L'inflazione scende sotto il 5%, e la moneta si rivaluta addirittura nei confronti della lira e del dollaro. 1996. In maggio ci sono le elezioni politiche. Più che entusiasmo c'è paura: la sera della domenica di fine maggio, quando Sali Berisha proclama la «vittoria», nelle piazze e strade di Tirana non festeggia nessuno, tutti sono in casa. La frode elettorale è palese e l'Ocse non può che denunciarla. La vittoria del partito democratico è stata costruita sui brogli: dalla mancanza delle liste elettorali, alla sostituzione delle urne a voto finito. Alle elezioni amministrative di ottobre, Berisha non ammette gli osservatori dell'Ocse. 1997. L'Albania è spesso citata come modello per gli altri paesi che adottano l'economia di mercato. Di solito è piuttosto difficile mettere assieme in un paese una economia debole con la prosperità, In Albania qualcuno c'è riuscito bene, per alcuni anni. Le società finanziarie (che in Albania saranno chiamate «piramidi»), per convincere gli albanesi ad affidare loro il denaro (spesso le rimesse di un familiare emigrato), hanno rispolverato ed aggiornato il vecchio gioco della catena di sant'Antonio. Si versava, per esempio, un milione di lire e si riceveva, dopo il terzo mese, un interesse dell'8% o più. Cioè a fine anno, con un milione di lire depositato si portavano a casa 720.000 lire solo di interessi! ms LAA Tra le bandiere albanesi fa capolino una bandiera dell'Unione europea. Altra foto: al comizio di Berisha, un uomo mostra fiero la sua tessera di partito. Natural mente questo ha funzionato finché è stato possibile dare a chi ha cominciato prima, i soldi di chi arriva dopo. Inutile dire che il grande gioco, mentre distribuiva tanti soldi facili, era anche un efficace strumento per riciclare denaro sporco. I capitali provenienti dallo sfruttamento della prostituzione, dallo smercio di droga, dal traffico di armi, dal contrabbando del petrolio, hanno circolato con estrema facilità. Fallita la prima nel novembre l 996, tutte le altre «piramidi» seguirono la stessa sorte nel giro di poche settimane. La gente scese in piazza a chiedere conto al governo della mancata tutela. Tra ministri e politici cominciò lo scaricabarile mentre i veri responsabili fecero tempo a rifugiarsi all'estero quasi tutti. Una stima molto prudenziale ha valutato in 1,2 miliardi di dollari (oggi pari a 1 mi1 iardo di euro) la perdita subita dalle famiglie albanesi. Nel sud ci furono episodi di saccheggio dei depositi militari di armi. Lo stesso awenne poi al Nord. A livello istituzionale è il caos. In quasi tutte le città del paese vengono saccheggiati negozi e magazzini, bruciati edifici, distrutte fabbriche. Il porto di Durazzo è praticamente raso al suolo. L'Università di agraria di Tirana è saccheggiata e distrutta. A Scutari vi~ne bruciato anche il tribunale. E la guerra di tutti contro tutti. Nonostante Il coprifuoco, a Tirana la notte si continuerà a sparare ancora per molti mesi. Le prigioni, naturalmente, non furono risparmiate. Fuggito il personale di sorveglianza, i prigionieri sono liberi di andarsene. Tra essi anche Fatos Nano, già segretario del partito socialista nel 1991 e poi accusato da Berisha di malversazione dei primi aiuti e condan - nato a 12 anni di carcere. Egli però non vuole andarsene dal carcere solo perché la porta è aperta e chiede un provvedimento amministrativo, che Berisha è costretto ad emettere in fretta. Viene intanto affidato al socialista Bashkim Fino il governo prowisorio, che indice nuove elezioni per il 29 giugno. li partito MC MARZO 2006 ■ 29
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