Missioni Consolata - Gennaio 2006

-■ EGITTO I ragazzi arabi seduti al coffee shop vorrebbero sapere tutto di Dio, di Cristo,dellaTrinità:«Se Dio è Gesù,e Gesù muore il venerdl e risorge la domenica,cosa accade il sabato? Può esistere un sabato senza Dio? Gesù è profeta di Dio,Dio ama i suoi profeti.Perché permette che Gesù soffrae muoia?». «Perchébevete alcol,se l'alcol è peccato?».! giovani arabi ascoltano con interesse una donna senza velo ., la quale pensa che saper gestire il proprio rapporto con l'alcol sia una questione che chiama in causa la persona con la sua capacità di controllo,e non l'idea assoluta di Bene e di Male.Ei giovani arabi,che sorseggiano tè e iansung,ascoltano:forse non concordano,ma ascoltano e rispettano, probabilmente perché la giovane donna senza velo parla di alcol e in Europa lo beve - èeducazione al gusto,dice lei - ma Il,seduta , al tavolino sbilen_co del coffee shop di Omar,sorseggia tè e iansung pro- ·prio come loro, tenendo le braccia e le gambecoperte in segno di rispetto. Per essere rispettata. Ai discorsi occidentali sull'undici settembre o sulle bombe di Madrid, i giovani arabi rispondono parlando di Afghanistan, Iraq e Palestina e dopo accese discussioni, in cui le parti non si incontrano, perché separate da una convinzione profonda che si barrica su due poli opposti (le nostre ragioni - i vostri torti),si arriva insieme alla conclusione che, in fondo, la pena che si sente per la miseria umana è la stessa da entrambi i lati della barricata. «Raccontaci, donna senza velo!» Ed è proprio Il che ci si incontra,quando si smette di sostenere una causa e si torna ad essere semplicemente ciò che si è: uomini e uomini mortali per di più. Uomini che si uccidono tra di loro, ma che quando bevono insieme tè e si chiamano per nome non sono più mostri dalle sette teste, bensl persone, persino interessanti. Eallora,per favore, donna occidentale senza velo,dicci com'è il 22 ■ MC GENNAIO 2006 ■■ ■ ■■■■■ mondo al di là del Mediterraneo. Dicci come sono i colori, i sapori, le facce della gente, i colori della pelle, i suoni delle strade; raccontaci come sono i vestiti, i giorni di festa e le promesse che gli innamorati si scambiano quando decidono che, sl,staranno insieme per tutta la vita. C'è fame di sapere, perché uscire dall'Egitto è praticamente impossibile: non solo perché è troppo costoso, ma, soprattutto,perché non è facile ottenere un visto di ingresso in un altro paese e, naturalmente, un permesso di soggiorno.La possibilità acui molti ricorrono è quella di farsi fare una carta di invito da qualche turista straniera che, in Egitto per le vacanze e spesso in età matura, si lascia affascinare dalle galante- ' rie maschili che.promettono,chissà, una ritrovata gioventù. Un musulmano può sposare una ·donna cristiana, perché l'eventuale prole eredita la religione dell'uomo; quindi i matrimoni con straniere sono frequenti. Benché l'Egitto sia un paese laico, la religione è un fattore identitario importantissimo; il 90%della popolazioneè di fede islamica e il restante 10% è in gran parte di fede copto ortodossa.Solo una piccolissima minoranza ècattolica, evangelista o di rito armeno.Può capitare di sostare in meditazione nella piccola chiesa francescana di Luxor e di sentire entrare dal portone spalancato la voce metallica del muezzin che invita alla preghiera del tramonto. Ed è in quell'attimo, in quell'aria cosl pregna di·Dio - qualunque nome abbia - che sfiora lamente il pensiero di una coabitazione possibile. Raccogliendo le impressioni dei cristiani che vivono aLuxor, spesso si sente parlare di «restringimento degli spazi vitali» ecioè che le religioni non islamiche sono tollerate, ma ad esse non viene permesso di fare proseliti. Le scuole cristiane, in cui la maggior parte degli studenti è musulmana, faticano ad avere i permessi di ristrutturazione edevono sottostare acontinui controlli ea leggi di restrizione dei posti disponibili. Le comunità cristiane si chiudono, cosl,a riccio al proprio interno, diventandomondi quasi in autoassorbimento.Dicono che sia per pura conservazione,ma questa strategia diventa una morte lenta, un riprodursi al proprio interno,che porta dritto alla sterilità. È una questione di stato, di organizzazione sociale, di mancanza di informazione,di possibilità di controllo: per chi governa, per chi tira le fila dell'intero paese è molto più semplice separare che unire,creare zone attorniate da confini marcati invece che lasciare alla gente la possibilità di spazi in cui conoscersi e, quindi, costruire piccoli ponti. N on c'è certezza di sapere fino dove sarebbe possibile arrivare attraversando questi ponti... forse solo fino al primo coffee shop, con i tavoli sbilenchi nelle strade polverose del souq (mercato) di Luxor;ma già,questo sarebbe, in fondo, un primo e vero reciproco viaggio dentro l'Altro,che non fa paura:_■ ,

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