Missioni Consolata - Aprile 2006

FRATELLO NELLE PICCOLE COSE Il messaggio del vangelo, rivolto ai piccoli e agli umili della terra, è stato il centro della vita di padre Joseph Otieno, keniano, uno dei primi missionari della Consolata ad essere inviato in Corea del Sud. È morto durante un evento sportivo, tradito dal suo cuore .....,._ ______________________-! grande, sempre aperto alle U na fredda domenica,di quel 18 dicembre.Ma il rigore dell'inverno coreano non aveva impedito a padre Joseph di calzare le scarpette e, approfittando dell'assenza di impegni parrocchiali,di prender parte alla «maratonina» di Seoul, una competizione organizzata per beneficienza.Trentun anni compiuti in maggio, fisico scattante ed asciutto, Joseph,da buon keniano,amava correre al punto che, in estate, si era iscritto al SeoulSynergyRunning Club, un'associazione sportiva per patiti della corsa a piedi. Era un atleta ed era allenato. Per questo motivo la telefonata che ne annunciava la morte (awenuta sull'ambulanza che lo portava d'urgenza all 'ospedale dopo che si era accasciato nel mezzo della gara) è suonata come assurda. Sgomento, incredulità, shock sono stati i sentimenti di tutti.Come poteva esser Joseph quell'atleta che si era accasciato al bordo della strada? Ci siamo precipitati all'ospedale di Sadang,ancora increduli, ma abbiamo dovuto arrenderci all'evidenza. Era proprio lui,Joseph...e il dolore ha avuto la meglio sull'incredulità.Abbiamo pianto. Il corpo di Joseph è stato trasportato il lunedì 19 dicembre all'ospedale della Sacra Famiglia di Bucheon, vicino a casa nostra. Enello stesso luogo è stata allestita la camera ardente. Fin dalle prime ore del pomeriggio, incessante è stato l'afflusso di fedeli, di religiosi e religiose, di persone che avevano conosciuto Joseph. La classica cantilena ritmata delle preghiere per i defunti che si usano nella chiesa cattolica coreana ha fatto da sottofondo continuo per due giorni, fino alla messa di esequie.Tutta la nostra 16 • MC APRILE 2006 comunità era mobilitata, inclusi gli studenti e le signore del nostro «Gruppo Amici Ime», che sono state ancora una volta meravigliose nel loro impegno e nella loro vicinanza. Intanto, le cose, per quanto riguardavano il funerale, si stavano complicando.Ci voleva un permesso da parte dell'Ambasciata del Kerya, che forse non sarebbe arrivato presto. Ci siamo visti costretti a fare la messa esequiale,il mercoledì 21 dicembre, sapendo già che avremmo dovuto poi riportare il corpo del nostro Joseph all'ospedale, in attesa della sepoltura. Alle l 0.00 del mattino, la chiesa parrocchiale di Yokkok-2-dong, (la parrocchia alla quale territorialmente apparteniamo) era piena colma di gente (400-500 persone), senza contare i celebranti, che erano una ventina.Abbiamo cercato conforto nella parola di Dio, che ci ha accompagnato attraverso i vari stadi dell'incredulità,del dolore e della rabbia per questa tragedia, fino a portarci alla certezza che niente puo'mai separarci dall'amore di Dio mostratoci in Gesù. Abbiamo letto la morte di Joseph esigenze della gente che il Signore aveva chiamato a servire. Così lo ricordano i suoi compagni di missione. come quella del chicco di grano che, caduto in terra, muore come condizione per portare molto frutto. Sì, Signore: la vita di Joseph era già donata alla missione, alla Corea, ai fratelli e sorelle di questo paese, e quindi la sua morte non fà altro che rendere quella donazione definitiva, efonte di molto frutto. Il permesso di sepoltura che attendevamo giungesse dall'Ambasciata del Kenya si faceva attendere ed è giunto solo il4gennaio.Due giorni dopo ha avuto luogo la messa di funerale,attesa da più di 250 persone e in cui il vescovo di lncheon, mons.Choi Kisan Bonifacio, ha ricordato ai presenti che anche Andrea Kim-Dae Gong, primo sacerdote e martire coreano era morto giovane,

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