MISSIONI CONSOLATA fatti il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,42-45). Il suo regno veramente non è di questo mondo (dGv 18,36)! Un re che viene su un asino non incute terrore, ma ispira mitezza, perché si presenta sulla cavalcatura usuale che i contadini utilizzano ogni giorno. li re-messia è uno di noi che sta dalla nostra parte.Non viene per estorcere o per occupare, ma per servire il suo popolo e guidarlo con una politica di pacifico governo: «Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. li tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza» (Sal23/22,2-4). L/ asino si oppone anche all'uomo ottuso che non comprende la parola di Dio. L'episodio dell'asina di Balaam (d Nm 22,2335) mostra che, a differenza dell'uomo, questo animale sa scorgere la presenza dell'angelo di Dio, riconoNOTA STORICA rasino è un"1111111C1gine molto diffusa nel' arte medievale dei SIKt. XJI-XHI, che si nulre di bibbia e tradizioni aiJdaiche. In Franda l'asina è presente in varie cattaH: ~1 Nantes, Nevers, Slrasboura; è scolpito nel mpitalo del portale dala dtiesa di Melét e nelle Ioni di Saint-Denis; .-calt8drale di Rouen è raf. f9nto con t arpa fra le= Si travo fure sul pavimento a mosaico dale di Otranto e Bitonto. Nel2° millennio a.C., aUr di Caldeo (attuale Iran), l'asina muskante era simbolo di dolore per la I,IDrftn· za delle persone amate versa l'aldilà: d suo raglio è un grido straziante a sinaulta. In epoca med'11G, in Oaidente, diventa simbolo di cassurdità1. Alippo di Thaun desaivevo i presunluosi che definisce ilsulsi carne egli asini che suonano t ai'JIOI. Oggi dhmmo: un asino che vola. le CariaJ.. lure che ritraggono personaggi ecdesiastid o laici con grandi orecchil d'asina stannoasignificare i loro peccati d'orgoglio e SUII8rbia. Mela Franda del sec. Xli, l'asino era celebrato con 000 festa quasi cultuale: eia festa dell'asino,, in ricordo cielo fùga in Egitto di Moria col bambino Gesù. In quesla oaasione tosino wnivo condoHo in solenne processione al'alue, dove s"lllllinoahia nei momenli pres1obiliti carne era stato addéstrato afare. Inoltre dowva ragliare 3 volte dotJo che d sacerdote aveva pronunciato I"IIIVilo cBenetlicomus Dominlt e mentre d popolo rispondeva: cDeo gttllitlsl . In un manoscrilto del sec. Xl si legge che calla fine della messa i prete invece di pronunciare d rituale ite misso est, raglierà Ire volte; e in luogo di Oeo gratias d popolo rispOnderò Ire volte hi-ha). 111111 11111111 scendolo, mentre il suo padrone pretendeva di essere un «veggente» e parlare in nome di Dio. L'asina vede ciò che il «Veggente» non ascolta. Nella domenica delle palme la folla acclama Gesù come messia e lo accompagna nel suo ingresso in Gerusalemme, la «Figlia di Sion» (Zc 9,9); ma dopo tre giorni, davanti a Pilato che lo mostra e lo propone come loro messia (Cristo), la stessa folla griderà di crocifiggerlo: «Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo (unto/messia)?... Che farò di Gesù chiamato il Cristo? Tutti gli risposero: Sia crocifisso!... Che male ha fatto?...Essi allora urlarono: Sia crocifisso!» (Mt 27,17-23). Colui che si è presentato a dorso di un'asina, re pacifico e nonviolento, anche se crocifisso non può difendersi con gli eserciti all'uso del mondo:«Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai giudei; ma il mio regno non è di quaggiù» (Gv 18,36). Al contrario, egli è capace di dare la sua vita in cambio di un brigante. In aramaico «Barabba» significa «figlio di papà (bar-abbà), mentre Gesù di Nazareth è «il Figlio del Padre» (in aramaico:Bar-Abbà),anzi «I'Unigenito» (Gv 1,14.18;3,16.18; 1Gv 4,9), che è venuto per salvare tutti i «figli di papà» smarriti nelle strade del mondo, anche gli assassini, iterroristi, coloro che sono giudicati come feccia e rifiuto dell'umanità, , quelli che butteremmo tra le fiamme dell'inferno, perché abbiamo un senso della giustizia lontanissima da quella di Dio. In Dio, infatti, la giustizia è sinonimo di misericordia. Se il re-messia crocifisso fosse stato «giusto» alla maniera degli uomini, avrebbe dovuto invocare da Dio la vendetta contro i suoi carnefici e non avrebbe infranto la toràh:sareb- ' be dentro la logica legale dell'«occhio per occhio» (Es 21 ,24). Il Figlio dell'uomo, però, cavalca un'asina e, quando è crocifisso, prima di abbandonarsi totalmente nelle mani del suo «Abbà»,egli invoca il perdono di Dio sui suoi carnefici, come atto supremo di giustizia, perché soltanto nel perdonq awiene il superamento della colpa: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Le 23,34). Se fosse venuto sul cavallo avrebbe impugnato la spada, ma poi non avrebbe potuto imporre a Pietro di riporla nel fodero, perché la spada è l'emblema della violenza che chiama violenza (Mt 26,52) e non avrebbe potuto perdonare i suoi uccisori, ma avrebbe dovuto massacrarli. Egli al contrario sconvolge ogni sistema di ragionamento, capovolge la logica del «buon senso» e si presenta a dorso di un'asina,mite e pacifico, ponendosi come modello e come pietra di paragone:«lmparate da me che sono mite ed umile di Entrata della processione delle palme a Gerusalemme (2003). cuore» (Mt 11 ,29).1n questo modo s'identifica con tutti i poveri che lo avevano preceduto (dSof 2,3; Dn 3,87) e con tutti i poveri < figli di papà/barabba»,disperati, che sarebbero venuti dopo di lui. La discriminante della verità di Gesù è un'asina, la cui presenza ci rivela molto di più della personalità di Gesù di quanto non possiamo immaginare. Non ci resta che andare anche noi nel villaggio vicino a cercare un'asina con un puledro e farne un simbolo di credenti nel nostro re che viene «mite, seduto su un'asina» (Zc9,9;Mt21,5) . MC APRILE 2006 • 49
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