Missioni Consolata - Marzo 2006

MISSIONI CONSOLATA pesarle?Se non volete onorare la sofferenza degli obiettori,almeno tacete! Auspichiamo dunque tutto il contrario di quel che voi auspicate: auspichiamo che abbia termine finalmente ogni discriminazione eogni divisione di Patria di fronte ai soldati di tutti i fronti edi tutte le divise, che morendo si son sacrificati per i sacri ideali di giustizia, libertà, verità. Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ciguardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene eil male, la verità el'errore, la morte di un aggressore equella della sua vittima. Se volete diciamo:preghiamo per quegli infelici che,awelenati senza loro colpa da una propaganda d'odio, si son sacrificati per il solo malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro nobile ideale umano»2. Q uanto siano al di là del tempo cronologico e sempre attuali le parole e le azioni del priore d iana,questa lettera lo dimostra in modo piuttosto evidente.Al - cuni passaggi, in particolare,ci possono far riflettere sulla presenza dei nostri militari in Iraq, dove svolgono azioni di guerra (come ha rivelato il video girato dalla troupe di Rai News 24 aNassiriya e recentemente mandato in onda), in palese violazione dell'art.11 della nostra Costituzione. E, ameno di non voler credere che lo «scontro di dviltà»,costruito a tavolino dalle multinazionali del petrolio e della guerra.abbia esteso i confini dell'Italia fino al Medio Oriente, in un discutibile concetto di «patria globa- ■ ■■ ■■■ lizzata»:qui l'amor patrio e la sicurezza nazionale c'entrano per nulla. Come un tempo, la Patria è una nozione che allarga e restringe i propri confini: nel primo caso, quando si tratta di dar giustificazioni etico-politiche aguerre inique e lesive del diritto altrui; nel secondo, quando rifiuta di accogliere popolazioni devastate da queste stesse guerre o dalla povertà creata da uno «stile di vita» che non si vuole mettere in discussione. DON MILANI ELA PACE Una pace che affonda solide radici in quei vangeli che Lorenzo, rampollo di una famiglia di ebrei laici,borghesi e coltissimi, ha imparato ad amare fino ascegliere la strada della conversione (era stato battezzato a 1 O anni, per risparmiargli le discriminazioni razziali fasciste), del sacerdozio e della dedizione agli ultimi. Ce ne parla il professor Bruno Becchi,storico epresidente del Centro di Studi milaniani di Vicchio Mugello, Giorgio La Pira in una foto del 1964. nonché autore del saggio Lassù a Barbiana, ieri eoggi3. «Adon Lorenzo erano particolarmente cari alcuni temi, da lui ritenuti di importanza fondamentale, eche si possono sintetizzare in tre sostantivi: la chiesa, la scuola, la pace.Si tratta di tre grandi questioni che hanno un minimo comune denominatore: l'uomo con le sue prospettive di vita presente efutura. La riflessione sul tema della pace si concentra soprattutto nell'ultimo segmento della breve esistenza del priore di Barbiana. Al riguardo c'è subito da sottolineare un aspetto che nell'immediato non può non apparire singolare:don Milani usa pochissimo il termine Jlpace"e praticamente mai l'espressioneueducazione alla pace''. li vocabolo"educazione" ha nel suo etimo il significato di "aiutare l'individuo acrescere intellettualmente emoralmente" Ese per umorale"noi ' intendiamo il presupposto che presiede al comportamento dell'uomo in relazione al concetto di bene edi male, èchiaro che di fronte al dilemma "guerra-pace" un'educazione degna di essere considerata tale non potrà che indurre ascegliere la seconda delle due opzioni. "Educare alla pace"è dunque una sorta di ripetizione, una tautologia, usando un ter- , mine del lessico filosofico. Un altro aspetto da sottolineare, parlando di don Milani e la pace,è che questa non assuma mai in lui il carattere di un concetto astratto, bensl quello di un fine da perseguire. Pertanto lavorare per la pace significa per il priore di Barbiana adoperarsi per individuare gli strumenti,affinMC MARZO 2006 ■ 49

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