Missioni Consolata - Febbraio 2006

Il Al D'S lN ITALIA 11 11 1111 11111111 Uno sguardo attento in casa nostra QUI EALTROVE 5 e la malattia e la morte sono esperienza comune di tutti gli esseri umani, il luogo in cui una persona nasce incide profondamente sulle diverse opportunità di vita dei vari individui. li fatto di nascere e vivere in paesi dove sono possibili diagnosi, cura e prevenzione, pone alcuni in una posizione di enorme privilegio rispetto ad altri.Questo vale in particolare per l'infezione da Hiv/Aids,da cui non si può ancora guarire, ma che evidenzia le enormi differenze di quantità e qualità di vita che esistono tra persone che vivono in paesi ricchi ed altre che vivono in paesi poveri, disuguaglianze valutabili non solo in termini di cure farmacologiche. l dati ufficiali forniti daii'Unaids, agenzia delle Nazioni Unite che si occupa del fenomeno Aids a livello mondiale, ci dicono che, adicembre 2005, le persone che al mondo vivevano con l'infezione da Hiv erano in totale 40,3 milioni, di cui 25,2 milioni nell'Africa subsahariana.ll continente risulta il più colpito sia per numero di nuove infezioni che di morti, registrati nel corso del2005 (vedi statistiche complete apag. 35). In Europa occidentale, le persone che convivono con l'infezione da Hiv sono circa 720 mila,mentre le nuove infezioni sono state calcolate, nel 2005, in circa 22 mila (erano 18 mila nel2002); il numero dei morti accertati si aggirerebbe, invece, intorno ai 12.000. Il caso italiano In Italia, come in quasi tutti i paesi occidentali, è rallentata in questi anni l'incidenza di nuovi casi di Aids ed è cresciuta la speranza di vita di chi è sieropositivo. Ciò sembra aver generato nei più l'idea che l'infezione da Hiv non faccia più paura e che l'Aids sia stato sconfitto.Certamente, dopo il picco dei primi anni '90, si è verificata una diminuzione del numero di nuovi casi di Aids conteggiati ogni anno, tanto che il numero di nuovi casi, diagnosticati nel 2004, è pressoché identico aquello riportato nel 1988;ma il numero delle persone che oggi vivono con l'Aids è almeno l O volte superiore ad allora. Le cifre ufficiali ci dicono che, alla fine di dicembre 2004, le persone che in Italia vivevano con l'Aids erano 20.460, due terzi delle quali nel solo territorio di Lombardia, Lazio, Emilia Romagna,Toscana, Piemonte e Liguria. Accanto al numero noto dei malati di Aids, resta il numero (in realtà solo ipotizzabile, perché al di fuori di ogni possibilità di conteggio), delle persone sieropositive.Si stima che nel nostro paese vivano attualmente tra le 11 o e le 130 mila persone sieropositive.Questa cifra è comprensiva sia di chi è aconoscenza della propria situazione, ma anche di coloro che non sospettano minimamente di essere stati contagiati. Nel nostro paese, la metà circa dei casi delle persone che si pensa abbiano contratto un'infezione da Hiv non sono consapevoli della loro situazione, fino al momento in cui la malattia non si rende evidente attraverso i segni inequivocabili dell'Aids. Ciò significa che, grazie agli enormi passi avanti fatti in campo terapeutico, con cure che permettono una più lunga aspettativa di vita anche achi ha già la malattia conclamata, ogni anno aumenta costantemente il numero di persone sieropositive o con l'Aids che vive accanto a noi. La percezione collettiva è che, oggi, l'Aids in Italia sia un fenomeno in grado di autolimitarsi, che richiede meno impegno, meno servizi e mePrima di andare in casa altrui, andiamo a vedere cosa succede in casa nostra. In Italia, a un calo del numero delle persone colpite da Aids, corrisponde un aumento di problematiche sociali ad esso relazionate. Con alcuni luoghi comuni da sfatare. no risorse. Come conseguenza, sarebbe quindi urgente spostare attenzione, impegno e risorse su progetti riguardanti persone con Aids in altri continenti. Attenzione, impegno, servizi erisorse devono certamente essere indirizzate acreare partnership significative con coloro che vivono con l'Aids in Africa e altrove, senza però dimenticare che anche le persone con Hiv/Aids che ci vivono accanto sono portatrici di bisogni complessi ' e rilevanti, sicuramente di tipo sanitario, ma anche- e molto spesso- di tipo sociale, psicologico e relazionale; persone che rischiano di vivere le loro situazioni in totale solitudine. l farmaci allungano la vita, ma non sono in grado di restituirla alla sua integrità; la vita continua dopo la diaMC FEBBRAIO 2006 • 29

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