Missioni Consolata - Gennaio 2006

MISSIONI CONSOLATA ■■ ■■ ■■■ ---------------------------------------------------------------------------------------------------------- niera inscindibile,governanti, politici, sindacati, industriali,media preferiscono chiudereentrambi gli occhi su un sistema dittatoriale che forse per la prima volta nella storia unisce gli aspetti peggiori del capitalismo selvaggioedel comunismo maoista. Troppopotente la Cina di oggi per permettersi di criticarla. Un paese pericoloso da non importunare, perché sta fagocitando le industrie occidentali, offrendo condizioni lavorative non lontanedalla schiavitù,che permettonodi rifornire i nostri centri commerciali di prodotti sempremenocostosi. Cosa temono leautorità cinesi, il Partito comunista cinese? Cosa potrebbe minare questo diabolico sistema di investimenti occidentali e repressione locale? Forse le denunce della nostra dormiente stampa? Oppure la schiena dritta della cultura democratica americana oeuropea? Nulla di tutto questo ovviamente. Hu Jintao,presidente della RPC e segretariodel partito, eWen Jibao, pri1 mo ministro, insieme atutta la vecchia nomenclatura comunista,compreso il solito burattinaioJang Zeming,sanno beneche il loro potere non potrà mai essereattaccato dalledecadenti istituzioni occidenta1i,troppo ansiose di fare business con i nuovi amici comunisti cinesi. Temono quindi chi è sostanzialmente disinteressato al business,ai soldi, ovvero le religioni. L astoriadelle religioni in Cina è drammatica etroppo semplicemente ora si tende adimenticare,apensareche«quei tempi siano ormai superati»,quando cioè, le religioni venivano semplicementeabolite,bollatecome «superstizioni borghesi»e i credenti erano «controrivoluzionari». Il periododella rivoluzione culturale (1966-1976) vide le peggiori forme di perversione antireligiosa: umiliazioni pubbliche, processi sommari ai credenti,moschee trasformate in porcilaiee chiese in stalle, solo per fare pochi esempi di una follia durata dieci anni. Un osservatore distratto potrebbe pensare cheda allora le cose sono moltomigliorate.Effettivamente i truculenti metodi dell'epoca di Jang Qing, la sanguinaria moglie di Maoe leader della banda,sono stati abbandonati,edal 1982, anno della revisione della legge sulle religioni, le restrizioni sonodiminuite. Il Partito comunista cinese ha constatatoche schiacciare le religioni è impossibile e, secondo la filosofia leninista, ha sceltodi gestirle dall'interno:dalla persecuzione dura epura si è passati alla discriminazione e al controllo. Il vantaggioèdoppio: i credenti sono facilmente controllabili eagli occhi del mondo si possono sbandierare «prodigiosi traguardi» raggiunti nei diritti umani. Tutti sembrano contenti:controllati e sedicenti controllori.Con un po'di makeup gli affari con lemultinazionali possonocontinuare indisturbati. Il perché di questa repressione è semplice: le religioni, in particolare il cattolicesimo e il Fa/un Gong, sono vissuti come potenziali pericoli controrivoluzionari. L'assenza dello stato sociale lascerebbe ampi spazi di manovra all'aiupatriottica. Una scelta avvolta dallaconfusioneche ha creato ottimismo,velocemente superato dall'incidentedei 4 vescovi cinesi cui è stato impedito di partecipareal recente Sinodo. A peggiorare lecose ci ha pensato il governocinese con una dichiarazione ufficiale di Kong Quan, portavoce del ministero cinesedegli esteri,che ha accusato il Vaticano di non fare abbastanza per migliorare le relazioni diplomatiche. • Il diplomaticocinese ha detto che dalla Santa Sede la Cina si aspetta «fatti»,non«parole». Il governo cinese, ha affermato Kong, ha «desiderio sincero»di mito cattolico,ma il governocinese pre- • ferisce rifiutare scuole eospedali, perché porterebbero alla creazione di un proselitismo giudicato pericoloso. In poche parole, la massa sterminata di diseredati cinesi rischierebbe di sollevarsi contro le decadenti ecorrotte autorità locali e centrali. Nonostantequesto,dal 1982 la politica cinese verso i cattolici ha avuto periodi fluttuanti di apertura e repressione,ma con un denominatore comune:controllo totale e sottomissione. Attualmente sembra che vi sia in corso un processo di distensione,caratterizzato da trattative silenziose tra il Vaticano ed il governo cinese. Punta di diamante di questo riavvicinamentoè l'ordinazionedi mons. XingWen-zhi avescovo (ufficiale) ausiliaredi Shanghai, nomina avallata sia dalla Santa Sedechedalla chiesa Hong Kong: sede dei missionari del Pime, tra i rari edifici conservati in stile cinese. gliorare i rapporti con il Vaticano,ma questi deve far «seguire i fatti alle parole». Arincarare la dose, Kong ha citato le due tradizionali prove che Pechino richiede alla Santa Sede come pre-condizioni per intraprendere ogni dialogo: rottura delle relazioni diplomatiche conTaipei;«non interferenza negli affari interni della Cina con la scusa della religione».Ledichiarazioni di Kong hanno riportato il gelo nei rapporti di Pechinocon la Santa Sede. A propositodella libertà religiosa, ~---------------------------------------------------------------------------------------------- MC GENNAIO 2006 ■ 55

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