Missioni Consolata - Marzo 2006

I La vita quotidiana, tra esasperazione e sogni LE PARAB LE DI TIRANA Lasciare il villaggio dell'interno dove manca tutto per andare a Tirana. la capitale. E poi da qui tentare il salto verso «Lamerica». E il sogno di moltissimi albanesi. Un sogno diffuso anche attraverso le illusioni proposte dalla televisione (italiana). Un sogno che può diventare realtà. O incubo. 11paese dove non si muore ( ( mai»: così ha intitolato il suo primo libro la fotografa e pittrice albanese Ornela Vorpsi, riferendosi ad un'Albania che forgia corpi robusti e vigorosi, pronti ad affrontare qualsiasi prova. Gli uomini e le donne albanesi, infatti, hanno ossa forti e mani grandi, capaci di dissodare terreni con l'ausilio della sola zappa, e lavare per una vita lenzuola ed asciugamani nella fontana del cortile, con l'acqua gelida, con qualsiasi tempo. Il corpo albanese è un involucro resistente, certo, ma sicuramente non può proteggere l'animo dall'angoscia di vivere sentendosi oppressi, senza libertà, schiacciati da tradizioni forti e radicate, dalla povertà, dal mito dell'Occidente «libero» rispetto alla rigidità della mentalità albanese. Anche in Albania si muore. Di suicidio. Nel marzo dello scorso anno, nel paese si sono susseguiti a breve tempo i suicidi di 4 adolescenti, 3 dei quali erano ragazze, in una zona in cui il numero dei suicidi era già alto. Le statistiche riferirono di circa 200 persone che si suicidano ogni anno, e di circa 400 tentativi falliti. Un numero rilevante, per un paese di 3 milioni di abitanti. I giorDonna con un vecchio strumento per filare la lana. nali albanesi di allora additarono, tra le possibili cause, lo stress e la povertà, situazioni familiari difficili, la disoccupazione, l'indifferenza della società e la forte pressione per raggiungere il successo. Avendo lavorato per un anno, nel 2002, a Gramsh, una cittadina di 1 5.000 abitanti dell'Albania centro-meridionale, ed avendo sentito, allora, di numerosi casi di suicidio nella zona, posso dire di aver toccato con mano il dramma dei e delle giovani albanesi, la loro per· dita della speranza, la mancanza di un lavoro, i salari troppo bassi, come l'incomunicabilità con genitori e insegnanti. Un ulteriore fattore grava, però, sulle loro coscienze: l'opinione della gente, che DI ELISABETTA BORDA non perdona, che condanna, econtribuisce così a rendere la realtà soffocante e, quindi, un luogo da cui fuggire. Ad ogni costo. NEL CUORE ANTICO Allontanandosi dalla capitale, ci si addentra sempre più nella vera Albania, quella dei villaggi e delle piccole città, dove la cultura e le tradizioni albanesi sono ancora ben radicate in ogni gesto della vita quotidiana. Sono i luoghi che il governo sembra aver dimenticato, o meglio, che conosce ma ignora. Gramsh è uno di questi. Piccola città nascosta tra le montagne (per giungervi da Tirana si percorrono circa tre ore di strade tortuose che attraversano una natura bellissima, fra monti e colline dai colori dell'autunno), dove bambini e vecchi portano al pascolo pecore e mucche, mentre uomini e donne, a piedi, a dorso di un asino o su un furgone, trasportano uova, frutta, verdura e polli vivi dai villaggi, per venderli al mercato. Il disagio e

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