rose famiglie che vanno a spasso con i bambini (tanti), fra chioschetti che vendono pop-com, zucchero filato e semi di girasole, o si sdraiano su coperte adagiate sull'erba, mentre i più piccoli giocano a pallone . Sembra una bella immagine uscita dai miei ricordi di bambina, quando la domenica si andava a fare i pic-nic in montagna con i parenti. Di giorno Tirana sembra un arazzo, con quelle file di palazzi tinteggiati di rosa, verde intenso, giallo, blu e rosso porpora, a portare una ventata di allegria dove prima c'era un susseguirsi monotono di palazzoni del colore del cemento, tipici di tutte le città albanesi. Le immancabili parabole fanno capolino, maestose, dalle fi - nestre e dai balconi di ogni palazzo, anche da quello più fatiscente, o dalla baracca del più povero, a ricordarci che qui il mito dell'Occidente passa attraverso la televi - sione italiana fin dagli anni '80, dai tempi di «Non è la Rai». Non a caso, molti hanno chiamato i loro fi - gli con nomi italiani: Albano (Al Bano e Romina Power riscuotono ancora un enorme successo), Adriano, Raffaella, Gigliola. Ma anche Edison, Cristo eSandokan. Nomi lontani da quelli dei loro nonni, che evocavano eroi nazionali, fiori e allegria: Mimosa, Rosa, Bellezza, Gioiello, Libertà. La vita scorre veloce per le strade ancora piene di buche, il fango ti inzacchera le scarpe ad ogni stagione, e la polvere, insieme ad uno smog spaventoso, è capace di toglierti il respiro mentre attendi al - la fermata un autobus che giungerà, come sempre, strapieno. Il costo della vita è equiparabile Le parabole televisive sono parte integrante delle città albanesi. a quello italiano, nonostante i salari siano notevolmente più bassi rispetto ai nostri. Eppure, la vita notturna dei giovani tiranesi, confinata soprattutto al bfock, è viva e intensa, con locali di tendenza in cui sorseggiare una bibita alcolica può costare una follia, se paragonata al salario medio del paese. I VIAGGI DI MANDI In meno di dieci anni, la popolazione della capitale è passata da 200.000 a 700.000 abitanti. Molte famiglie contadine provenienti dalle zone più povere del Nord si sono riversate qui, nella speranza di poter offrire un futuro migliore ai propri figli. Che invece continuano a sognare di scappare all'estero. Nel gennaio del 2004, nelle acque dell'Adriatico al largo di Valona affondò un gommone carico di disperati che provenivano soprattutto dal nord del paese. In Albania si respirava un clima di grande tensione ed indignazione. Gli albanesi erano stanchi di non avere la possibilità di ottenere un visto per espatriare regolarmente, e di veder morire la propria gente che per sfuggire alla miseria era disposta a rischiare la vita, mettendola nelle mani degli scafisti. A caro prezzo, dawero in tutti i sensi. Mandi ha 22 anni. Già a 17 ha provato ad andare in Italia col gommone, pagando 700 euro trovati chissà come. «Era fine marzo. Sono dovuto stare in un hotel di Valona per un mese e mezzo pri - ma di partire, perché per gli scafi - sti non giungeva mai il momento buono per partire. Poi una notte, alle 2 meno l O, siamo partiti. Avevo dato i soldi ad un socio dello scafista, loro si sarebbero poi divisi il compenso. Se il viaggio non fosse andato a buon fine, avrei avuto la possibilità di riprovare ancora 3 volte, prima di avere i miei soldi indietro. Erano presenti dei poliziotti, quando ci siamo imbarcati. Eravamo proprio scortati! Sul gommone eravamo in 37, un mio amico ed io, e delle prostitute accompagnate da alcuni ragazzi. Le ragazze non hanno mai aperto bocca, parlavano solo gli uomini. Uno di loro accompagnava la moglie del fratello. Alle 4 del mattino eravamo a Lecce. Sul gommone MC MARZO 2006 ■ 31
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