Missioni Consolata - Febbraio 2006

ì l l l l l l MISSIONI CONSOLATA sud del Tanzania. Insieme ad alcune suore della Consolata, gestrsce un ospedale che fino a pochi anni fa aveva tutt'altro di cui occuparsi eche oggi si trova assediato dall'Aids. «Quando i missionari della Consolata hanno cominciato a costruire l'ospedale nel1962- spiega padre Alessandro-, la priorità era quella di curare le popolazioni di questa regione remota e di migliorarne le condizioni di salute e di vita.Quando la situazione stava finalmente migliorando, l'Aids.si èabbattuto anche su questa gente,con pesanti conseguenze sociali e sanitarie. li nostro ospedale è sempre più sollecitato da questa pandemia,che nessuno, in questo paese e penso nell'intera Africa,è in grado di combattere efficacemente». «Sono soprattutto le donne e i giovani a esserne colpiti- conferma suor Egle Casiraghi,una delle missionarie della Consolata che lavorano in oDall'alto, frate/ Gianfranco Bonaudo a/lavoro per ingrandire l'ospedale di lkonda esuor Egle Casiraghi, missionaria della Consolata, responsabile del reparto maternità dell'ospedale di lkonda. 11111 1111 111111 spedale, mentre si aggira preoccupata nel reparto maternità-. Le campagne di prevenzione sono insufficienti e non abbastanza efficaci, la gente, continua ad ammalarsi, ma sono pochissimi quelli che hanno il coraggio di venire in ospedale a fare il test. C'è paura e vergogna.Al punto che, persino tra gli infermieri, c'è chi si rifiuta di sottoporsi al test, per timore di affrontare una malattia che rimane per molti incomprensibile emaledetta». Nello studio medico, il dottor Gerold Jager, una lunga esperienza in Uganda alle spalle, visita una giovane donna, che si è sottoposta al test e sa di essere sieropositiva.«Sono soprattutto le donne- afferma- che accettano di fare il test, ma spesso quando tornano a casa non osano rivelare il risultato al marito, perché rischiano di essere malmenate o cacciate, anche se è quasi sempre l'uomo a trasmettere la malattia.Purtroppo la situazione di inferiorità della donna la rende più vulnerabile anche di fronte a una catastrofe come l'Aids». Secondo i dati ufficiali, inTanzania l'Aids colpisce il9o/o della popolazione adulta. Ma chi lavora nel settore è pronto agiurare che la percentuale è molto più alta.Realisticamente potrebbe aggirarsi attorno al20o/o. Nel dicembre del2004,anche all'ospedale di lkonda hanno cominciato adistribuire farmaci antiretrovirali. «Attualmente curiamo circa 150 pazienti- dice padre Nava -.Ma sono molti di più quelli che ne avrebbero bisogno.Altri 500 ricevono medicine per le malattie opportunistiche, in attesa di poter entrare nel programma degli antiretrovirali.Per il momento, con le nostre risorse,è tutto quello che riusciamo a fare». In Mozambico l bisogni sono enormi,qui come altrove.Un po'più a sud, cambia il paese, il Mozambico,e il contesto, l'interno della provincia di Sofala, ma non la gravità del problema. t un altro missionario, padre 0ttorino Poletto, comboniano;che si è trovato in questi anni di fronte a una sfida nella sfida:quella di lottare contro le devastazioni della guerra e,sempre di più, contro l'Aids. «Su mandato del vescovo- racconta padre Ottorino,aggrappato alvolante della sua auto,mentre percorre Padre Ottorino Paletto, comboniano, parroco della missione di Mangunde in Mozambico. piste sconnesse che lui stesso ha cercato di far sistemare- sto cercando di ricostruire e riavviare quattro missioni completamente distrutte dal conflitto civile ea lungo abbandonate. Ma da qualche tempo mi sono trovato di fronte a un'altra devastazione, quella dell'Aids». _ Ecosì, nella missione di Mangunde,grazie alla presenza e al sostegno delle suore comboniane, ha aperto lo scorso anno un centro per la prevenzione della trasmissione del virus da madre a figlio, sul modello di quello proposto dalla Comunità di Sant'Egidio, che proprio in Mozambico ha lanciato il progetto Dream nel2002. Partita da Maputo, l'iniziativa si è poi trasferita in altri luoghi,tra i quali anche aBeira, la seconda città del paese,dove fa base padre Ottorino.ll quale, però,non si èaccontentato di avere un punto di riferimento in città e ha fatto di tutto per avviare il primo centro di prevenzione ecura dell'Aids in una zona rurale del Mozambico. «Questo progetto - continua padre Ottorino - rappresenta per noi un grande impegno e un onere non indifferente.Ma ci sembrava giusto esser presenti anche così tra la nostra gente, portare questo segno di solidarietà edi carità attraverso il quale cerchiamo di dare una testimonianza autentica della presenza di Gesù in mezzo ai poveri e agli ammalati. li nostro lavoro in missione,dalla pastorale all'educazione,dalla sanità sino alla cura dell'Aids si radica nella Parola che libera l'uomo integralmente». • ·---------------------------------------------------~----------------~------------------------ MC FEBBRAIO 2006 • 11

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