Missioni Consolata - Febbraio 2006

MISSIONI CONSOLATA 1111 1111111111 ---------------------------------------------------------------------------------------------------------· sce non solo la persona e il proprio nucleo familiare, ma la comunità in generale con impatto a lungo termine su famiglie, sanità,assetto demografico e sul sistema economico esociale. Uno degli aspetti più gravi è forse l'elevato numero di uomini edonne Hiv positivi presenti in ospedale; si calcola che in molte città africane, tra cui Abidjan, Kampala, Lusaka e Kinshasa il 50% dei ricoverati sia Hiv positivo,e che nel90% l'Aids sia la più frequente causa di morte tra i ricoverati.Con l'incremento di individui infetti, cresce la domanda di cure edi • conseguenza anche il budget sanitario, difficilmente sostenibile da paesi poveri.Stime sull'impatto demografico a lungo termine evidenziano una diminuzione di crescita della popolazione sino all'azzeramento nelle aree più colpite. L'Aids contribuisce in modo rilevante anche alla mortalità di bambini sotto i cinque anni di età e vanifica i benefici di iniziative awiate per la loro assistenza. li numero di orfani è in progressiva crescita, e ha raggiunto i 15 milioni nei paesi dell'area subsahariana.ln termini economici, l'Aids rappresenta una delle cause che più incidono sul settore socio-economico, in quanto colpisce adulti negli anni di maggiore attività lavorativa.ll prodotto interno lordo è destinato a ridursi nei settori agricolo e industriale,oltre che nei servizi,e tale riduzione potrà superare il 30% nei paesi più colpiti dall'epidemia. Sin dal1998 sono emerse nuove evidenze basate su studi community based, sorveglianze e censimenti a livello nazionale che hanno permesso aepidemiologi, sociològi ed economisti di sviluppare tecniche analitiche emodelli teorici per stimare in modo empirico gli effetti di Hiv sulla famiglia, la comunità ea livello nazionale. Inizialmente tali modelli sono stati utilizzati per predire l'evoluzione dell'epidemia:oggi vengono usati per definire politiche nazionali e per valutarne le risposte. Conoscenze in ambito socio-demografico sono state utilizzate per misurare l'impatto macro emicroeconomico,con l'intento di potenziare investimenti sui servizi sanitari, sulla formazione e sugli orfani.Politiche di intervento devono, infatti, basarsi su dati attendibili e analisi rigorose. Con una stima di 25-30 milioni di individui Hiv infetti nell'area subsahariana,e con una prevalenza nell'adulto 1 O volte superiore aquella di altre parti del mondo, è chiaro che l'impatto socio-economico sulla popolazione e sulla economia ha dimensioni non paragonabili aquelle dei paesi industrializzati. · Va inoltre puntualizzato che nello stesso continente Africano gli scenari sono diversi-e devono generare risposte differenti; in Sudafrica, per esempio, la prevalenza di Hiv in donne gravide supera di 3-5 volte quella osservata in paesi dell'area subsahariana,e ciò implica necessariamente politiche diversificate. Accuratezza delle stime sull'impatto Valutazioni sull'impatto dell'epidemia sono suscettibili di ampio margine di errore per illimitato numero di dati disponibili. La crescente evidenza di associazione tra Aids emortalità negli adulti e nell'infanzia,etra Aids e numero di orfani, ha fattorièonsiderare il ruolo di modelli basati su stime demografiche ed epidemiologiche.Walker N.ealtri, basandosi su dati raccolti da Unaids in paesi in cui è in atto l'epidemia, hanno valutato il rapporto di mortalità tra Hiv positivi e Hiv negativi, la proporzione di tutti gli adulti deceduti per Aids e il numero di orfani,e ha osservato che la differenza per quanto riguarda indicatori demografici tra Unaids e studi mirati rientra in un raggio compreso tra più o meno il25-35%. Tali risultati sono da ritenersi incoraggianti, in quanto dimostrerebbero che stime basate su'modelli demografici sono sufficientemente adeguate per la pianificazione a medio termine; per quella a breve termine sono da preferire indagini più mirate, dato l'ampio raggio osservato. Il miglioramento di sorveglianze basate su popolazioni ed estese ai servizi per le cure prenatali possono migliorare le stime sulla prevalenza di Hiv,ma non sulla soprawivenza. È probabile, infatti,che l'aumentato accesso alle cure antenatali amplii il raggio di incertezza sulla mortalità correlata all'epidemia. Mortalità nell'adulto È l'effetto più drammatico correlato all'epidemia; la probabilità che un ragazzo di 15 anni muoia prima di raggiungere i 60 anni è passata dal 1 o-30% (metà degli anni '80) al 3060% nel 2000.1 dati sono ricavati da sorveglianze comunitarie sullo stato sierologico, econfronta la mortalità tra soggetti infetti e non infetti. In 5 studi communitybased condotti in Est Africa, la mortalità nei soggetti Hiv+ era IT\aggiore di 10-20 volte rispetto aquella di non infetti. Tra infetti e non infetti si è, inoltre,osservato un caratteristico pattern correlato all'età ecaratterizzato da un Lavoro medico nelle strutture dell'ospedale di lkonda. MC FEBBRAIO 2006 • 49

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