DOSSIER - -------------------------------------------------------------- trà vantare un fedele alleato in Europa fino al 1978. Quando anche la Cina, morto Mao, modifica la sua linea politica, aprendo agli Stati Uniti, Enver Hoxha abbandona sprezzante anche la Cina ed awia il paese sul vicolo cieco dell'isolamento internazionale e dell'assoluta autarchia. 1967. È l'anno nel quale l'Albania, unico paese al mondo che costituzionalmente si è dichiarato ateo, a seguito della rivoluzione culturale cinese che qui ebbe il suo parallelo, corona tale rivoluzione con la distruzione fisica di centinaia e centinaia di chiese cattoliche ed ortodosse, monasteri e moschee. La proprietà privata viene rigorosamente proibita. 1985. Il dittatore muore dopo 40 anni di tirannia assoluta e violenta, durante i quali non ha esitato ad eliminare non solo gli avversari, ma anche molti «compagni», via via accusati di tradimento e quindi imprigionati, mandati al confino, o semplicemente «suicidati». Mescolando ideologia e nazionalismo, aveva prospettato la costruzione de «l'uomo nuovo socialista», prospettando la rinascita del popolo albanese dopo i 500 anni di occupazione ottomana e la successiva scarsa considerazione dei paesi occidentali. Quando, nel 1985 Ramiz Alia succede ad Enver Hoxha, il paese è già sulla strada di una irreversibile recessione economica. L'autarchia è sempre meno in grado di dare alla gente il necessario per vivere. 1990. Dopo la caduta del muro di Berlino, l'Albania è l'ultimo paese comunista a mobilitarsi. Nel luglio 1990, a Tirana, circa 4.000 persone occupano le ambasciate dei paesi occidentali e chiedono di poter emigrare. Il braccio di ferro tra governo albanese e governi di Italia, Francia e Germania dura oltre venti giorni. Alla fine, autorizza la partenza dei rifugiati. L'8 dicembre gli studenti occupano l'Università di Tirana ed alcuni professori sono solidarizzano con loro. Alia manda a trattare con il comitato degli studenti e professori, come suo incaricato, il dottor Sali Berisha, primario di cardiologia dell'ospedale di Tirana, già cardiologo personale del dittatore Enver Hoxha. Dopo i primi incontri Sali Berisha lascia l'incarico ricevuto dal presidente e passa dall'altra parte della barricata, aderendo al partito democratico. Sono i segni che ormai il vecchio mondo sta crollando. 1991. Vengono decise le prime elezioni pluraliste per il 31 marzo. Ma a metà marzo molte migliaia di persone danno l'assalto al porto di Durazzo, e sbarcano a Bari: è l'immagine di migliaia di profughi aggrappati alla nave, immortalata in una foto ormai famosa ne «Lamerica». Alle elezioni il partito del lavoro vince grazie al voto delle campagne. I veloci cambiamenti, la fuga di decine di migliaia di persone, la mancanza di mezzi, hanno accelerato il collasso dello stato. L'agricoltura, soprattutto, dove era impegnato oltre il 65% della popolazione e che, in regime di autarchia, doveva garantire la soprawivenza alla nazione, è praticamente abbandonata. In luglio il parlamento vara la riforma agraria: in ogni villaggio, la terra è distribuita a tutti gli abitanti in parti uguali, sia in quantità che in qualità. La fame era uno spettro reale. I tentativi di fuga con qualsiasi mezzo erano quotidiani. 1992. La situazione è molto tesa ed in alcuni luoghi la gente assalta i forni del pane. Berisha decide di uscire dal governo e chiede nuove elezioni. Vengono fissate per il 22 marzo 1992. Il partito democratico ottiene la maggioranza assoluta del parlamento. ln aprile Ramiz Alia rassegna le dimissioni. Nuovo presidente della repubblica è eletto Sali Berisha. Il governo è affidato ad Aleksander Meksi, che resterà primo ministro fino a marzo 1997. Al paese manca di tutto. Le istituzioni internazionali e molti paesi europei corrono in aiuto e vengono definite le linee guida della nuova politica economica. Si sceglie la strada della «terapia choc»: liberalizzazione dei prezzi (solo il pane continuerà ad avere un prezzo politico), libero commercio, libero movimento dei capi· tali, diritto alla proprietà privata e privatizzazione delle attività economiche, prima unicamente dello stato. A mali estremi, estremi rimedi: l'inflazione supera il 250%. Il paese produce pochissimo di quanto ha bisogno e gran parte delle derrate alimentari vengono importate. Ma stipendi e pensioni restano invariati (all'epoca, mediamente, si andava dai 20 ai 40 euro). Per tutti, valga l'esempio di certi professori di università che dopo le lezioni facevano i tassisti o vendevano banane e sigarette sui marciapiedi di Tirana. 1993. In un paese dove tutte le vecchie regole sono sparite e quelle nuove non sono ancora arrivate, l'economia di mercato significava «arrangiarsi», significava «chi vince ha ragione», significava che «far soldi» era l'unica regola valida, non importa «come». Anche le istituzioni internazionali sostenevano la necessità di «creare la borghesia», unico modo di far poi funzionare l'economia di mercato. Se poi per creare in fretta una borghesia che manca, bisogna chiudere un occhio (o tutti e due) sul come molti si stanno arricchendo, è un problema secondario al momento. Un fenomeno emblematico, cominciato allora, è l'emigrazione verso le città di decine e decine di migliaia di famiglie che abbandonavano la campagna e soprattutto la montagna: le campagne che fino al 1991 circondavano Tirana, Durazzo, Scutari, ed altre città minori, furono invase dalle costruzioni illegali di migliaia di famiglie. Si cominciava con una baracca di legno, poi poco a poco una stanza, poi due, poi quattro ... Ciò che conta è potersi costruire una casa, ... Strade, luce. acqua, fognature, e poi scuole, servizi sanitari. .. è il caos più assoluto ed ancor oggi, ad oltre dieci anni di distanza, molti di questi problemi sono irrisolti. " ·---------------------~-------~-~--~-------~-~------------------------ 21 ■ MC MARZO 2006
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=