-■ SANTIAGO DEL CILE ■■ ■■■ ■■■ mo di lavoro, delle relazioni fra le persone, il centro di Santiago ricorda il Nord Italia.Persino i lineamenti delle persone,a volte,ricalcano quelli europei. Le micro,gli onnipresenti pullman arancioni, sfrecciano per le vie della città in eterna competizione:chi ha più passeggeri ha maggiori guadagni, buona parte degli autisti sono proprietari del mezzo, eognuno di essi lo personalizza apiacimento, con tendine colorate, santini, portafortuna, scritte e immagini incollate ai vetrL Se riesci aprenderla o a salire senza cadere, la micro ti racconta Santiago, essendone il mezzo di trasporto più diffuso epopolare, che raggiunge anche le periferie più estreme.Salgono studenti, lavoratori, disoccupati (il 90Ai secondo le stime ufficiali, almeno il doppio agiudicare da quello che si vede nelle strade), anziani (ma 60 ■ MC MARZO 2006 pochissimi pensionati, la previdenza sociale è una chimera), vagabondi, artisti che si esibiscono in cambio di una mancia e mercanti di ogni bene di consumo,commestibile o meno. I disoccupati,dice il governo,sono circa il 9%, meno dell'Italia.Ma se poi scopri che «occupati» sono considerati tutti coloro che hanno guadagnato anche solo qualche peso durante l'anno, il discorso cambia. Luis è uno di questi: 35 anni, tossicodipendente e con precedenti penali per furto, vende gelati sui pullman eagli incroci stradali. Lo incontri auna mensa popolare, tutti i giorni, dove racconta le sue peripezie agli altri awentori (anziani, alcolizzati cronici, famiglie indigenti) caricandole di immagini forti:«leri i carabineros mi hanno fermato (Luis non ha il permesso per fare il venditore ambulante,quasi nessuno ce l'ha); ho cercato di scappare, ma mi hanno raggiunto. Asinistra, mercato di artigianato nel quartiere San Martin a Santiago. Sotto, gara di scacchi in un quartiere di Santiago. Esono state botte da orbi» dice mostrandoti grossi lividi su braccia e gambe. Per conoscere Luis e tanti altri come lui devi cambiare il tuo modo di «vedere» Santiago: via dal luccichio dei negozi del centro, via dai grattacieli della zona commerciale di Providencia, via dalle sontuose ville edai futuristici centri commerciali di Las Condes e La Reina,dove sembra di passeggiare sopra un enorme tappeto di benessere. Il cileno che tiene plata (ha i soldi, e ne ha tanti) vive in un mondo in cui tutto è possibile,a portata di mano. Cliniche private, università prestigiose, servizi alla persona impeccabili e tutti nelle vicinanze: un paradiso sociale. Ma c'è un altro cileno, tanto diffuso quanto nascosto.che per tutta la vita sarà chiuso in un altro mondo, fatto di miseria, soprusi, nessuna speranza di sbarcare il lunario. Nascosto perché vive lontano dai riflettori, in posti dai nomi molto meno accattivanti: La Pintana,Maipu, La Legua.O Penalolen, il luogo da cui vedi le «luci gialle», la cui situazione merita una fermata speciale. SOTTO ILTAPPETO Con 200 mila abitanti, l'aria più pulita della città (lontano dal centro, 700 metri sul livello del mare) è uno degli esperimenti più riusciti di politiche socio-ambientali (una vasta comunità ecologica in cui centinaia di artisti e musicisti vivono in modo autonomo offrendo spunti culturali di notevole livello), Penalolen avrebbe tutte le caratteristiche per essere un quartiere ricco, come la vicina La Reina. Ma non è cosi. C'è una chilometrica cancellata che divide i due quartieri su Avenida Josè Arrieta, arteria importante della zona est di Santiago:dietro queste inferriate, guardie private assicurano agli abitanti di La Reina quel paradiso sociale di cui sopra. Dall'altra parte, nessuna guardia, molta più gente apiedi apparentemente senza meta, cani randagi eaffamati ai bordi delle strade. Ma nien- ,
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