DOSSIER . Croce etiopica col motivo de/Sigillo di Salomone. egiziana, non accettarono le conclusioni del concilio e si separarono da Roma. È necessario chiarire che nessuna di queste chiese riconosce la dottrina strettamente monofisita di Eutiche, ma ritiene che in Cristo vi sia una sola natura, divina e umana allo stesso tempo. Viene affermato un monofisismo meno rigido di quello di Eutiche, che ha molti punti in comune con il duofisismo delle chiese calcedonesi. L'Etiopia, in quanto diocesi di Alessandria, ne seguì le sorti e rimase separata da Roma. Nel v secolo il cristianesimo continuò a propagarsi anche nelle campagne, soprattutto per opera di monaci venuti dall'oriente cristiano. In Etiopia sono venerati i «Nove Santi»; mentre l'attuale Eritrea sarebbe stata evangelizzata dagli Tsaddecàn, i giusti, alcuni resti dei quali si trovano nella chiesa di Baracnahà. Il cristianesimo etiopico sarebbe quindi diventato monofisita già nel v secolo ad opera di questi evangelizzatori. Alcuni studiosi tuttavia ritengono che il monofisismo sia entrato in Etiopia molto più tardi, e a riprova di ciò portano, oltre ad altre argomentazioni, il fatto che re Calèb, che regnò su Aksum nella prima metà del v1 secolo, è festeggiato come santo dalla chiesa cattolica il 27 ottobre. Verso la fine del VI secolo Aksum entrò in declino e l'Etiopia fu ben La croce di Zauditù, chiesa di Maria m Tsion, Aksum. 36 • MC APRILE 2006 presto accerchiata dall'espansione islamica. «Attorniati da ogni parte da nemici della loro religione, gli etiopi dormirono per un migliaio di anni, dimentichi del mondo che a sua volta li dimenticò» scrive lo storico Gibbon. DISPUTE TEOLOGICHE L'arrivo dei missionari gesuiti in Etiopia, nei sec. XVI-XVII, portò alla conversione al cattolicesimo, seppur per breve tempo, degli imperatori Ze-Dinghìl e Sussinios. Ma il loro arrivo innescò anche nel clero etiopico dispute interminabili sull'unzione e sulla natura di Cristo, controversie che sfociarono talvolta in lotte feroci e sanguinose, con guerre, massacri e distruzione di interi monasteri. Le discussioni dei religiosi etiopici con i gesuiti provocarono la nascita di due correnti teologiche: l'una sostenuta nei monasteri del Goggiam, la regione racchiusa dalla grande ansa del Nilo Azzurro a sud del lago Tana; l'altra nel monastero di Debra Libanos, nello Scioa. La corrente dei goggiamesi si estese poi al Tigray e al monastero del Bizen, nell'estremo nord dell'Etiopia. l goggiamesi sostenevano che Cristo non era unto dallo Spirito Santo, ma da se stesso, e che, nell'unione col Verbo, la sua natura umana era stata assorbita da quella divina. Era questa una posizione di rigido monofisismo di tipo eutichiano. Questa corrente prese il nome di carrà (coltello), ma fu chiamata anche qebàt (unzione) e hulèt liddèt (due nascite), perché riconosceva in Cristo la generazione eterna e la nascita dalla Vergine. l debralibanesi, invece, sostenevano che Cristo era stato unto dal Padre per mezzo dello Spirito Santo. Questa dottrina implicitamente riconosce, nell'unzione, la natura umana di Cristo. Essa fu chiamata sost liddèt (tre nascite), perché opponeva ai goggiamesi anche una terza nascita mediante l'unzione. Questa dottrina fu anche chiamata teuahdò, che significa «divenuto uno», perché sostiene che la natura umana e la natura divina si sono unite, con l'incarnazione, in una natura composita di umanità e divinità. Fu pure chiamata tseggà ligg, figlio di grazia, perché con l'unzione la natura umana di Cristo viene santificata dalla grazia dello Spirito Santo. Nel corso della storia prevalse
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