MISSIONI CONSOLATA dici più profonde, che sono l'eucaristia e la vita comunitaria. Consorelle e confratelli della Consolata abitiamo a quindici minuti di distanza. Ci troviamo insieme tutti i giorni per la messa. Abbiamo stabilito un piccolo programma di vita comune, anche se non abbiamo, per il momento, un vero lavoro d'insieme, tranne quello nella sede della Caritas, che è molto limitato. Oltre a fare insieme il ritiro mensile, ci ritroviamo ogni l 5 giorni per scambiarci impressioni, esperienze e aggiornare eventuali momenti di collaborazione. Personalmente ho un altro sbocco per esercitare il mio ministero , sacerdotale. Ogni sabato vado a celebrare l'eucaristia in un centro a l 30 km da Gibuti, per una piccola comunità formata da quattro fratelli delle Scuole Cristiane e due laiche consacrate, che gestiscono un centro di formazione. Dovendo lavorare la domenica, celebriamo la messa il sabato sera. 1111 1111 111111 È scomodo dovere uscire alle due del pomeriggio, con un sole che spacca le pietre, attraversare in auto un deserto interminabile di pietre nere per essere da loro alle sei, ma lo faccio volentieri, perché è una celebrazione ben preparata e partecipata. La preparazione è fatta a turno da un fratello, che pensa a tutto: letture, canti, preghiere dei fedeli... come se fosse una grande comunità parrocchiale. Si sente che l'eucaristia è davvero sentita e vissuta in profondità. Queste sono le piccole gioie della vita apostolica in un paese musulmano.ln questo senso dobbiamo proprio ringraziare il vescovo che ha saputo fare dell'eucaristia il centro della missione, celebrandola con solennità e il massimo della partecipazione nella cattedrale. Egli ci tiene molto alla vita liturgica della nostra diocesi e la anima con l'adorazione, la via crucis e tutte quelle pratiche che contribuiscono alla vita spirituale dei fedeli. PER IL FUTURO La nostra presenza in ambiente islamico vuole essere pure un laboratorio di esperienze da condividere con le altre regioni dell'Africa in cui i missionari della Consolata sono a contatto con il mondo musulmano. Per ora gli scambi e contatti si sono limitati all'invio di qualche breve relazione sulle nostre esperienze; in cambio abbiamo ricevuto tanti incoraggiamenti. Ma è tempo di dare nuovo impulso alla nostra presenza a Gibuti e ad approfondirne il significato. li vescovo mons. Bertin è pienamente d'accordo con il nostro progetto di dialogo con l'islam; anzi, ci ha esortati ad estenderlo anche alle confessioni cristiane, cioè agli ortodossi e protestanti presenti nel paese. A un anno e mezzo dal nostro arrivo, abbiamo messo tanta carne al fuoco, insieme a tante speranze per ilfuturo. • . ·---------------------------------------------------------------------------------------------- MC APRILE 2006 • 15
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