DAL 1991, IL IAVORO DELLE ONG T e Organizzazioni non governative (Ong) italiane sono pre. l...senti In Albania dal 1991 , quando li paese Iniziò formalmente li suo processo di trasformazione Istituzionale, dichiarando ufficialmente conclusa l'era dell 'autarchia, dell'isolamento e della rigida pianificazione dell'economia da parte dello stato. La presenza delle Ong italiane ha seguito gli andamenti altalenanti delle vicende albanesi. 1991-'931 FASE DEIJ.'EMERGENZA La presenza delle Ong, legata soprattutto a chi In Italia offriva In tale periodo ospitalità ed assistenza ai pmnl profuglù albanesi , è stata la risposta agli urgenti bisogni dettati dall'emergenza alhnentare, finanziata con fondi e mezzi spesso frutto di raccolte local1 o di accordi con lstltuzlon1 reUgiose. Nell'agosto del 1991, la seconda ondata di emigrazione avvenuta nel luglio dello stesso anno, ha dato li via all'.oPERAzloNE PauCANO», coinvolgendo il governo 1taliano nell 'Invio e nella distribuzione di cibo e vestiario In tutto li paese. Il centro di smistamento di tali operazion1 era a Durazzo, divenuto poi sede della Nato. Nel marzo 1992, le elezioni vinte dal partito democratico di Berisha fecero trasparire la volontà di riprendersi del paese, ritenuto ufficialmente li più povero d'Europa, dando il via libera all 'arrivo delle prime Ong straniere. In questa fase , piuttosto spontanea, il ruolo delle Ong fu spesso di supporto In azioni di emergenza, gestite da organ1sml come la Caritas Internazionale e la Croce Rossa, presso piccole comunità locaJj dove, In seguito, le 0ng stesse si sarebbero occupate di assistenza ad anziani e bambini, In scuole e centri sanitari. Solo dal 1992, anche la Unione europea iniziò a finanziare qualche progetto d'emergenza promosso dalle Ong italiane ed è tale fase, che ha portato li fenomeno Albania a conoscenza degli ltaliarù, con una massiccia presenza nelle trasmissioni televisive. 1993-'96, I PR/Ml PROGETTI Dall' e~ si passò poi ai veri e propri progetti di sviluppo. È l'Inizio della seconda fase, ed alle prime Ong se ne aggiunsero altre con Interventi mirati soprattutto nel settori dell'agricoltura e della formazione professionale. Sono di questo periodo I primi progetti finanziati dal Ministero affari esteri (Mae), mentre qualche 0ng Iniziò ad operare anche con I primi fondi della Cooperazione decentrata. 1997-2000, I.A SECONDA EMERGENZA La grave crisi provocata dal fallimento delle ftnanztarle plramldal1, nell'Inverno 1996-1997, costrinse Il paese ad una nuova emergenza, peggiore della precedente, poiché Improvvisamente sulla speranza piombò la disperazione. U fenomeno dell'emigrazione clandestina In Italia che In pochi mesi portò migliaia di minori sul territorio italiano, senza documenti e senza patria potestà (e quindi, In base alla legge Italiana, da tutelare), spinse il governo Italiano ad occuparsi del fenomeno Intervenendo già nella primavera del 1998, tramite li Dipartimento affari sociali (Das), con uno specifico Programma di cooperazione che Individuava come problematiche principali i minori, la questione dell'handicap e le donne. Attorno a questi tre argomenti furono Istituiti, in Italia, tre tavoli di coordinamento ai quali partecipavano le Ong, mentre li Das preparava li terreno con U ministero del lavoro e degli affari sociali albanese. A seguito dell'accordo tra i due goveml, nel maggio 1998, giunsero così In Albania molte Ong operanti In ambito sodale. L'anno successivo, la guerra In Kosovo e l'esodo del profuglù In Albania (dall'aprile al giugno 1999) portò le stesse ad occuparsi nuovamente di emergenza, con attività poliedriche che andavano dalla gestione dei campi profuglù all'aiuto alle famiglie bisognose, dalla ristrutturazione di locaJj alla semplice ospitalità, dalla riabilitazione di scuole all'assistenza presso centri sanitari. 2000 • AD OGGI Terminata l'emergenza, le Ong ripresero le proprie normali attività di sviluppo e, quasi tutte, presentarono progetti al Mae/Dgcs e ad altri donatori, In ambiti e settori alquanto diversificati. Nell'autunno del 2004 alcune delle 27 Ong Italiane presenti negli anni nel paese, hanno aderito alla proposta dell'ambasciata italiana di elaborare una strategia di Interventi a favore di alcune aree del nord del paese, li più svantaggiato. Oggi, quasi tutte operano In costante carenza di fondi cercando, nonostante tutto ed a volte con reali peripezie, di proseguire nei loro lmpegnl di solidarietà e non abbandonare la popolazione che per anni hanno sostenuto. PAOLO ROSSI gamma delle attività dichiarate. Per cui si tende a fare la doppia fattura per la dogana, la doppia fattura per l'Iva, nelle vendite si dichiara un prezzo più basso, le auto entrano con documenti falsi ed il contrabbando, piccolo e grande, è abituale, specie alle frontiere di Grecia e Montenegro. condo i dati ufficiali del ministero delle finanze del 2004, 1.934 dol - lari pro capite, cioè più del doppio del 1998. 46,6% della popolazione è sotto la soglia di povertà, cioè ha un reddito pro capite che non supera i 1,65 euro al giorno. Per paragonare questo gruppo alle altre famiglie, queste (più del 40%) non vanno oltre i 2.400 euro l'anno. Ma in questo gruppo, sempre secondo i dati ufficiali del 2002, il 17,4% sono famiglie con un reddito annuo che non supera i 1.200 euro. Che le salva c'è il pane, che da oltre dieci anni non subisce variazione di prezzo: un chilo costa 60 lek, meno di 0,50 euro. Così in Albania il consumo medio di pane è almeno quattro volte maggiore di quello dell'Italia ed il pezzo di pane a cassetta di un chilo, della forma di un mattone, è il minimo che entra ogni giorno nelle case. LA (PESSIMA) DISTRIBUZIONE DEI REDDITI Ciò che conta è, come al solito, che il quadro macroeconomico tenga bene: l'inflazione nel 2005 è stata calcolata al 2,2%, con untotale di 9, 5% negli ultimi quattro anni; la moneta è da anni abbastanza stabile nel cambio con l'euro ed il dollaro americano; il Prodotto interno lordo (Pii) registra una crescita costante negli ultimi anni tra il 5% ed il 6%, ed ha raggiunto, seQuesto vorrebbe dire che una famiglia media albanese di quattro persone dovrebbe avere un reddito annuo di oltre 5.800 euro. Ma si sa che la statistica inganna, facendo la media tra chi ha tanto e chi non ha niente. La realtà è che delle circa 880.000 famiglie albanesi, un 20% ha un reddito annuo minimo che supera i 50.000 euro, cioè può permettersi un livello di vita considerato nei paesi europei medio- alto. Sono persone che vestono elegantemente, possiedono auto piuttosto costose e si recano regolarmente all'estero per le vacanze . Poi, secondo i dati della Strategia nazionale per lo sviluppo economico e sociale (del 2002), il Anche per questo bisogna dire che l'Albania è un paese comples- ----------------------------------------------------------------------· MC MARZO 2006 ■ 33
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