Il AIDS EANTROPOLOGIA 1111 11 1111111111 no a dismisura, ai margini della città ufficiale, i «compound» (Kalinga-linga, Matera, Li landa ... ecc), poverissimi con casupole di fortuna e carenza totale di minime condizioni infrastrutturali urbane (fogne, acqua potabile, luce, scuole e presidi sanitari). La promiscuità è totale e le condizioni igienico-sanitarie sono estremamente carenti e pericolose per la salute. Si calcola che ci siano circa 2.000.000 (20%) di bambini orfani. In questo contesto disastrato, si sono tuttavia sviluppate alcune esperienze positive. CÙrare a scuola L'accesso alla scuola per tutti è un diritto garantito dalle leggi africane e zambiane. Ma tra il dettato della legge e la realtà ci sono i problemi di bilancio che impediscono l'apertura delle scuole e laddove esistono sono stipati all'inverosimile rendendo la didattica improbabile. Ecco allora l'idea della «comunity school». L'iniziativa della collettività piccola (un villaggio, una parrocchia, un quartiere... ) che riprende in mano la cura e l'educazione dei figli. La «comunity school» non è solo un luogo dove si imparano delle .nozioni scolastiche. È una specie di <<luogo globale» dove i bambini, spesso orfani per più della metà, sono accolti, istruiti, nutriti, curati nei loro affetti attraverso la vicinanza dei maestri e maestre prima di tutto ma anche di tutta la comunità nel suo insieme. In questa sede, gli obiettivi e i metodi educativi sono discussi e portati avanti tenendo conto dei bisogni e delle aspirazioni del gruppo 46 • MC FEBBRAIO 2006 Jean Leonard Touadì, giornalista e scrittore, affronta il problema Aids dal punto di vista antropologico. sociale che esprime la «comunity school». Spesso, in questi contesti, non esistono orfanotrofi. l bambini rimangono nel villaggio o nel quartiere e sono affidati a delle famiglie volontarie che se ne prendono cura. Si tratta di famiglie che hanno già figli; oppure di vedove con prole che accettano, con l'aiuto della comunità di badare ai figli rimasti senza genitori. La «comunity school» sostituisce la famiglia allargata. Una socialità nuova non più basata sull'appartenenza di sangue, ma sulla solidarietà che nasce da un destino comuIl sorriso di una volontaria del programma «Home based care». ne di povertà e di ingiustizia economiche e sociali. Curare a casa La «Home based care» (supporto domiciliare ai malati di Aids) rappresenta una esperienza-chiave di presa in mano della questione Aids da par- : te della società africana attraverso le risorse della società civile, delle chiese e della solidarietà spontanea nei villaggi e nei quartieri. l «care givers» (volontari, uomini, donne, giovani) percorrono le strade del quartiere e del villaggio per essere vicini ai malati e alle loro famiglie. Che cosa fanno concretamente? -offrono alle famiglie gli elementi di conoscenza basilari relativi alla malattia, alle cure, all'alimentazione di un malato di Aids; -forniscono ai componenti della famiglia informazioni relative alla prevenzione; -danno supporto spirituale (lettura della scrittura, preghiera) su richiesta del malato; -mettono in contatto le famiglie con gli ospedali e i centri sanitari specializzati; -forniscono assistenza materiale (cibo, sapone, disinfettanti. ..); -cura dei malati in tutti i sensi (igiene, vestiti, ma anche medicine...); -cura della casa del malato, soprattutto coloro che vivono soli; -identificazione degli orfani nel quartiere. VIVA LA VITA, ABBASSO l BREVETTI L'epidemia dell'Aids ha indebolito il corpo sociale e culturale africano senza riuscire a neutralizzarne definitivamente le risposte organiche. Dopo un periodo iniziale di smarrimento, il corpo sociale si sta riprendendo e sta faticosamente ma irreversibilmente prendendo coscienza del pericolo. Questa presa di coscienza sta cominciando a dare frutti in termini di risposte individuali e collettive all'altezza della sfida e del pericolo. È una buona notizia che sale dal girone infernale dell'Aids. Devono seguire la soluzione dei nodi strutturali che dipendono dalle autorità pubbliche locali e dai meccanismi dell'economia mondiale che ha decretato che la redditività di un brevetto vale più della vita di milioni di persone. •
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=