioni alcunenotiziesupplementari. VOrrebbecheW!nisse pubblicato un articolo sul Brasilecon annessa scheda. Inoltre chiede che W!nga scritto nelleschededel paesi, l'anno in cui è stata fatta la stima dei gruppi etnici echevenga pubblicata sempre la percentualedegli stessi. Essendomiofratello una persona disabile, spero
rivista@missioniconsolataonlus.it possiate accontentarlo. lo zione dei paesi e dei pocerco di fare quello che poli del mondo. posso su internet, ma lui vuoi leggeree far affidamento solo sulla vostra ri- Colombia.•. dal vivo vista. Ringrazio sin da ora per l'attenzione e la com- Caro padre Bellesi, prensione, distinti saluti. sono la fidanzata di FranFabrizio DeGiorgio cesco Rezzadore, col quale via e-mail hofatto il viaggio inColombia, autoredi «Un paeSiamocontenti che le se esagerato». Siamo rimaschede che accompagna- sti entusiasti esorpresi nel no gli articoli sui vari pae- vederlo pubblicato. !.:artise sono attese e apprez- colo non è stato riportato zate. Le richieste di Dani- per intero, ma i tagli sono lo sono un ulteriore stati apportati nel modo stimolo per continuare e più corretto, con grandeatmigliorare la presenta- tenzione, evidenziando O ccupandomi per passione e professionalmente di ambiente, nel momento in cui la problematica dellaTav è diventata di attualità, amici e conoscenti mi hanno riferito le loro opinioni in proposito e hanno chiesto la mia... Mi hanno pure domandato: «Perché una rivista missionaria si occupa di ambiente?». Inizialmente mi sono domandato anch'io perché M. C. avesse datotanto spazioauna realtà cosl circoscritta come laTavela protesta inVal di Susa. La prima risposta che mi sono dato è che i redattori di M. C. conoscono beneein modo diretto il casoTav. ~ un buon motivo, ma non sufficiente, vista la natura della rivista. Un missionario in Africa potrebbe storcere il naso. Ma forsenon lofarebbe, mi sonopoi risposto. Infatti,trattareanche temi italiani è proprio un dimostrarsi uguali e vicini achi vive problematicheanaloghe in altre parti del mondo,che comunque la rivista continuamentedocumenta.Ed è altrettanto istruttivoed educativo.~ più facile sentirsi aposto con qualche sporadico sostegnoeconomicoarealtà lontane, invece che impegnarsi con costanzaededizione perché anche nella nostra realtà la giustizia eil rispetto per la persona umana sianogarantiti. Gli articoli pubblicati da M. C. sulla Tav documentano di personeche si impegnano inquestosenso,equi risiede il lorovalorepiù generale,che va oltre il fatto concreto. Nel giornaleparrocchialedi cui mi occupo,per la mia sensibilità ecompetenze professionali, i temi ambientali trovano lo spazio chemeritano.La cosa,in più di un'occasione,mi haespostoalla critica di «parlare troppo di ambiente». Rispondo sempre con i fatti; con dati che documentano come i temi ambientali siano tutt'altro che prevalenti rispetto agli altri, «più usauali» per questo genere di stampa, che tuttavia sono sempre io acercare edecidere di pubblicare! Perché dunque, nonostante questi dati oggettivi, l'impressioneinalcuni lettori è quelladescritta? Pensoche, inmezzo al disinteresse per questi argomenti oal fatto che altri media li trattano solo in maniera superficiale ed emotiva, anche il poco risalta con molta più evidenza.Dovremmoogni tantoprovareaverificare quanto riusciamo aresistere trattenendo il respiro...ci aiuterebbe ariposizionare nel corretto ordine di priorità le nostre esigenze personali equelle della società. S uquestoargomentopotrei diffondermi alungo. Ma credoche possa essere più interessante il messaggio di Giovanni Paolo n proprioquello che France- gli episodi descritti, come sco voleva trasmettere, se- se io stesso fossi stato pregnoche chi ha operato nel ridurre l'articolo ha messo sente. Complimenti dawero all'autore che l'ha scritto grandeattenzione, passio- ed alla redazione che ha nee professionalità••• scelto di pubblicarlo. Quindi: complimenti! Cordiali saluti e buon laMiriamDuravia voro. via e-mail Giovanni Guzzi CusanoMilanino (MI) Colgo l'occasione per congratularmi per il servi- Chapeau (tanto di ca pzio sul viaggio in Colombia pella) soprattutto all'au- (dicembre 2005). A parte i tore dell'articolo. Tornato contenuti, sempre interes- da un altro viaggio in santi in tutti gli articoli del- Tanzania, un racconto alla rivista, è scritto con uno trettanto vivace su questile che mi ha fatto imma- sta nuova esperienza saginare perfettamente tutti rebbe graditissimo. per lagiornatadella pacedel1990: «Pacecon Dio,pace con il creato». Data la natura della vostra rivista riporto l'esortazione finale. «A conclusione di questomessaggio, desidero rivo/germi direttamenteaimiei fratelli esorelledella chiesa cattolica per ricordare loro l'importanteobbligodiprendersicuradi tutto ilcreato. L'impegnodel credenteper un ambientesano nascedirettamentedalla sua fede in Diocreatore,dalla valutazionedegli effettidelpeccatooriginaleedei peccatipersonaliedallacertezzadiesserestatoredentodaCristo. l/rispettoperlavitaeladignitàdellapersona umana includeancheil rispettoecuradelcreato,chiamatoaunirsiall'uomoperglorificareDio. San Francesco d'Assisi, chene/1979hoproclamato celestepatronodeicultoridell'ecologia, offreaicristiani l'esempiodell'autenticoe pieno rispettoper l'integrità del creato.Amicodei poveri, amatodalle creature di Dio egli invitò tutti - animali, piante, forze naturali, anche fratello soleesorella luna -a onorare elodare il Signore.DalpoverellodiAssisici viene la testimonianzache,essendo inpaceconDio possiamo meglio dedicarci acostruire la pace con tutto il creato, la quale è inseparabiledalla pace tra i popoli. Auspico che la sua ispirazione ci aiuti a conservare sempre vivo il senso della "fraternità"con tutte le cose create buone ebelle da Dio onnipotente, eci ricordi ilgravedoveredi rispettar/e ecustodirlecon cura, nelquadrodellapiù vasta epiù alta fraternità umana». MissioniConsolata, forse primadi altri,mafortunatamente non da sola,da tempo si è awiata suquesta strada.Perquestomotivo già in passato ho avuto modo di congratularmi con voi; oggi l'invito è: continuate apercorrerla! Giovanni Guzzi Cusano Milanino (MI) Ringraziamo il geolo~o Giovanni Guzzi per il suo lungo contributo, di cui riportiamo solo l'argomentazione finale per ragioni di spazio. Ece ne scusiamo. Il nostro GRAZIE anche ai tanti (l), che hanno voluto mostrarci il loro apprezzamento per la nostra inchiesta sull'argomento Tav, tra i quali Sandro Bergero di Torino, Beatrice Sanguinetti (via e-mail), Mauro eChiara Galliano di Condove (TO), Chiara Pettigiani di Rivoli (TO), ClaudioGiornodi Borgone Susa (TO), Oscar Margaira (vicepresidente di Legambientevalsusa), EnricoVair (TO), SergioMarchioni (TO). MC APRILE 2006 • J
l fondi derivati dalla vendita dell'edizione speciale dei francobolli della Santa Sede dedicata ai bambini africani colpiti dall'Aids sono stati utilizzati, insieme ad altre donazioni, per costruire 32 fattorie, una clinica, una scuola primaria, un posto di polizia, una casa di ospitalità, un centro comunitario e un anfiteatro a Nyumbani, un villaggio presso Kwa Konza, nella provincia di Kitui . Nel villaggio è stato anche inaugurato a fine gennaio un nuovo acquedotto, il cui primo getto d'acqua è stato salutato con viva gioia dai sui abitanti. Il completamento della costruzione dell'acquedotto ha permesso l'arrivo di centinaia di bambini e anziani, da tempo in attesa di sistemarsi nel villaggio: la mancanza d'acqua aveva finora impedito questo trasferimento. Secondo il governo di Nairobi e le Nazioni Unite, sono 3,5 milioni le persone a rischio a causa della drammatica siccità che sta sconvolgendo il Kenya, in particolare il nord, il nord est e l'est del paese. Agenzie deii'Onu e governo del Kenya hanno lanciato un appello per la raccolta di 230 milioni di dollari in aiuti da inviare alle popolazioni colpite dalla carestia. {Fides) Fino a qualche anno fa, le traduzioni della bibbia disponibili in Corea erano tutte opera di autori protestanti . Dal mese di ottobre 2005 e dopo ben 17 anni di studio, è iniziata la pubblicazione di una nuova traduzione del testo sacro basata esclusivamente sul lavoro di biblisti e studiosi cattolici . Inutile sottolineare l' importanza che tale opera riveste nel contesto della comunità cattolica di questa nazione asiatica. In coreano, bibbia si dice «seonggyong», )etteralmente, «testi sacri». Durante il processo di La Chiesa d nel mon o traduzione, è stata data priorità alla fedeltà verso il testo biblico originale, in modo da superare eventuali imperfezioni che presentava la precedente versione ecumenica, di facile lettura e comprensione, ma non troppo rispondente al senso originale del testo biblico. Attraverso infiniti incontri di lettura e comparazione della traduzione con i testi originali ebraico e greco, si è arrivati ad una versione finale che vuole essere fedele al testo originale e, nello stesso tempo, scritta in un elegante coreano contemporaneo. {Consolata.org) molto più vivi (in percentuale) rispetto a quelli europei: almeno il 50% di essi frequenta la messa alla domenica; i nuovi battezzati (in maggioranza adulti) crescono del5% all'anno. In più -come dimostrano le statistiche del nuovo Annuario Pontificio- in Asia si registra una crescita del clero e del personale religioso (+ 1.422 nel 2004), mentre nello stesso periodo i[l Europa vi è un calo di 1.876 unità. E perciò probabile che in un non lontano futuro vi saranno sacerdoti asiatici missionari in Europa. L'Asia per la chiesa è il continente del futuro, non solo come personale, ma anche come campo di evangelizzazione: quasi - -------------i metà della popolazione asiatica è costituita da giovani al di sotto dei 25 anni; essa è il luogo dove vive 1'80% dei non cristiani nel mondo. In tutto ciò Benedetto XVI segue l'intuizione - - ------------1 che aveva dominato Giovanni Paolo 11, quando continuava a ripetere che «l'Asia è il nostro comune compito per il terzo millennio». Infine, va sottolineato che Hong Kong, Seoul e Manila sono i luoghi dove è potente un'attenzione ai poveri, frutto della «fantasia della carità» citata nell'ultima enciclica del papa, che ricerca una via cristiana alla giustizia sociale dopo il fallimento dell'ideologia marxista. La scelta di Benedetto XVI di creare tre nuovi cardinali asiatici, porta a 20 la rappresentanza di questo continente nel concistoro, alla pari con i numeri del Nordamerica. Il rinfoltimento dell'Asia appare ancora più significativo se si pensa che con queste nuove nomine il papa ha scelto Hong Kong, Seoul e Manila invece di Parigi, Barcellona e Dublino, tradizionali sedi cardinalizie. È chiaro che la scelta del pontefice non si basa sui numeri : i cattolici di Hong Kong (3,5%), Corea del Sud (6,6%) e Filippine (83%, unico paese a maggioranza cattolico in Asia, assieme alla piccola Timor Est), sono quasi un nulla a confronto con le per- {Asia News) centuali europee. Vero è che queste 1 diocesi asiatiche sono quelle a per- : p adre Elie Koma, un gesuita buruncent~al~ maggiore in tutto il continen- : dese di 59 anni, è morto a causa te astahco, che stagna a una percen- : di tre o più proiettili che lo hanno coltuale dell' 1-2% della popolazione. Il 1 pito sulla strada tra Kanyosha e la punto è che i cattolici asiatici sono : sua comunità del Lycée du Saint-E- ____,..• sprit a Kamenge, quartiere della capitale Bujumbura, durante un conflitto a fuoco tra esercito e malviventi (o imprecisati miliziani) che stavano saccheggiando un deposito di bevande. Padre Koma stava tornando verso la capitale, alla sua comunità, quando si è trovato nel bel mezzo della sparatoria. Il suo corpo è stato trasportato all'obitorio dell'ospedale King Khaled di Bujumbura. Entrato a far parte dei gesuiti nel1967, -----------------------------------------------------------------~--· 8 • MC APRILE 2006
padre Koma era stato ordinato sacerdote nel l 980 ed era molto noto per la sua attività di direttore di «esercizi spirituali»; da tre anni era responsabile della nuova chiesa che i gesuiti hanno costruito a Kamenge, una delle aree più povere della capitale, da tempo impegnata in programmi di ricostruzione e riconciliazione dopo la drammatica esperienza del genocidio. {Misna) una delle delegate. Ciò confermerebbe la teoria secondo cui alcuni nonsudanesi, in passato, hanno usato il _ _ __...___..,..._...._....___. conflitto religioso per ottenerne un vantaggio e piantare i semi della diffidenza tra musulmani e cristiani. Nelle conclusioni del workshop, si sottolinea la necessità di accrescere tra i giovani la consapevolezza dell'importanza del dialogo tra cristiani e musulmani. Il conflitto in Sudan -che ha provocato 4 milioni di sfollati e circa 2,5 milioni di vittime dal 1983 al 2005 - è stato spesso descritto come uno scontro tra il nord musulmano e il sud a maggioranza animista e cristiana, mentre è noto che tra i suoi motivi vi sono anche cause economiche (lo sfruttamento degli enormi giacimenti di petrolio) e sociali (le rivendicazioni indipendentiste dei ribelli del Sud Sudon). L'accordo di pace del gennaio 2005 introduce un'equa spartizione delle risorse petrolifere e un'ampia autonomia per i territori meridionali, in vista di un referendum per l'indipendenza entro 5 anni . Continua la campagna persecutoria dell'Associazione patriottica deii'Hebei per bloccare e controllare la chiesa cattolica «sotterranea» cinese. È di fine marzo la notizia dell'arresto, awenuto il mese precedente, di due sacerdoti sotterranei, Lu Genjun, 44 anni, e Guo Yanli, 39 anni. Fonti cinesi di Asia News dicono che fadre Lu Gen jun svolge da tempo i ruolo di vicario episcopale in una regione nella quale in passato sono scomparsi tre vescovi: mons. Han Dingxian, vescovo non ufficiale di Yongnian, mons. G iacomo Su Zhimin, ordinario della diocesi di Baoding, e mons. Francesco An Shuxin, ausiliare di Baoding, arrestato e scomparso nel 1997. 1118 novembre scorso sono stati arrestati anche 6 preti cattolici della diocesi di Zhengding. l due sacerdoti sono stati presi dalla polizia il 17 febbraio, alla stazione di Baoding, dove erano andati ad attendere un amico. Dopo l'arresto, padre Lu è stato condotto in una località sconosciuta, mentre padre Guo è stato portato al centro di detenzione provinciale di Xushui. Padre Lu, sacerdote dal 1990, è stato già arrestato tre volte. L'Hebei è la regione della Cina con la massima densità di cattolici (oltre 1,5 milioni), dove i cattolici non riconosciuti dal governo sono forte maggioranza. Fidel Castro avrebbe invitato Papa Benedetto XVI a visitare Cuba. Lo ha rivelato il card. Renato Martino, presidente del «Consiglio pontificio di giustizia e pace», che si è incontrato con ellfder maximo in febbraio, durante una visita a Cuba per presentare il Compendio della dottrina sociale della chiesa. L'incontro ha avuto ampio spazio nel palinsesto televisivo cubano e nella stampa centroamericana. Il cardinale ha anche sottolineato che il colloquio, durato più di due ore, si è incentrato sulla relazione tra religione e società, gli aspetti cruciali della politica internazionale e interna che hanno come oggetto, l' istruzione, la salute, la libertà di culto, iniziative culturali e le condizioni della chiesa nell'isola e nei Caraibi . {Zenit} ~~Noi, cristiani e musulmani del ' ' Sud Sudan, siamo un popç>lo unico nella nostra madre patria». Euna delle conclusioni alle quali sono giunte le donne che hanno partecipato a un seminario di due giorni a Juba, capitale del Sud Sudan, dopo la fine dell'ultraventennale conflitto. «Ouando i problemi vengono provocati dall'esterno, i giovani sono istigati a usare divisioni sulla base dell'odio e della vendetta, senza rendersi conto che siamo tutti uguali», ha detto {Misna) {Asia News) Presentato a Papa Benedetto XVI l'Annuario Pontificio 2006, volume che raccoglie ogni sorta di informazioni sullo stato attuale della chiesa cattolica: vescovi, diocesi, congregazioni religiose, universHà cattoliche ealtre realtà ecclesiastiche. Secondo l'Annuario, nel periodo tra il 2003 e Il 2004 l cattolici nel mondo sono passati da 1.086 a 1.098 milioni, con un incremento assoluto di 12 milioni di fedeli. !:Annuario Pontificio mostra pure che, dopo la crisi degli ultimi decenni, «la tendenza alla crescHa del numero di sacerdoti nel mondo è proseguHa anche nel 2004», moslrando un aumento di 441 unHà. Anche i candidati al sacerdozio, diocesani ereligiosi, presentano un'evoluzione posHiva. Questo vale a livello mondiale, perché per i singoli continenti le dinamiche sono differenziate: mentre in Europa negli ultimi anni il declino è apparsa evidente, Africa eAsia continuano a dimostrare un'incoraggian1e vHaiHà di vocazioni. (lenii) MC APRILE 2006 • 9
MISSIONI CONSOLATA 5 iamo atterrati a Gibuti il15 settembre 2004:tre missionari e quattro suore della Consolata. Dopo un'accoglienza calorosa, il vescovo mons.Giorgio Bertin ci ha accompagnato alla nostra sistemazione: i missionari nella casa una volta appartenuta ai fratelli delle Scuole Cristiane con annessa scuola «La Salle»; le suore nell'abitazione che fu dei cappuccini, nel quartiere Boulaos. Per meglio acclimatarci e guardarci attorno, il vescovo ci affidò al suo vicario episcopale, che per alcuni giorni ci fece conoscere la città e ci introdusse nella nuova realtà della nostra missione tra i musulmani.A 15 giorni dal nostro arrivo éravamo già allavoro:fratel Maurizio Emanueli destinato a diventare direttore della scuola La Salle; padre Mathieu Kasinzi incaricato di seguire la comunità etiopica, oltre a intraprendere lo studio dell'arabo, per approfondire la conoscenza dell'islam e pre- ' pararsi a un compito futuro più specifico di dialogo con i musulmani; il sottoscritto è stato incaricato di dirigere la Caritas diocesana. Alle suore il vescovo chiese la disponibilità nel campo sociale e sanitario. Due di esse, Dorota e Redenta, furono subito assunte dal ministero della Sanità come infermiere in un ospedale della cooperazione italiana, nella periferia della città.Suor Anna iniziò la sua collaborazione nella Caritas e suor Celia fu destinata a prestare il suo servizio in una struttura statale per ragazze orfane. A dire il vero, il primo impatto non è stato facile. A parte il vescovo e i pochi sacerdoti che operano in questo paese, a Gibuti non abbiamo trovato una comunità cristiana ad attenderci.Anche se la presenza dei francesi è rilevante, si tratta di persone di passaggio, che rimangono un anno o due e poi se ne vanno.Equesto ci ha fatti sentire un po' soli. La gente, poi, all'inizio non era molto affabile: sembrava distante e non dava confidenza. Bisogna mettere nel conto anche il problema della lingua: la maggioranza della popoDa sinistra, padre Mathieu Kasinzi, frate/ Maurizio Emanueli, suor Redenta Maree Nabei, padre Armando 0/aya, suor Celia Cristina Baez, suor Dorota Mostowska esuor Anna Bacchion. 1111 1111 111111 lazione non parla il francese, ma solo il somalo e un poco l'arabo. CON LA CROCE••. NASCOSTA A un anno di distanza ci siamo inseriti a pieno nel nostro ambiente di lavoro e non ci sentiamo più tanto soli. Fratel Maurizio, dopo un anno di tirocinio sotto la guida della preside, ha fatto amicizia con gli insegnanti, con i genitori degl i studenti e sta assumendo la piena responsabilità della scuola; padre Mathieu continua a studiare l'arabo e segue la comunità etiope; il sottoscritto ha tessuto relazioni con quelli che lavorano alla Caritas,che sono musulmani,e con i responsabili delle associazioni locali che vengono a chiederci aiuti. Sono nate delle belle relazioni personali, non so ancora se per vera amicizia o per interesse; tuttavia ho avuto l'opportunità di entrare nelle loro case e di prendere il tè o una bibita con loro, godendo di un'ospitalità semplice, ma genuina. Succede anche questo: un signore molto gentile mi invitò a conoscere il porto, suo posto di lavoro. Mentre ci recavamo sul luogo, con molto rispetto mi chiese di nascondere sotto la camicia la croce che portavo al petto. Discorrendo mi spiegò il perché:tutti sapevano che lui era musulmano,mentre io, con il mio crocifisso, mi dichiaravo pubblicamente cristiano; al vedermi in mia compagnia, i suoi amici avrebbero pensato male di lui, cioè, che volesse convertirsi al cristianesimo. Lo stesso fatto mi capitò con un giovane che lavora alla Caritas:accompagnandomi un giorno a cercare dei ragazzi di strada, mi chiese di nascondere il crocifisso sotto la camicia, altrimenti la gente l'avrebbe criticato. Di solito vado in giro con la croce ben visibile sul petto, ma nessuno fino ad ora mi ha detto nulla, per il fatto che sono un europeo. Ma un prete africano che, in passato, portava pure lui la croce sul petto, ricevette le rimostranze della gente, perché, nell'immaginario comune, essendo africano, doveva essere anche musulmano. Alla Caritas vengono molte persone per chiedere aiuti di vario genere; persone che poi ritornano e con le quali cerco di attaccare bottone. Ne nasce così un dialogo amichevole, che riprende ogni volta che tornano.Una di queste, che viene con una certa frequenza, un giorno mi disse: «Mi piace dawero venire a chiacchierare con te; però mi sento ~- ---------------------------------------------------- ---- ------------------------------------- MC APRILE 2006 • 11
Il GIBUTI tanto triste al sapere che tu non andrai in paradiso».«Ma come- dico io -,perché non andrò in paradiso?». «Sì,- risponde- perché tu non sei credente». Sono parole che esprimono sincero apprezzamento. Il giorno in cui sono partito da Gibuti per venire in Italia, mi salutò secondo il costume del luogo: mi baciò la mano, quindi mi offrì la sua da baciare e portare al petto.Fui sorpreso da tale saluto, perché è riservato solo alle persone considerate vicine e amiche. Ciò significa che mi sente vicino, mi consi1 dera amico e, da vero amico, desidera che anch'io vada in paradiso come lui. CARITAS PERTUTTI In linea di massima la Caritas si impegna nella realizzazione di progetti 1111 1111 11111111 a favore di situazioni umane di povertà nel senso più ampio della parola. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le associazioni locali con scopi culturali, sanitari e di sviluppo della donna, ecc. Molte di esse sono riconosciute dallo stato e, anche se sono realtà interamente musulmane, vengono a chiedere aiuto alla chiesa cattolica tramite la Caritas. Mi presentano dei progetti e discutiamo insieme sulla loro fattibilità. Ultimamente, per esempio, abbiamo preso in considerazione la formazione di una cooperativa di pesca, la costituzione di una biblioteca di quartiere, l'alfabetizzazione di ragazzi che hanno abbandonato la scuola. Questi progetti, poi, vengono sottomessi al comitato direttivo della Caritas, presieduto dal vescovo, che decide l'approvazione o meno del progetto. Di queste associazioni ce ne sono circa 2 mila nella capitale e tutte conoscono e apprezzano la Caritas perché sanno che aiuta e finanzia i loro progetti. In passato la Caritas ha svolto un programma di formazione per i rappresentanti delle associazioni, per insegnare alcuni elementi base per il loro funzionamento: spirito associativo, come pianificare un progetto, come mantenere la contabilità, ecc. Una iniziativa che intendiamo riprendere. Per questo ho organizzato 1 un incontro con esponenti delle associazioni sorte negli ultimi tempi, a cui hanno risposto una sessantina di persone: tutte si sono dichiarate interessate a continuare tale programma. Tale assenso sottintende il loro vero interesse, cioè, che la Caritas sostenga i loro progetti; sanno, infatti, che non otterranno il nostro appoggio se i loro progetti non garantiscono un certo grado di successo. Il mio compito, quindi, è di esaminare e discernere quali sono le situazioni di povertà in cui la Caritas può intervenire, studiarne i contorni, la fattibilità e il processo di ogni progetto. Ogni giorno c'è la processione di persone che vengono a chiedere aiuti: vestiti,medicine, soldi per pagare l'affitto... Per questi casi, la Caritas non ha un fondo apposito; ma, dietro mia insistenza, da qualche mese il vescovo ha stabilito una piccola riserva a cui posso attingere per venire incontro a queste richieste spicciole di aiuto. La maggior parte di queste persone parlano solo amarico, oromo e altri idiomi, per cui è difficile intendersi: dobbiamo cercare qualcuno di passaggio che parli la loro lingua e faccia da interprete. Il fattore linguistico è ancora uno dei problemi più sentiti nel nostro lavoro, perché impedisce il dialogo diretto, limita la possibilità di creare relazioni con le persone. l BAMBINI DI STRADA Uno dei programmi della Caritas 1 diocesana si occupa dell'assistenza ai bambini di strada, quasi tutti etiopici. Arrivano a Gibuti illegalmente; Gibuti: il porto, la cattedrale e baracche alla periferia della città. ~--·--·---------------------------------------------------------- ------------------------------- 12 • MC APRILE 2006
MISSIONI CONSOLATA 1111 111111 1111 Superficie: 23.200 kmq. Popolazione: 721 .000 (stima 2006) Gruppi etnici: afar (47%) e issa (37%), con presenze di francesi, yemeniti, etiopi, greci, pakistani . Capitale: Gibuti . Moneta: franco di Gibuti . Lingua: afar e issa (somalo), francese (ufficiale), arabo (religiosa). Religione: musulmana sunnita (97,8%); cristiani (2,2%) . Alfcìbetizzazione: 65% della popolazione adulta. AspeHativa di vita: 45,7 anni . PIL: 900 dollari pro capite. Forma di governo: repubblica; presidente lslail Ornar Guelleh dal1999, rieletto nel 2005; primo ministro Dileita Muhammad Dileita dal2001, rieletto nel2005. Risorse economiche: le attività rilevanti riguardano il porto franco di Gibuti e i servizi forniti alla guarnigione francese. Altre attività: agricoltura (pomodori e limoni), pesca, allevamento (bovini, ovini, caprini, asini, cammelli) e alcuni minerali. cercano di soprawivere chiedendo l'elemosina o facendo qualche lavoretto. Spesso la polizia li arresta, li picchia, li mette in prigione per qualche giorno; poi li espellono por- ' tandoli alla frontiera; ma pochi giorni dopo sono di nuovo in città. In passato la Caritas si era molto impegnata per farli studiare in Etiopia e per trovare qualche lavoretto nel proprio paese, nella speranza che non tornassero a Gibuti. Ma l'iniziativa ha dato scarsi risultati. Ora questi ragazzi vengono a cercare aiuto alla Caritas. Ce ne sono sempre una ventina che mangiano e dormono nella nostra sede; soprattutto diamo loro assistenza sanitaria nella nostra sede o portandoli all'ospedale se ne hanno bisogno. Se sono presentati dalla Caritas,l'ospedale li accoglie e cura gratuitamente. Suor Anna, che presta il suo servizio tutti i pomeriggi nella sede della Caritas,si occupa dell'aspetto sanitario e lo svolge molto bene. Ha preso contatto con un ospedale militare, riservato ai soli francesi: la suora può entrare liberamente per chiedere di ricoverare qualcuno e cercare medicine per il nostro ambulatorio. LA NOSTRAMISSIONE Le forze pastorali della diocesi sono composte da sei sacerdoti, due fratelli, quattro laici e una ventina di suore di varie congregazioni. Per tutti l'attività principale consiste nella testimonianza della carità. Non avendo una comunità cristiana da accudire, ci manca l'aspetto pastorale e ci domandiamo come vivere la nostra realtà di preti in un paese musulmano. Ma anche a questo ci stiamo adattando, cambiando il nostro modo di esprimerci. t chiaro che non possiamo usare lo stesso linguaggio con cui si parla a un cattolico; dobbiamo tenere sempre presente che stiamo parlando con un musulmano. Un credente in ogni caso. Questo si nota molto nel linguaggio inframmezzato continuamente da espressioni tipo «inshal/à, inshaflà» (se Dio lo Una famiglia della periferia di Gibuti. vuole) e «grazie a Dio». Oltre che con il linguaggio, sempre infarcito di espressioni religiose, la gente manifesta la loro religiosità nella vita pratica: le cinque chiamate alla preghiera che il muezzin lancia dal minareto ogni giorno, a cominciare dalle 3,30 del mattino, ci ricordano che ci troviamo fra un popolo religioso. Equesto significa che non siamo caduti in un mondo secolarizzato in cui non si può parlare di Dio. Magari nel mondo cristiano si può parlare di Dio solo in chiesa; qui lo si può fare in qualsiasi occasione. Con un po' di fantasia si può fare MC APRILE 2006 • 13
Il GIBUTI 1111 1111 11111111 anche animazione missionaria. Nel mese di gennaio, per esempio, abbiamo celebrato due giornate dell'«infanzia missionaria»: l'una per i ragazzi nella scuola La Salle, l'altra per le ragazze in quella di Boulaos. Naturalmente, essendo in un paese musulmano,abbiamo cambiato i termini, chiamandola «giornata dell'infanzia solidale». Abbiamo spiegato il significato di solidarietà e uguaglianza, dicendo loro che tutti i bambini e bambine ·del mondo sono amati da Dio, per cui sono uguali, hanno gli stessi diritti e doveri, soprattutto, hanno diritto a un'infanzia felice. Ciò diventa possibile quando ognuno di loro condivide il poco che ha per creare la «grande amicizia» di tutti i bambini. La risposta di alunni e genitori è stata commovente:tanti sono venuti alla celebrazione portando cibo, soldi, vestiti e materiale scolastico, che poi abbiamo distribuito ai bambini più poveri di Gibuti. Per il resto, viviamo il nostro sacerdozio celebrando ogni mattina la messa per le suore. Epoi solennizziamo il fine settimana. li venerdì a Gibuti è come la domenica per noi: non si lavora e anche la Caritas è chiusa. li giovedì pomeriggio e il venerdì sono il nostro fine settimana.Questo, a dire il vero, non l'ho ancora assimilato. Nella città di Gibuti ci sono solo due luoghi di culto cattolico: la cattedrale e una cappella. li venerdì, alle 8 del mattino, celebriamo nella cappella la messa a cui partecipano una cinquantina di fedeli: di solito sono etiopi, indiani, qualche cattolico francese. La domenica è giorno di lavoro; ma alle 7 di sera, in cattedrale, Incontro del personale missionario presso la cattedrale di Gibuti. concelebriamo la messa con il vescovo, a cui partecipano circa 200 persone. Fuori della capitale ci sono tre paesini in cui operano delle comunità missionarie e dove, a turno, si celebra il sabato o la domenica. LE NOSTREGIOIE Un giorno una mamma portò alla Caritas la sua bambina paralizzata, a causa di una brutta caduta, diceva lei. Ma all'ospedale scoprimmo che la madre ci aveva mentito: la bambina era paralizzata dalla nascita. Vera, però, era la sofferenza di quella mamma nel vedere la sua bambina in quello stato. Si era messa in testa che certamente qualcuno avrebbe potuto fare qualcosa per guarirla.Cercammo di aiutarla come ci era possibile: le feci qualche visita, portando dei vestiti per la bambina e altre cose utili. Alcuni mesi fa, quando dovetti ricoverarmi per qualche giorno all'ospedale militare, la donna venne a visitarmi, ma non la lasciarono passare, essendo il controllo molto severo, specie per la gente del luogo. Quando tornai a casa, trovai una bottiglia di succo di frutta, una di latte, frutta di vario tipo e altre cibarie: non avendo potuto portarle all'ospedale, la signora me le ha fatte trovare nella nostra abitazione. Efu una gradita sorpresa: non mi aspettavo tanta riconoscenza e gentilezza da una donna musulmana, per di più povera. A volte i musulmani mantengono le distanze verso di noi; altre volte siamo noi a tenerle nei loro confronti. Ma episodi come questo mi fanno capire che è possibile stabilire una relazione di amicizia che va al di là della razza, nazionalità e religione.Questo è un piccolo fatto che mi aiuta ad avere fiducia nella missione che stiamo facendo. Naturalmente le motivazioni più profonde per la nostra presenza in un ambiente musulmano hanno ral giovani sono il futuro dello stato di Gibuti. A destra, danza di alcune alunne della scuola La Salle per la festa di fine anno.
MISSIONI CONSOLATA dici più profonde, che sono l'eucaristia e la vita comunitaria. Consorelle e confratelli della Consolata abitiamo a quindici minuti di distanza. Ci troviamo insieme tutti i giorni per la messa. Abbiamo stabilito un piccolo programma di vita comune, anche se non abbiamo, per il momento, un vero lavoro d'insieme, tranne quello nella sede della Caritas, che è molto limitato. Oltre a fare insieme il ritiro mensile, ci ritroviamo ogni l 5 giorni per scambiarci impressioni, esperienze e aggiornare eventuali momenti di collaborazione. Personalmente ho un altro sbocco per esercitare il mio ministero , sacerdotale. Ogni sabato vado a celebrare l'eucaristia in un centro a l 30 km da Gibuti, per una piccola comunità formata da quattro fratelli delle Scuole Cristiane e due laiche consacrate, che gestiscono un centro di formazione. Dovendo lavorare la domenica, celebriamo la messa il sabato sera. 1111 1111 111111 È scomodo dovere uscire alle due del pomeriggio, con un sole che spacca le pietre, attraversare in auto un deserto interminabile di pietre nere per essere da loro alle sei, ma lo faccio volentieri, perché è una celebrazione ben preparata e partecipata. La preparazione è fatta a turno da un fratello, che pensa a tutto: letture, canti, preghiere dei fedeli... come se fosse una grande comunità parrocchiale. Si sente che l'eucaristia è davvero sentita e vissuta in profondità. Queste sono le piccole gioie della vita apostolica in un paese musulmano.ln questo senso dobbiamo proprio ringraziare il vescovo che ha saputo fare dell'eucaristia il centro della missione, celebrandola con solennità e il massimo della partecipazione nella cattedrale. Egli ci tiene molto alla vita liturgica della nostra diocesi e la anima con l'adorazione, la via crucis e tutte quelle pratiche che contribuiscono alla vita spirituale dei fedeli. PER IL FUTURO La nostra presenza in ambiente islamico vuole essere pure un laboratorio di esperienze da condividere con le altre regioni dell'Africa in cui i missionari della Consolata sono a contatto con il mondo musulmano. Per ora gli scambi e contatti si sono limitati all'invio di qualche breve relazione sulle nostre esperienze; in cambio abbiamo ricevuto tanti incoraggiamenti. Ma è tempo di dare nuovo impulso alla nostra presenza a Gibuti e ad approfondirne il significato. li vescovo mons. Bertin è pienamente d'accordo con il nostro progetto di dialogo con l'islam; anzi, ci ha esortati ad estenderlo anche alle confessioni cristiane, cioè agli ortodossi e protestanti presenti nel paese. A un anno e mezzo dal nostro arrivo, abbiamo messo tanta carne al fuoco, insieme a tante speranze per ilfuturo. • . ·---------------------------------------------------------------------------------------------- MC APRILE 2006 • 15
FRATELLO NELLE PICCOLE COSE Il messaggio del vangelo, rivolto ai piccoli e agli umili della terra, è stato il centro della vita di padre Joseph Otieno, keniano, uno dei primi missionari della Consolata ad essere inviato in Corea del Sud. È morto durante un evento sportivo, tradito dal suo cuore .....,._ ______________________-! grande, sempre aperto alle U na fredda domenica,di quel 18 dicembre.Ma il rigore dell'inverno coreano non aveva impedito a padre Joseph di calzare le scarpette e, approfittando dell'assenza di impegni parrocchiali,di prender parte alla «maratonina» di Seoul, una competizione organizzata per beneficienza.Trentun anni compiuti in maggio, fisico scattante ed asciutto, Joseph,da buon keniano,amava correre al punto che, in estate, si era iscritto al SeoulSynergyRunning Club, un'associazione sportiva per patiti della corsa a piedi. Era un atleta ed era allenato. Per questo motivo la telefonata che ne annunciava la morte (awenuta sull'ambulanza che lo portava d'urgenza all 'ospedale dopo che si era accasciato nel mezzo della gara) è suonata come assurda. Sgomento, incredulità, shock sono stati i sentimenti di tutti.Come poteva esser Joseph quell'atleta che si era accasciato al bordo della strada? Ci siamo precipitati all'ospedale di Sadang,ancora increduli, ma abbiamo dovuto arrenderci all'evidenza. Era proprio lui,Joseph...e il dolore ha avuto la meglio sull'incredulità.Abbiamo pianto. Il corpo di Joseph è stato trasportato il lunedì 19 dicembre all'ospedale della Sacra Famiglia di Bucheon, vicino a casa nostra. Enello stesso luogo è stata allestita la camera ardente. Fin dalle prime ore del pomeriggio, incessante è stato l'afflusso di fedeli, di religiosi e religiose, di persone che avevano conosciuto Joseph. La classica cantilena ritmata delle preghiere per i defunti che si usano nella chiesa cattolica coreana ha fatto da sottofondo continuo per due giorni, fino alla messa di esequie.Tutta la nostra 16 • MC APRILE 2006 comunità era mobilitata, inclusi gli studenti e le signore del nostro «Gruppo Amici Ime», che sono state ancora una volta meravigliose nel loro impegno e nella loro vicinanza. Intanto, le cose, per quanto riguardavano il funerale, si stavano complicando.Ci voleva un permesso da parte dell'Ambasciata del Kerya, che forse non sarebbe arrivato presto. Ci siamo visti costretti a fare la messa esequiale,il mercoledì 21 dicembre, sapendo già che avremmo dovuto poi riportare il corpo del nostro Joseph all'ospedale, in attesa della sepoltura. Alle l 0.00 del mattino, la chiesa parrocchiale di Yokkok-2-dong, (la parrocchia alla quale territorialmente apparteniamo) era piena colma di gente (400-500 persone), senza contare i celebranti, che erano una ventina.Abbiamo cercato conforto nella parola di Dio, che ci ha accompagnato attraverso i vari stadi dell'incredulità,del dolore e della rabbia per questa tragedia, fino a portarci alla certezza che niente puo'mai separarci dall'amore di Dio mostratoci in Gesù. Abbiamo letto la morte di Joseph esigenze della gente che il Signore aveva chiamato a servire. Così lo ricordano i suoi compagni di missione. come quella del chicco di grano che, caduto in terra, muore come condizione per portare molto frutto. Sì, Signore: la vita di Joseph era già donata alla missione, alla Corea, ai fratelli e sorelle di questo paese, e quindi la sua morte non fà altro che rendere quella donazione definitiva, efonte di molto frutto. Il permesso di sepoltura che attendevamo giungesse dall'Ambasciata del Kenya si faceva attendere ed è giunto solo il4gennaio.Due giorni dopo ha avuto luogo la messa di funerale,attesa da più di 250 persone e in cui il vescovo di lncheon, mons.Choi Kisan Bonifacio, ha ricordato ai presenti che anche Andrea Kim-Dae Gong, primo sacerdote e martire coreano era morto giovane,
per non parlare dello stesso Gesù. Ha anche affermato che attraverso questa morte il Signore ci ammonisce, invitandoci tutti a tendere incessantemente alla santità. Nel 2002, Joseph Otieno aveva raggiunto la Corea, sua prima destinazione missionaria, insieme ad altri due sacerdoti missionari africani. Dopo i primi anni della formazione e del noviziato, tutti vissuti in Kenya,aveva studiato teologia in Inghilterra, presso il Missionary lnstitute di Londra. Chi ha avuto modo di incontrario in quegli anni lo ricorda come una persona semplice e umile ma, nello stesso tempo, molto affabile. Attento agli studi e alle sue responsabilità, che sempre assumeva in prospettiva al futuro missionario,Joseph non disdegnava momenti di sana vita sociale che gli permettevano di awicinare la gente in modo più informale espontaneo. Davanti a un bel boccale di Guinness,sovente condiviso con il parroco di Whetstone (la comunità dove per 4 anni ha prestato servizio pastorale),Joseph si relazionava con gioia con i giovani che incontrava. In parrocchia, fino al momento della sua ordinazione diaconale,aveva contribuito non poco a rawivare le celebrazioni,grazie alla sua abilità nel suonare le percussioni. l giovani gli volevano bene, proprio per quell'approccio semplice e immediato, che gli aveva conquistato la simpatia di tutti, anche all'università. Joseph era generoso, emetteva sempre gli altri prima di sé. Era anche modesto nel suo stile di vita e rispettoso di tutti, sicuro delle sue idee, ma estremamente aperto aquelle degli altri. Una volta ordinato diacono, a lui e aaltri tre compagni fu chiesto se volevano essere i primi missionari africani ad andare in Corea: era sicuramente una grande sfida. Joseph chiese un tempo per riflettere e per prendere una decisione. Era coraggioso e amava cimentarsi con l'awentura. Passato il periodo di riflessione, rispose di sì. Del resto, questa risposta era perfettamente in linea con lo stile della sua persona. Era molto cosciente delle sue radici culturali, che venivano espresse in modo particolare nella danza e nella musica, come pure nella prontezza a partecipare ad ogni tipo di conferenza e riunione. Ma il suo mondo andava ben oltre, verso quegli spazi infiniti che solo la missione può aprire. Q uattro vescovi erano intervenuti all'ordinazione di Joseph, il l 4 ottobre 2001 ,a Nairob ( enya). Prendeva il via in quel momento il ministero che avrebbe caratterizzato la sua breve esperienza presbiterale,quello di «lavare i piedi agli altri». Sempre diceva che «il sacerdozio è per il servizio». Questo, unito a una gentilezza del tutto speciale nelle sue relazioni con gli altri; gentilezza che non era debolezza, ma qualcosa di grande e vero, una tenerezza che toccava il cuore della gente in profondità. Una volta giunto in missione, dopo essersi dedicato allo studio della difficile lingua coreana, Joseph era entrato afar parte della comunità di Kuryong, una baraccopoli nel cuore della capitale, manifestando da subito la decisione avivere la sua vocazione missionaria tra i poveri. Anche in questo contesto era emerso il suo cuore semplice e buono, che gli aveva permesso di adattarsi con piacere afare i piccoli servizi che l'uso ancora limitato dell'idioma gli consentiva di prestare. Insegnava inglese a Pagina accanto: messa in suffragio di padre Joseph Otieno concelebrata dai confratelli della Consolata in Corea. Asinistra, il vescovo di lncheon, mons. Choi Chisan Bonifacio. qualche ragazzotto della zona eaiutava le «nonne» del quartiere, rendendosi utile in qualche piccolo lavoretto. A più di uno questa sua disponibilità era suonata come una pazzia. Ma come? Uno straniero, sacerdote per di più, adattarsi a incombenze come andare a fare la spesa al supermercato per qualche anziano che non avrebbe avuto la possibilità di muoversi! Quando uno dei parrocchiani espresse ad alta voce questo sentimento, la risposta di Joseph fu evangelicamente disarmante: «Siamo venuti qui per servire e aiutare nelle piccole cose che possiamo fare...». T re giorni soltanto prima della sua prematura scomparsa,Joseph era stato chiamato ad aiutare in parrocchia nella celebrazione del sacramento della riconciliazione. Una signora si era recata da lui per la confessione ed era stata così toccata dal calore e dalla comprensione di quel sacerdote africano che, il giorno seguente, aveva lei stessa accompagnato due altre persone presso la casa dei missionari della Consolata, affinché potessero ricevere da Joseph la pace e la gioia del perdono. La tristezza per la sua morte lascerà il segno per lungo tempo, questo è certo. Eppure è viva in noi la profonda sensazione che il Signore, con la sua grazia, ha preparato Joseph a incontrasi con lui. La semplicità della sua vita testimonia con i fatti questo suo essere pronto. Sentiamo con forza che·la sua morte è un seme di vangelo, un esempio da ricordare evivere. Riposa nella pace del Signore,Joseph,e intercedi per noi dal cielo, affinché sappiamo portare avanti bene la missione alla quale anche tu avevi cominciato a partecipare con entusiasmo. Ricordati che stiamo aspettando i < frutti»che la tua morte non può non portare. Non resta che esprimere «santo orgoglio»per come tutta la nostra comunità (inclusi gli studenti) ha reagito aquesta improwisa tragedia: con dignità, profonda partecipazione, unità e totale disponibilità da parte di tutti. Econstatare ancora una volta come la gente ci voglia bene, e come tutti abbiano fatto dawero del loro meglio per aiutarci. • MC APRILE 2006 • 17
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=