DOSSIER - ----- - --- -- - - - - - - - -------------------------- -------- -- --- so e per capire serve un po' di pazienza e non fa certo male anche un po' di umiltà. Sono stati fatti passi enormi, economicamente, dalla situazione di collasso generale dello stato del 1991 ad oggi, ma bisogna anche dire che c'è della povera gente che stava meglio prima, o almeno prima era più protetta e sicura. Non è affatto raro vedere negli angoli delle strade di città un signore che mette il telefono a disposizione dei passanti per arrotondare la pensione, o un ragazzo rom che rovista nelle immondizie alla ricerca di bottiglie di vetro o lattine di alluminio. Senza trascurare poi che i circa 700.000 emigrati garantiscono il reddito a buona parte delle altre famiglie, quelle considerate più o meno medie. 34 ■ MC MARZO 2006 SARÀ POSSIBILE CREARE UNA <<SOCIETÀ CIVILE»? Uno degli argomenti che da un po' di tempo sono oggetto di particolare attenzione, a livello internazionale, riguardo l'Albania ed i Balcani è la necessità di creare la «società civile» come presupposto per lo sviluppo della democrazia. L'Unione europea, in particolare, da alcuni anni stanzia ed investe milioni di euro a questo scopo, per sostenere gruppi di persone ed attività che dovrebbero aiutare la società albanese ad evolversi in tal senso. Cioè essa dovrebbe assumere i valori, le caratteristiche ed i comportamenti delle società degli altri paesi europei in cui le forme di società civile sono già ben sviluppate. L'obiettivo di fondo è lo sviluppo della democrazia nel paese, nelle sue Venditori per le vie della capitale: l' uomo del carrello vende oggetti per la casa, mentre sulla cancellata (foto sotto) si offrono vestiti. varie forme. Questo sarebbe appunto perseguibile aiutando la crescita della società civile. Prendendo la cosa alla leggera ed in maniera un po' scanzonata, potremmo dire che la scaltrezza albanese, dalla disponibilità di fondi che l'argomento prometteva, ha saputo trarre subito il beneficio che cercava. Così sono nate in pochi anni centinaia di associazioni, in tutto il paese, che dovrebbero dimostrare quanto è intenso e rapido l'evolversi positivo della società albanese verso la democrazia dal basso... In pratica, diciamo che tante persone non sono più disoccupate. In realtà l'argomento è molto serio. Non è questo il luogo per un dibattito su come la democrazia potrebbe avere maggior successo in Albania. Tuttavia, l'attuale fase di transizione della realtà albanese avrebbe bisogno quantomeno di una particolare attenzione. Gli spunti necessari ci vengono dagli stessi albanesi più attenti. Un'analisi di un altro albanese, attento alla realtà del suo popolo, Edi Rama, dice che la società albanese attuale non è ancora giunta al «livello zero» dello sviluppo democratico, alla soglia minima, cioè, che le permetta poi di scegliere tra più opzioni. Lo dimostra il fatto che pur mutando i partiti di governo, fautori in apparenza di opposte visioni, la politica economica non ha mai mutato indirizzo, sempre strettamente governata dal Fondo monetario internaz·onale. A sostegno di quest'analisi, varicordato che finché una parte importante della popolazione, a cau - sa delle serie condizioni di povertà in cui vive, è praticamente esclusa dal circuito economico, questa non ha alcun legame, né interesse nemmeno verso forme di pratica della democrazia. L'impegno per la quotidiana soprawivenza la tiene esclusa. L'equivoco di fondo di quanti oggi cercano di sviluppare forme di pratica democratica in Albania, basandosi su azioni di sostegno alla società civile, è di aver scambiato il risultato con il presupposto. Né più né meno che mettersi a costruire una casa partendo dal tetto.
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