10/11 (ottobre·~) 2005 EDITORIALE: Vergogna globale Gli autori pag. 4 pag. 112 PREZZO DI MERCATO Viaggio nelle schiavitù del terzo millennio (a cura di Benedetto Bellesi e Paolo Moiola) PARTE PRIMA: VlniME E CARNEFICI l Abolita ma vigente l A GLOBALIZZAZIONE DELLA SCHIAVITÙ di Sandro Calvani, Serena Buccini, Adriana Ruiz Restrepo pag . 6 Nessi e connessi delle nuove scbiavùù (OME UNA RAGNATELA di Benedetto Bellesi pag. 11 Lavoro schwvo (1): al Sud UN TEMPO LI CHIAMAVANO « PROLETARI» di Francesco Gesualdi pag. 14 LAvoro schiavo (2): al Nord « SERVI DEL MERCATO» di Fulvio Perini pag. 18 Tratta e sfruttamento delle donne (ORPI VENDUTI, SFRUTTATI, VIOLENTATI di Ada Trifirò pag. 21 Bambini (l) l Il lavoro minori/e PICCOLI SCHIAVI, GRANDI PROmTI di S. Calvani e S. Buccini pag. 31 Bambini (2) l LA prostituzione minori/e UN MONDO CON SEMPRE PIÙ ORCHI di Nicoletta Bressan pag. 33 Bambmt (3) l l bambmt soldato «SUPER SOLDIER» E « SUPER BOY» di Paolo Moiola pag. 40 Commerao dt organi e tessutt umam «SOLTANTO PER OGGI: RENI E CORNEE AD UN PREZZO ECCEDONALE» di Guido Sattin SENZA PREUO di Enrico Larghero pag. 42 pag. 44
PARTE SECONDA: STORIE E PAESI Brasrle: stona dr Carws Augusto lo SCHIAVO CHE SALVÒ ORECCHIE EDITA di Maurizio Chierici pag. 46 GAm & TOPI di Benedetto Bellesi Colombta (1): tre! vortice della violenza pag. 49 «MORIRÒ CON LA PISTOLA IN PUGNO» di Guido Piccoli pag. 50 Colombia (2) · altre storie EFRAfN, MARIA EGU ALTRI di Guido Piccoli pag. 53 Perù: il lavoro domestrco EsT'EFANY FARÀ LA «PROFESORA» di Paolo Moiola pag. 55 Haiti l Repubbltca Dommrcana SCHIAVI NELL' ISOLA DEl «QUILOMBOS» di Paolo Moiola pag. 60 La scbiavttù nella reltgtone islamica SE ALLAH LO VUOLE... di Benedetto Bellesi pag. 62 Paesi del Gol/o: lavoratori strmrieri e/animi minorenni SOGNI SOTTO LA SABBIA di Benedetto Bellesi pag. 64 Sudan: tslami:a.a:done e scbravitiJ NEGRIERI••• VERI di Benedetto Bellesi pag. 66 NUBlANI A ROMA di Giulio Albanese pag. 67 Niger: 900 mila abitantt in schiavitrì NATI PER ESSERE SCHIAVI di Hilary Andersson pag. 71 Maurit01tia: 30% in stato di scbiavitrì l ECATENE... NELLA TESTA di Benedetto Bellesi pag. 73 A/rica occidentale: tratta di mmori TRAFFICANTE CERCA BAMBINI di Marco Bello pag. 76 Ghana: schiavitù religiosa MOGU DEL DIO TRO di Benedetto Bellesi pag. 80 Pakistan, India, Nepal: lavoro forzp.to... per debito fiNO All'ULTIMA RUPIA di Ugo Pouoli pag. 81 Giappone NON SOLO GEISHE di Genesio Ferro pag. 86 Myanmar l Cina SCHIAVISMO DI STATO di Benedetto Betlesi pag. 87 PARTE TERZA: LIBERI TUnl Schtavittì-libertà: una rr/lessrone biblrca l iBERI PER SEI4PRE di Paolo Farinella pag. 90 Magistero della chtesa e schiavrtù SUSSURRI EGRIDA di Giacomo Mazzotti pag. 94 La ncerca: Ira/la di nigeriane m Italia l'URLO DEGU SCIACALLI di Silvana Bottignole pag. 97 Intervista a suor Eugenia Bonetti l NUOVI «SA14ARITANI» di Benedetto Bellesi pag. 99 Le associazioni UNA RETE CONTRO LA TRATTA pag. 105 Legislazione nazionale e internazionale sulle nuove schiavitù IN NOME DELLA LEGGE di Giancarlo Caselli pag. 107 l datl personali fornitidagli abbonati sono usati solo per le finalità della rivista. n responsabile del loro trattamento è l'amministratore, cui gli Interessati possono rivolgersi per richiederne la ve· rlflca o la cancellazione (legge 675/1996). L Gli artlcoU pubblicati sono responsabilità degli autori ~ e non riflettono necessariamente l'opinione deU'editore. _j Mensile del Missionari della Consolata Fondato nel 1899 DirezJone, redazione e amministrazione: Corso Ferrucci, n. l-4- 10138Tor1no tel. O11.4.-400.-400 - fax O11.4.-400.459 E-mail: rivìsta@missioniconsolataonlus.it Sito Internet: www.missJoniconsolataonlus.it Direz.lone: Benedetto Bellesi (direttore · .438) Francesco Bernardi (direttore resp. - .446) Giacomo Ma.zzottl (resp. riVista «AMICO»- .436 ) Redazione: BenedettO Bellesl (bellesi@misslonariconsolata.it) Paolo Moiola (.458) Uao Ponoli (.492) Collaboratori: A.Antonelli, B.Bales~ra. S.Banaalla, M.Bello (do/ 8urkino), S.Bouignole, S.Calvani (do ~(Q), C.Caramanti, D.Casali, M. Chierici, G. Chiesa, D.Dal Bon, P.Farinella. A.Lano, M.PJcllassotti, P.Pescali, S.Peaovic, G.Sauin (medidno), I.Tubaldo Sito Internet: Paolo Moiola e Maurizio P1cJiassoai Archivio fotop"aflco: Franca Fanton Grafico: Carlo Nepote Stampa: Tipografia Canale, Borpro (Torino) Editore: M~S IONI CONSOLATA ONLUS Amministratore:Guido Fili,.Uo. tel. 011.4.<tOO..oH7 Seamwia: p.GicMnniVenturinl, tel. 01k-4.-400.439 ~lo: tei.OI I .4 ...00.<H7 ·fax 011 .4.«l0.411 Conto cornnte poftale n. 33•• .51.35: si nnaraziano vivamente 1 lettori che sostencono l'impe&'I'IO di fonnUione ed informazione di «MISSIONI CONSOI.ATA ONLUS» . Tutti l contributi o offerte sono detralbiH cW1a dlchlarulone del redditi. Sped. Lp., Ll. c.20.c., Jeae 662196 App. ecc. • ~ tr. Tortno • 15. 6. -48, prot. 79 IIICriuo ree- naz. stampa· CJS060 l 13444 17. l0. 91
Edltorlcde «Non è grave il clamore chiassoso dei violenti, bensì il silenzio spaventoso delle persone oneste>> (Martin Luther King). L o abbiamo imparato a scuola: il1848 è la data ufficiale dell'abolizione dello schiavt.tù. Per La maggioranza della gente, quindt: il commercio degli schiavi è una mostruosità del passato, di mi ct siamo liberatz, anche se rimane la vergogna storica nella nostra coscienza di esseri umani e cristiani. È vero: quel tipo di schiavitù è finita (quasz) dapper· tutto; ma 11e è sorta una nuova, forse peggiore della prima, edesiste in tutto ilmondo, anche neipaesipifj sviluppati: come Europa, Stati Uniti_ Australia, Giap· pone. Anzt: oggi d sono più persone schiavizzate, di quante ne furono strappate all'Africa, in quasi tre se· colidi tratta transatlantico, per arricchire i colonizza· tori delle Americhe. Tutte le nazionidel mondohanno dichiarato fuori leg· ge loschiavismo, anche sealcune sono arrivate con ol· tre un secolo di niarclo. Il guaio è che neipaesidove lo schiavitù è endemica, perché/a parte del tessuto culturale, sociale ed economico, nessuno si è premura/o di dire a rmlioni di schiaviche sono liberi. Anz1: i go· verni di molti paesi negano l'esistenza della piaga o ~ma nano leggiper curarla, senza poi/arie rispettare. E stata abolita la schiavitù legale, ma continua quel· la illegale, basata sul «diritto>> del sopruso, camuf fata sotto vecchie e nuove/orme: da quelle tradizionali, come La schiavitùperpossesso, allo tratta di don· ne e bambiniper lo sfruttamento sessuale, da/lavoro forzato aquello per debito, dalla schiavitù clomestica aquella contrattualizzata. Tutte queste/orme hanno un comune denominatore: il totale controllo delle vittime d4 parte dei nuovi schiavisti e gli alti profitti degli s/ruttaton: La schio· vitù è diventata, in/atti_ un business in continua espansione, tm'industna che, nell'economia globaliz· zata, obbedisce alle leggi della domanda e dell'o//er· ta. Lo schtavo, ogg1: è «materiale di consumo», mer· ce «usa e getta»: è usato finché serve; quindi viene scartato e rimpiazzato con altra «merce umana». I l (e~omeno investe ~ncJ:e 1: Eu:opa~ clove glischtavz sz contano acentmata dz mtglima el'Italia èalprimo posto ealcen· tro di questo commercio, anche perché la schiavitù moderna è strettamente legata all'immigrazione clandestina. l/attidi cronaca cheparlano di clonnenigertaneedest-europee costrette alla prostituzione, bambini lava-vetri o usati per l'accattonaggio, adulti eminorenni costretti ai lavori forzati nei labora· tori gestiti da cines~ maghrebini sfruttati nell'agrt~ coltura e nella pesca e perfino la compra-vendita di neonati... sono La puntadell'iceberg della nuova sdJZavitù inltolta, gestita da ma/ie di «negn'en» itali.am: cinest; albanesz; rum; nigertani edi altrenazionalità. Quello che ci sfugge, però, sono i drammi umani del· le vittime, causati dalla libertàperduta, la dignità col· pestata, i sogni infranti e la vita stessa in balia di ma· niaci e sfruttatori. E nessuno grida allo scandalo, poiché le loro tragedie sono ridotte aun problema di clandestinità; anzz; sono spessobanaliz.z.ate, con la scusa che lo prostttuzione è il mestiere puì vecchio del mondo. Ma la stragrande maggioranza delle donne che battono i nostri marciapiedi sono schzave: non hanno scelto liberamente quel mestiere, ma vi sono costrette con l'inganno e la violenza, tanto che chi si ribella puòfinire ammazzata. E chi le usa si rende complice di tale vugogna. Sono certo che 1 nostri lettori provano sincera in· dignazione difronte alle varie/orme di schiavi/t~ praticate dentro z·nostri con/ini. Ma non basta. Occorre dilatare l'orizzonte, per non essere complici della vergogtza che si consuma a livello mondzale. Anche se indirettamente, gli schiavi hanno a che ve· dere con La no.rtra vita diognigiorno. Può darsi che La banana chemangiamo e lo zucchero chemett1amonel caffè stano intrùidel sudore di scht4vi lotinoamerica· ni e i tappeti che calpesttamo Stano stati tessuti da schiavi pakistam;- tende, camicie, gioielli e altri manu/attt. potrebbero essere /rutto del lavoro coatto di donne e ragazzi mdtam:·palloni e giocattoli in mano ai nostn' bambmi potrebbero grondare sangue di al· trettanti minorenni asiatici o caraibici... Gli esempi possono essere infiniti. Non èfacile seguire le tracce per risalire alcrimineori· ginario; ma non è impossibile. Oggz; esistono pubblicaziom; associazionz: campagne di informazione che mostrano i legami tra schiavitù eprodotti richiesti da consumatori e rivenditori occidentali:bisogna in/ormarsiedessere dispostiacambiarequalcheabitudine di vita. Soprattutto occorre chtamarequesta vergogna globalizzata con il proprio nome: schiavitù, senza confonderla con altri crimim: perquanto gravi. Equesto vale soprattutto in casa nostra, dove i nostri governanti sembrano conoscere solo la repressione contro i «clandestim», confondendo in tale termine carnefici e vittime, senza preoccuparsi di restziuire a queste ultime la proprza dignità. BENEDETIO BELLESl
Vittime e l·arndici gia, a base di catene e stanze chiuse, ma anche regolata e con spazi dJ autonomia di vita per le famiglie di schiavi. Oggi le catene sono scomparse, ma la schiavitù si esprime in controllo psicologico che va oltre la persona posseduta, incatenando virtualmente anche i familiari lontani e intere comunità, minacciando costantemente la soprawivenza stessa dei nuovi schiavi e dei loro familiari, con forme di coercizione ed umiliazione quotidiane. L'autostima dei nuovi schiavi viene demolita sistematicamente. Infine sono cambiate le forme di trasporto. Invece dei galeoni negrieri, i nuovi schiavi viaggiano sulle linee aeree commerciali, seduti a fianco ai busù1essmen e ai turisti. All 'inizio del nuovo secolo la «trana di esseri wnani» ha assunto proporzioni cosl gravi da essere ribattezzata «la tratta degli schiavi del terzo millennio». È il fenomeno dci «nuovi schiavi», che per alcuni aspetti è peggiore dello schiavismo dei secoli scorsi. lA CNN E LE CARTE DI CREDITO La globalizzazione è stata resa possibile dalle nuove tecnologie di trasporto e comunicazione, ma ha anche offerto enormi opportunità di crescita per la criminalità organizzata. La tratta di persone a livdlo globale sarebbe stata impossibile senza l'apertura dei mercati, la voglia di un benessere economico e sociale propagandata in ogni angolo del mondo ormai da vent'anni dalla CNN. Le mafie internazionali hanno saputo riconoscere il business nascente sia dalla parte dei dJsperati pronti a tut· to per cercare una vita più degna, sia da parte dei ricchi che usano la carta di credito per spadroneggiare su tut· to e tutti. La carta di credito apre le frontiere megJjo di qualsiasi passaporto o carro armato, viene rispettata più delle anriche spade e anni da fuoco che resero possibile la colonizzazione. Le imprese criminali internazionali non banno fatto altro che congiungere i punti - a volte dJstanti geograficamente e culturalmente- della domanda e dell'offerta, senza lasciarsi limitare da vergogne o considerazioni etiche. Le differenze e le distanze culturali per le mafie globali sono un punto di vantaggio: aumentano la vulnerabilità dei più deboli. Così una ragazzina poco istruita colombiana o thai dapprima può essere facilmente ingannata con proposte per lei credibili e irresistibili. Poi può essere venduta io Giappone, privata del passaporto, e rimanere praticamente asservita al suo padrone, senza bisogno di catene o controlli. È anche la globalizzazione che permette alla Yakuza giapponese o alla mafia russa di estendere i loro tentacoli fino alle periferie di Cali y Pereira in Colombia, lasciando di stucco le pur sofisticatissime e violente go11gs colombiane. La risposta della criminalità colombiana è stata la più ovvia: hanno diversificato anche loro le forme di delitto da sfruttare e hanno aperto a nuovi mercati. Per esempio approfittando di qualche antenna già presente in Albania per facilitare le esportazioni di cocaina colombiana io Europa, il crimine organizzato colombiano ha cominciato ad importare anche ragazze e non solo colombiane; moldave, thai , 6lip.Pine e uomini ~achistaoi e singalesi sono oggi parte del business del traffico colombiano di persone in Albania. li traffico di esseri umani è il secondo busti:ess globale della criminalità organizzata, dopo il narcotraffico, ma lE DIFFERENZE tra~ e •nuova» .c:hlavltù V ECCHIA SCHIAVITÙ l . proprietà legale accertata 2. alto costo d'acquisto 3. bassi profitti 4. scarsità di potenziaU schJavi 5. rapporto di lungo periodo 6. schiavi mantenuti a vita 7. importanza delle differenze etniche NuovA SCHIAVITÙ l. proprietà legale evitata 2. bassissimo costo d'acquisto 3. elevatissimi profitti 4. surplus dì potenziali schiavi 5. rapporto di breve periodo 6. schiavi ousa e g4tta• 7. irrilevanza delle differenze etniche cresce con tassi più alti del traffico di droghe. In non pochi paesi i padroni della tratta possono minacciare direttamente le autorità dello stato, grazie alle loro armi e po· tere economico. I NUOVI SCHIAVI Oggi è possibile identi6care due modelJi di tratta di persone. n primo, il traffico a scopo di lucro, consiste nel contrabbando dJ migranti clandestini; owero nel facilitare l'ingresso illegale, a volte anche il soggiorno, di soggetti che decidono di emigrare, spesso accertando di pagare somme ingenti in cambio dJ un servizio di trasporto in condizioni quasi sempre disumane e degradanti . L'altro tipo di traffico di persone, propriamente detto, riguarda lavoratori spesso ignari, soprattutto donne e minori, a 6ni di sfruttamento sessuale o di aJtra indole. Questa forma di traffico implica generalmente la presenza di w1 'organizzazione capillare che attraverso l'uso di mezzi illeciti (come la violenza, la truffa, la nùnaccia), riduce le sue vittime in condizioni analoghe alla schiavitù e trae grossi profitti dal loro sfruttamento. La struttura criminale serve essenzialmente a organizzare il trasferimento delle vittime dal loro paese d 'origine ad un altro, prevedendo dunque una fase di reclutamento, una di trasporto, e una finale di collocamento e di controllo delle atti - vità delle persone ridotte in condizioni di schiavitù. Le nuove schiavitù assumono forme distinte, adatte alle nuove domande del mercato. In pratica i nuovi schiavi sono impiegati nella mendicità organizzata, neJ sesso a pagamento, nel matrimonio servile, neJ lavoro forzato, nella servitù domestica, nell'adozione illegale e ne1 traffico di organi. CHI APPROFffiA DELLA VULNERABILITÀ Le principali forme contemporanee di schiavitù approfittano delle vulnerabilità moderne (la paura e la mi - seria), dell'inganno, della falsa speranza di un futuro migliore, della minaccia per la vita propria o dei familiari. Le vittime entrano in un labirinto di proposte illegali o abusi di potere da cui non esiste uscita: si trovano subito incatenati con catene che non si spezzano facilmente a causa del timore di essere rimpatriati nel paese d'origine, di una ritorsione nei confronti della famiglia o a seguito della mancanza di un documento d ' identità, in mano ai padroni. Le donne e i bambini sono le vittime più comuni di questo traffico, ma gli uomini non ne sono immuni. L' Orgoniz:za:zione internazionalede/lavoro (fio) sottolinea che molti lavoratori immigrati irregoh1ri, entrati nel MC l ottob,....novembre 2005 pagina 7
Vittime e carnefici paese di destinazione attraverso O(ganizzazioni clandestine, sono costretti al lavoro forzato in laboratori illegali di confezionamento, in campi o fn1tteti, io cantieri e ristoranti o altre imprese che vanno a caccia di manodopera a buon mercato. Secondo un recente rapporto deJ Dipartimento di Stato Usa, l'l ta1ia occup~ i prìmi posti della classifica per quanto riguarda la destinazione e il transito di donne e bambini strarueri utilizzati per lo sfruttamento sessuale e deJlavoro. Le autorità italiane ritengono che nel2004 era possibile rintracciare tra 25 mila e 30 mila vittime del traffico di persone nel paese, persone provenienti da Nigeria, Ucraina, Moldavia, Albania, Romania, Russia, Bulgaria, Africa orientale, Cina e Sud America (Ecuador, Perù, Co· lombia, Brasile, Argentina). n traffico di minori per il lavoro nelle fabbriche clandestine è un problema che riguarda soprattutto la comunità cinese. Questi traffici hanno raggiunto dimensioni mai viste, sia in relazione al numero dei soggetti coinvolti, sia in riferimento ai guadagni illeciti ottenuti dalle organizzazioni criminali. LA DISTRUZIONE DELLA DIGNITÀ Gli esperti che hanno studiato le centinaia di espressioni locali del traffico di persone banno identificato alcune forme di impatto diretto molto dannoso per lo sviluppo umano. La violazione dei diritti umani fondamentali distrugge MC l ottobre-novembre 2005 pagina 8 Port-au-Prince: monumento per lo Ftne dello schtavitù. la dignità della persona e dimostra a chi vive io quell'ambiente che in realtà anche la persona umana può essere trattata come una merce. n traffico di persone distrugge il tessuto sociale di una comunità. Le vittimeperdono la protezione delle reti sociali tradizionali, della famiglia e non sanno a chi rivolgersi per riprendere in mano il proprio futuro. n trauma che ne deriva può essere irreversibile e a vita. La tratta priva i paesi in via di sviluppo di risorse umane qualificate, producendo effetti negativi sul mercato del lavoro. La produttività futura del paese subisce l'effetto negativo della trana che lascia gli anziani senza assisten-
Villil11l' l' carnd ici za e i bambini senza genitori che si occupino della loro crescita ed educazione. Insomma, quando una percenruale importante dei lavoratori sono vittime della tratta, lo sviluppo del loro paese subisce gravi ritardi. Ci sono anche costi pesanti nel campo della salute pubblica. Oltre alle malattie sessualmente trasmlssibili, soprattutto l'Aids, si sono ossetvate insonnia, depressione, ansietà, sindromi da stress post-traumatico, rossicoclipendenze, etc... Le condizioni di vita in ambienti insalubri e sovraffollari favoriscono l'insorgere di malattie dovute a scarsa igiene, come scabbia, tubercolosi e malattie infettive. I conflitti armati interni, le guerre, i disastri naturali possonooffrire condizioni favorevoli per un'epidemia dl traffici di persone. Ma possono anche essere l'effetto indiretto deUa perdita di governabilità in paesi dove la tratta d i persone è cresciuta a livelli preoccupanti. Stati falliti e traffici di persone sono spesso alleati nel causare una pessima condizione di sicurezza umana. LE CONVENZIONI INTERNAZIONALI La t ratta degli esseri umani ha sempre destato l'interesse dei governi in diverse epoche storiche. Dapprima la conquista, il trasporto e il commercio di schiavi sono stati componenti essenziali di alcuni processi di colonizzazione di nuove terre. C'è poi stato il riconoscimento giuridico del fenomeno, a cul sono state attribuite diverse definizioni, e si sono messi a punto specifici accordi internazionali. La prima convenzione internazionale in materia penale è la Dichiarazione relativa al/'abolizio11e universale della Ira/la degli schiavi adottata nel 1815. Data l'importanza assunta da questo tipo di criminalità transnazionale e l'alto potenziale in termini di danno dei beni comuni, la comunità internazionale è poi intervenuta ripetutamente per fronteggiarlo nel modo migliore. La Drchiarazione universale dei diritti dell'uomo, del 1948, proclama che: «Nessun individuo potrà essere tenuto in stato d i schiavitù o servitù; la schiavitù e la tratta dewi schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma». ii trattato più importante è la «Convenzione interna· zionale, per la repressione del traffico di persone e dello sfruttamento della prostituzione». La Convenzione è stata adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1949 ed è entrata in vigore il25luglio 1951. L'Italia l'ha ratificata 17 anni dopo, con La legge del23 novembre 1966 n. 1173. Gli stati sottoscrittori della Convenzione erano 73 alla fine del 2001. La Convenzione del 1951 rappresenta iJ primo riconoscimento politico e legale globale che la trarta di persone e lo sfruttamento della prostituzione, sono incompatibili con la dignità ed il valore della persona umana e minaccia· no il benessere dell'individuo e della collettività. I paesi firmatari si impegnarono ad abolire ogni forma eli regolamentazione della prostituzione, alla criminalizzazione per via legiCRONOLOGIA (essenziale) 1772: il giudice Sharp stabilisce il principio secondo cui uno schiavo proveniente dalle colonie americane diventa libero aJ:r pena pone piede sul suolo delle isole britanniche. 1783: l quaccheri in lnghìlterra promuovono la prima associazione abolìzlonistica.l'Abo/ition Society. 1793: ad Haiti-Santo Domingo ljoto In pagina) Il commissario civile francese abolisce la schiavitù. 4-2-1794: la Convenzione, assemblea rivoluzionaria francese, decreta l'abol.izìone della schiavitù in tutte le colonie di Parigi; reintrodotta da Napoleone 1 (1802), è abolita nuovamente durante i •100 giorni•. 1807: Gran Bretagna e Danimarca proibiscono il commercio degli schiavi sulle proprie navi. Stati Uniti vietano l'importazione di nuovi schiavi dall'Africa. 1815: al Congresso di Vìenna le nazioni europee ratificano l'abolì.zione del commercio degli schiavi; la marina britannica s'in· carica di bloccare le navi che trasportano schiavi . Prosegue la tratta illegale. 1822: per Iniziativa di filantropi antischiavisti statunitensi viene fondata in Africa la colonia di schiavi liberati denominata Uberla. 1832: nasce l'American Antislauery Society, che promuove numerose manifestazioni e crea l'Underground railrood ((errovia clandestina), rete che organizza il trasferimento clandestino in Canada di schiavi fuggitivi (oltre 75 mila tra il 1832 e U 1863). 1833: il parlamento inglese vota l'emancipazione degli schiavi nelle colonie. L'esempio è seguito da vari paesi latinoamericani. 1845: il permesso, concesso dal governo statunitense al Texas, di mantenere la legislazione schiavlsta dopo l'entrata nella Confederazione inasprisce lo scontro tra stati abolizionisti e schlavlstl. 1847: l'impero ottomano proibisce il commercio degli schiavi nel Golfo e chiude l mercati di schiavi a Jstanbul. 1848: data ufficiale deU'abolìzlone della schiavitù, scelta convenzionalmente per ricordare la sua abolizione nella maggioranza degli stati nel corso del XIX secolo. 1852: il romanzo di H. Beecher-StOIAie, Lo capanna dello z-Io Tom vende un milione e mezzo di copie, divenendo Umanifesto dell'abolizionismo moderato. 1856: in Virginia, l'abol.izìonista bianco John Brown è Impiccato per aver istigato alla rivolta gli schiavi neri nelle piantagioni: diverrà il simbolo deUa lotta contro la schiavitù. 1865: negli Usa, al termine della guerra di secessione che ha contrapposto gli •stati schiavisti• del sud agli «stati abolizionisti• del nord, U XIII emendamento deUa costituzione federale stabilisce l'abolizione della schiavitù in tutto il paese. 1885: Conferenza di Berlino: Gran Bretagna, Francia, Austria, Germania, Russia, Spagna, Portogallo, Olanda, Belgio, Italia, Svezia. Danimarca e Usa decidono di -contribuire alla SOJ:T pressione della schiavitù>t; nessuna misura concreta contro la tratta ~li schiavi in Africa. 1888: l imperatore Pedro o abolisce la schiavitù In Brasile. 1926: a Ginevra la Società delle Nazioni elabora la definìzlone giuridica di schiavitù e ne delibera l'abolizione per 44 stati ade-- renti. 1948: l'Assemblea generale dell'Ono approva la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. L'articolo 4 afferma: •Nessuno deve essere tenuto In schiavitù o servitù; la schiavitù e il traffico degli schiavi devono essere aboliti In tutte le loro forme•. 1962: l'Arabia Saudita abolisce la schiavitù. 1981: la Mauritania dichiara iUegale il commercio degli schiavi. slativa di coloro che traggono profitti dall'impiego di altri in tale ~ratica, e alla riabilitazione delle vittime. Le parti converuvano di voler punire chiunque realizzasse uno dei seguenti atti: «reperire, adescare o rapire una persona per indurla a prostituirsi, o sfruttare tale sua attività, pur essendoci, in entrambi i casi, il consenso». MC l ottobre-novembre 2005 pogino 9
Vittime e carnefici LE INIZIATIVE EUROPEE La Convenzione europea del1950 per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, sancisce che nessuna persona può essere tenuta in condizioni di scruavitù o servitù, o può essere costretta a compiere un lavoro forzato o obbligatorio. La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea dispone che la tratta degli esseri umani è proibita. Negli atti preparator~ si ricorda che la dispos~ione è stata introdotta propno per proteggere la digmta umana. Infine, il Programma Daphne della Commissione europea (Direzione giustizia e affari Interni) coordina le iniziative europee nella lotta al traffico di persone. Nel programma collaborano diverse espressioni della società ciVile europea, rra cui l'Orgami:zazione internazionale per lemigrazioni (Bruxelles, Parigi,Berlino, Vienna, Roma, Atene) e le associazioni Pag-Asa e Payoke (Belgio), Differenza donna,Associazione On the road e Ufficio pastorale migranti- Caritas Torino (Italia). li progetto è coordinato dal ComitéContre l'EsclavageModerne (Francia). n progetto, biennale, si prefigge di monitorare e diffondere i modelli e le proceaure di assistenza e protezione delle vittime della tratta nella prospettiva del loro inserimento nei paesi di accoglienza o della loro reintegrazione nei paesi d'origine. La nozione di tratta include lo sfruttamento economico e lo sfruttamento sessuale. Daphne si rivolge in particolare alle Ong attive io Europa in questo campo e alle associazioni che intervengoCHE COSA È LA TRATTA? La tratta di persone 'è definita .in modo chiaro e completo dall'articolo .3 del <<Protocollo delle Nazioni Unite per prevenire, r~riltìere e ceiinbattere l4 tratta delle p_ersone, soprattutto dg/{e d()nrte e·de:· bambinl inttggiunta a/la CMPenzione rontro Il crimine or$ranitzato transnazionale» r"), più breve· mente citato come «PROTOCOLLO 01 P <1\LEitMò»: a) La tratta de/Le _persone designa tl reclutamento, il tta.rp()rto, il trasferimento, l'alloggio a l'accogliet~za, mediante la minac· eta o l'uso della forza o di altrt: forme<di coerr;izione, il rapi· mento, la/rode_ il ~aggiro, l'abuso 4i autorità o di una situazione di V#lnerabilità, o attraverso L'offerta o acçettazlone d~· pag4111enti o vantaggi per ottenere il cO!JSenso di una persona che esercita un'autorità su un'altr-a, ai fini di sfruttamento. U> s/mt(amentocomprende, alméno, losfruttamento de!la P11J· stituzione altrui oaltreforme di sfruttamento sessuale, il lavo. ro oisetvi:ti fo~(Jt4 la schiavitùoptafichesimilialla schiavitù, la serpitù oil preliev.o di or-gani. b) Il consenso de !h vittimddella tratta delle persone allo s/rut· t4.mento, dì" cuiil comma (a) di questo artico/o, è irfìlevante, quando si ricorre auno dei mev:.i sopra enunci4ti (a) c) Ilrecluf4tnefllo, zJ trasporto, il traS/èri'mento, 1/ alloggio o l'accog}ient.a di tm miftore al/ini dello sfruttamento sono consùierati «trattà delle persone», anche se nott vi è rirorso ad ~Jlctmo mezzo e$JJostò nel comi?Ul (a) di questo attù:oto. d) Per «minore» si intende qualsiasipersona di età inferiore 4i 18annj, (*) «Protocol toprevent, suppress and pun:ish tr~clting inpersons,.especial.lywomen and children, supplementing theUnited States Conventions11gain$t Transn.ational Organi2eC1 Crime». J,.a versione integrale del protocollo è disponibile sul sito: http/l:www:od.çcp.orsfcrirue. MC l ottobre-novembre 2005 pagina 10 no presso le vittime della tratta, nonché alle autorità giudiziarie e alle forze dell 'ordine. COME FERMARE LA SCHIAVITÙ GLOBALE? Dall948 al2000, nonostante gli sforzi compiuti, il fenomeno, non solo non è diminuito, ma anzi è cresciuto, a causa del sempre maggiore coinvolgimento delle organizzazioni criminali, attratte dalla prospettiva di ingenti guadagni. Il carattere internazionale, oggi davvero ciobaie, del traffico di persone contribuisce ad ostacofare un'efficace repressione di questi reati. Insoddisfatta dell'inefficacia dei trattati pre-esistenti, l'Assemblea generale delle N azloniUni te decise nel1998 di incaricare un Comitato adhoc che elaborasse una convenzione contro il crimine organizzato transnazionale e degli strumenti addizionali più efficaci e stringenti relativi al traffico di donne e bambini ed a quello di migranti. Grazie ad una forte volontà politica internazionale la nuova Convenzione globale contro il crimine organizzato internazionale ha trovato un rapido consenso. Chiamata anche Convenzione di Palermo - dove è entrata io vigore il25 dicembre 2003 - ha ottenuto 117 stati firma· tari, di cui 85 l'hanno già ratificata. La ratifica italiana si trova attualmente io discussione presso il parlamento. n Proroco11o contro il traffico di persone della Convenzione di Palermo (vedi box) afferma la necessità di un approccio ampio e internazionale nei paesi di origine, transito e destinazione che includa misure di prevenzio· ne, di sanzione e soprattutto di protezione delle vittime con particolare attenzione ai diritti umani riconosciuti loro internazionalmente. n protocollo chiarisce cosa si intende per «tratta di _persone» nel nuovo secolo: il reclutamento, il trasporto, il rrasferimento, l'ospitare o l'accogliere individui, ricorrendo alla minaccia o all'uso della forza o ad altre forme di costrizione, al sequestro, alla frode, all'inganno, all'abuso di potere o di una situazione di vulnerabilità o all'offerta di denaro per ottenere il consenso di una persona che abbia autorità su un'altra, con .fini di sfruttamento. Nello specifico, si proibiscono lo sfruttamento della prostituzione altrui o akre forme di speculazione sempre io campo sessuale, i lavori o servizi forzati, la schiavitù o le pratiche analoghe, l'asservimento e l'espianto di organi. Si specifica enfaticamente che il consenso prestato da una delle vittime per una delle attività menzionate non verrà considerato rilevante quando sia stato carpito con uno dei mezzi sopra indicati. I minori di 18 anni coinvolti nel traffico saranno sempre considerati come vittime. Nello specificare le forme essenziali di protezione del - le vittime U protocollo dispone che siano loro offerte informazioni sul procedimenti legali pertinenti, assistenza mirata a consentire che le loro opinioni e preoccupazioni siano esaminate durante le varie tappe giudiziali. Sono previste anche misure per il recupero fisico, psicologico e sociale, tra cui un alloggio adeguato,la consulenza legale sul propri diritti, l'assistenza medica, psicologica e materiale, opportunità d 'impiego, educative e di fonnazione e la possibilità di ricevere un indennizzo per i danni subiti. Nella valutazione concernente le misure applicabili nel caso concreto, si deve tener conto dell'età, del sesso e delle necessità speciali delle vittime, con particolare attenzione ai minori. •
VITTIME E CAR~EFICI Definizione, dimensioni, nessi e connessi delle nuove schiavitù COME UNA RAGNATELA In 20 anni la tratta delle persone ha assunto dimensioni planetarie, con un enorme giro di aHari, gestito da mafie transnazionali e inaHerrabili. DI BENEDEITO BELLESI FORME DI SCHIAVITÙ Benché il Protocollo di Palermo abbia di mira i crirruni dei nuovi schiavisti dello sfruttamento sessuale di donne e bambini, la definizione di tratta elenca anche le altre forme di schiavitù: lavoroo servizi forzati, schiavitùe pratiche analoghe... che è bene approfondire per avere un quadro più esatto deJ fenomeno. Schiavitù basata sul possesso: è la forma più vicina al - la schiavitù tradizionale: un individuo viene catturato o venduto e spesso la proprietà è accertata, e così per i figli . Tale forma è in uso soprattutto in Africa e in alcuni paesi arabi. Si dice che tale forma rappresenta una percentuale minima deJ fenomeno deJlo schiavismo; resta il fatto che centinaia di migliaia dipersone nascono ancora con le catene, almeno nel cervello. Servitù da debito o lavoro vincolato (bonded labour): è la forma più comune nel mondo. Una persona diviene un lavoratore vincolato quando il suo lavoro è preteso come mezzo di restituzione di un prestito. La persona in questione è costretta, attraverso un imbroglio o con una trappola, a lavorare gratis o per una paga rrusera. 11 valore deJ lavoro supera sempre il prestito iniziale. La durata può protrarsi per anni, per generazioni. Inoltre «la mancata restituzione deJ prestito» può comportare la sottrazione dei figli del debitore. n controllo fisico è assoluto. Questa forma di schiavitù è molto comune in Pakistan, India, Ncpal e altri paesi asiatici e dell'America Latina. Schiavitù domestica: è una forma nascosta di asservimeOLo, camuffato sotto vari nomi: personale «alla pari>>, collaboratrici domestiche, coUaboratori a domicilio, nutrici, «spose acquistate per corrispondenza». Lavorano anche 18 ore al giorno, senza riposo, con remunerazioni indecenti, vitto e alloggio deplorevoli. Reclutate nei paesi d'origine (Est Europa, Africa, Filippine, AmericaLatina) direttamente dai dat01·i di lavoro o tramile agenzie, le vittime sono alla mercé di «buone famiglie» o personale diplomatico, senza documenti di identità, ritirati dagli sfruttatori. Sono migliaia le donne «schiave domestiche» in Europa e Stati Uniti , ma esistono in varie altre regioni deJ mondo, come in quelle del Golfo Persico. Schiavitù contrattualizzata: evidenzia come le nuove relazioni di lavoro siano usate per celare la nuova scbiavirù. Si stipula un contratto, aRparentemente normale, che garantisce, per esempio, l occupazione in una fabbrica o in un laboratorio, ma alla fine i lavoratori si scoprono essere schiavi. Come dire dare una parvenza di leVittima thailandese del traffico: la mano dell'acquirente sulla spalla della bambina; altre due mani si agitano per esigere il prezzo. galità a tale servilismo. Questa è la seconda fom1a di schiavitù nel mondo, ad oggi, ed è presente in particolare in Brasile, Sud Est Asiatico. !.:ICEBERG DELLA VERGOGNA È impossibile dare statistiche precise sulla vastità della tratta di persone umane, sia perché tale traffico è di narura clandestina e illegale, sia perché in mold paesi, manca una legislazione contro il commercio e molti governi non banno interesse a collaborare nell ' investigazione e raccolta di dati; sia, infme, perché le vittime rinunciano a rivelare le loro esperienze alle autorità. Tuttavia, i dati fomiti dalle varie organizzazioni internazionali sono cifre da capogiro. Anlr-slavery InternatioMC l ottobre-novembre 2005 pagina 11
\ ' illillll' l' carnefin nal, associazione con sede a Londra, afferma che, oggi, nel mondo più di 200 milioni dj persone vivono in condjzione di schiavitù e sono merce per i trafficanti ili esseri umani. La cifra è stata confermata dalle Nazioni Unite a Palermo, dove è stato firmato il Protocollo contro la schlavitù 03-12-2000). In vari articoli di gjornali, libri e si ti internet si possono incontrare cifre decisamente inferiori; ciò è dovuto all' impostazione e interpretazione che si dà alle ricerche. Kevin Bales, per esempio, autore del famoso libro l 1'movi .rcbiavt; la merce umana nell'econorma globale (Feltrinelli 2000) parla dj 27 milioni; ma afferma di non considerare schiavi coloro che ricevono una minima remunerazione, ma semplicemente dj fare una vita da schiavi. ll Rapporto 2005 dell 'Organizzazione internazionale del lavoro (OiJ), calcola che 12,3 milioni di schiavi sono costretti al «lavoro forzato» in imprese private e altri 2,5 milioni sono condannati alla stessa sorte da stati o gruppi guerriglieri. Ma precisa che le cifre riportate nel docu - mento sono calcolate per ilifetto e aggiunge che, <<in termini dj reale conoscenza e consapevolezza del moderno lavoro forzato, ci sembra ancora dj vedere solo la punta di uno spaventoso zceberg». La Bbc va addirittura oltre le stime deiJ'Onu: in uno speciale dedicato ai minori afferma che «almeno 250 milioni di bambini in età scolare sono costretti a lavorare. Quasi la metà di essi è impegnata in lavori a tempo pieno in cambio di un basso salario ed è esposta a pericoli». Costoro sarebbero i 100 milioni ili bambini che, secondo l'Ufficio internazionale del lavoro «subiscono oggi le pii:1 selvagge e infamanti forme ili sfruttamento». Entrando nei detta~ dello sfruttamento sessuale di donne e bambini, le dfre sono altrettanto raccapriccianti e vergognose. U rapporto Onu del settembre 2002 calcola che, ogni anno, -1 milioni di donne sono vendute ai fini della prostituzione, schlaviru o matrimonio, e 2 mi· lioni di bambine, tra i 5 e i 15 anni, vengono introdotte nel turpe commercio. L'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) calcola in 700 mila il numero delle donne che og~i anno gjungono in Europa occidentale, collegate al traffi - co di persone ai fini dello sfruttamento sessuale. Due terzi di queste provengono dai paesi dell 'Est. [n Germania sono straniere il75% delleprostitute, a Milano 1'80%, e così nella maggior parte delle città europee. In qualsiasi modo si valutino le cifre della vergogna, una cosa è certa: og~ ci sono più schiavi al mondo di quanti non ne abbia fatttJa tratta transatlantico dal1600 al1880. MAFIE EPROFITTI La tratta di persone implica, secondo la definizione del Protocollo di Palermo, «il reclutamento, iltrasporto, il trasferimento, l'atlogp,io». Agestire tale affare, quindi, non sono singoli individui, ma reti ili persone o ma6e, composte dai reclutatori delle vittime neJ paesi di origine, da coloro che prowedono al trasporto, da quelli che si occupano del transito nei paesi dj passaggio, fino a coloro che prendono le vittime in consegna nei paesi di destinazione e provvedono alloro maggiore sfmttamento. 1più noti gruppi di tale criminalità organizzata sono la camorra italiana,le trz'adi cinesi, la mafia russa e la yakuza giapponese. La camorra opera in ltalia, Spagna, GermaMC l ottob,...novembre 2005 pogina 12 Minorenni nepalesi, schiavi de/lavoro per debito, in una fabbrica tessile. oia, Brasile e altre zone dell'America Latina. Si calcola che la mafia russa sia composta da 5 mila gruph!~~inali organizzati di cui , almeno 200, operano e o collegamenti in 30 paesi differenti (fonte: Guida per il11uovoprotocollo dell'Gnu riguardo al tra/fico di persone). Ognuno dei suddetti gruppi criminali si distingue forse per il campo di operazione e di influenza, ma non siwùfica che sia composto da persone deUa stessa nazionaTità. Nelle reti mafìose italiane, per esempio, possono esserci albanesi , russi, nigeriani... tutti uniti da un unico scopo: il profitto. Secondo alcune stime, la tratta di persone occuperà, in questo decennio, il primo posto nella scala del crimine organizzato per via degli altissimi guadagni che procura. Un documento delJ 'Usmi (Unione delle superiore maggiori d'Italia) riporta la seguente testimonianza di un sensale europeo: «La donna procura un guadagno superiore a quello della droga o delle armi. Quesù articoli si possono vendere una sola volta, la donna, invece, può essere ri - venduta, finché muore ili Aids, impazzisce o si uccide». n commercio sommerso di carne umana avviene nelJa quasi totale impunità ed è onn ai una vera «industria», che muove miliardi di euro. L'Oim lo ha definito la terza attività illegalepiù redditizia del mondo, dopo quella delle armi e della droga; parla ili 12,5 miliardi di dollari all 'anno: un'attività, quincli, molto redditizia e senza gravi rischi, gestita spesso dalle stesse reti che trafficano la droga e riciclano il denaro. Assai maggiore è il valore indiretto, cioè, quello prodotto dalle varie attività in cui sono condannati gli schiavi per debito e per contrattualizzazione. I trafficanti guadagnano fra i 4 mila ed i 50 mila euro per ogni donna trafficata. n prezzo dipende dall 'età, bellezza, esperienza e ilistanza dal paese di origine: ogni volta che passa una nuova frontiera il suo valore aumenta. Generalmente le vittime sono rivendute più volte fra i trafficanti stessi o i proprietari dei locali. Per esempio, i mediatori esportano la donna daiJ'America Latina in Giappone per 15-20 mila euro, dove viene rivenduta ai padroni dei locali per 35-40 mil~1 euro. Uoa somma che
\'ittime e ~:arnefici viene addebitata alla stessa vittima. Le schiave nigeriane che arrivano in Italia, per esempio, sono affogate nei debiti fin da quando lasciano il loro paese. Al prestito iniziale per aiutare la famiglia di origjne e per le pratiche burocratiche, si assommano le spese di trasporto, di soggiorno nei vari paesi di passaggio fino a quello di destinazione, dove devonopagare le spese mensili: 100 euro per il vitto, 250 per l'alloggio, 250 per il posto di lavoro, e provvedere al vestiario, al trasporto e altre necessità personali. Cos1 il debito aumenta fino a 50-70 mila euro, anche se la loro capacità di «generare>> denaiO è enorme. Nella maggioranza dei casi esse ricevono appena una minima parte di questo denaro: il 90% dei guadagni va alle reti. Una ex vittima ha rivelato che, anche se arrivava a guadagnare 500 euro a notte, il suo sfruttatore si prendeva tutto e se tentava di trattenere qualcosa per sé veniva picchiata e drogata. Nell'impossibilità di pagare il debito o fuggire, queste donne restano schiave finché servono al «mercato»; dopo di che, molte entrano nella gestione deJ traffico con il titolo e compito di maman, passando cosl da vittime a carnefici . LA RAGNATELA DELLE ROTIE La natura clandestina e dinamica del fenomeno rende difficile non solo stime precise sulla sua ampiezza, ma anche le rotte dei nuovi <<negrieri>>. E poiché tale fenomeno riguarda ormai l'intero pianeta, cosi anche le rotte della tratta hanno assunto col tempo dimensioni che interessano l'intero pianeta. Esse variano e vanno non solo dai paesi del Terzo Mondo verso l'Occidente, ma anche dai paesi più poveri verso altri meno poveri e da una regione all' altra nella stessa nazione, come capita in Thailandia e altri paesi asiatici, ma non solo. Secondo uno studio de] Centro di riferimento, studi e azioni dell'infanzia e adolescenza (Cecria), Ong con sede nella capitale del Brasile, in questo paese esistono oltre 200 rotte di <<traffico interno» di persone, per lo più ragazze e bambine. Più complesso, invece, è il <<traffico esterno>>, cioè da un paese o continente all 'altro. Fino a una ventina di anni fa le rotte dei nuovi schiavi potevano essere tracciate senza grossi problemi, generalmente unendo il paese di origine e di destinazione: per esempio la Nigeria con l'Italia o il Messico con gli Stati Uniti. Oggi la tratta è divenrata un processo molto luogo nel tempo, che comporta tre momenti chiave: reclutamento, viaggio e arrivo neJ paese di destinazione. Nel tragjtto si effertuano diverse fermare in vari paesi di transito. Una delle caratteristiche di questo tipo di commercio, infatti, è proprio il continuo trasferimento delle vittime. Analogamente a quanto avviene per il commercio della droga, le rotte della schiavitù cambiano continuamente. Ogniqualvolta si modifica uno dei seguenti fattori: domanda nei paesi di destinazione, loro politiche migratorie, controlli di confine e presenza di personale corrotto all ' interno di uffici pubblici (ambasciate, polizia di frontiera, ministeri), le organizzazioni criminali implicate nella tratta si adattano velocemente, redifmendo le destinazioni e ridisegnando le rotte, sia che vengano utilizzate le linee aeree che quelle via terra o via mare. In tal modo si crea un ' intricata ragnatela in cui è difficile distinguere i paesi di origine, di transico e destinazione. Le restrizioni in materia di immigrazione dei paesi eu· ropei e lamaggiore vigilanza nei loro aeroporti hanno favorito la riapertura della ragnatela di rotte nel deserto africano, usate da millenni dalle carovane di schiavisti arabi che catturavano gli schiavi dai paesi dell 'Africa nera per rivenderli nei paesi bagnati dal mediterraneo e nella penisola arabica. Ai cammelli sono subentrati i camion, ma i drammi consumati dagli attuali trafficanti di clandestini sono identici se non peggjori. Una prima rotta, quella orientale, attraverso il Sudan e il Mar Rosso, fornisce immigrati all'Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Una seconda rotta, utilizzata da somali ed etiopi, attraversa il Sudan e prosegue verso il nord, percorrendo la valle deJ Nilo o il deserto della Libia. La terza rotta, quella transahariana, parte dal Senegal, Mali e Niger, in ctù confluiscono i disperati che scappano da Sierra Leone, Guinea, Liberia, Costa d'Avorio, Ghana, Benin, Togo, Nigeria e Camerun, e si dirama per raggiungere le coste maghrebine e imbarcarsi per passare nei paesi europei. Ogni mese 15 mila persone attraversano le dune deJ Sahara in marcia verso il nord. La rotta transahariana più occidentale parte da Dakar, nel Senegal, attraversa Mauritania e Marocco, per approdare nella penisola iberica. Ma da quando il Marocco si è impegnato con l' Unione Europea a respingere il flussomigratorio, il traffico dei clandestini si sposta a est, concentrandosi su Niamey e Agadez, nel Niger, dove confluiscono anche non pochi migranti dai paesi asiatici, come Pakistan e Bangladesh. TRAGEDIE SCONOSCIUTE Dal Niger alle coste della Libia e Tunisia, 2-3 mila chilometri su camion e furgoni sgangherati, slipati fino al - l' inverosimile, insieme a capre, bidoni e merce varia, il viaggio può durare parecchi mesi: il sogno dell'Europa diventa un calvario inimmaginabile. Nei 12 posti di controllo tra Niamey e il confine libico, i clandestini, soprat· tutto se neri e cristiani, sono sottoposti a estorsioni, botte e abusi di ogni genere da parte di poliziotti e soldati nigcrini; passata la frontiera, j reparti libici continuano le stesse angherie. Senza contare che, ogni volra che il veicolo si rompe, i passeggeri sono lasciati neJ cuore del deserto a morire di fame, sere e freddo. Già a metà viaggio, i clandestini restano senza un soldo e sono abbandonati a se stessi in qualche oasi. Per sopravvivere lavorano gratis nelle case di commercianti arabi o nei palmeti. NeU'oasi di Dirkou (N iger), per esempio, qualcuno ha contato fino 10 mila clandestini in schiavitù. Solo dopo vari mesi di fatica, il padrone li lascia andare, pagando finalmente il b iglietto per la Libia: 25 mila franchi (circa 39 euro). Raggiunte le coste della Libia e Tunisia, i clandestini ri - cominciano a lavorare per racimolare i soldi necessari per pagare la traversata fino alle coste italiane, se le carrette del mare non vengono inghiottite dalle acque. Per le donne clandestine, la schiavitù comincia fin dall'iniziodel viaggio. Oltre ad essere derubate dei pochi soldi necessari per il viaggio, vengono spesso violentate dai soldati e poliziotti. Quelle che riescono a sopravvivere raccontano storie raccapriccianti; molte di esse arrivano nei paesi europei incinte o addirittura con un figlio partorito neJ cuore del deserto. • MC l ottob...-novembre 2005 pagina 13
·. ':'Jtpaf: ragazze o/lavoro m·ùno covo.
Vittiml: t' l'arnd'ici Marx li avrebbe chiamati proletari. Noi, eufemisticamente, li chiamiamo working poors. Sono gli sfruttati dell'era del computer, quelli che consentono ad una minoranza di consumare fino allo spreco. Secondo l'Organizzazione internazionale del lavoro sono un miliardo e duecento milioni di persone, sparse in tutto il Sud del mondo con punte più elevate in Asia, visto che è il continente più popolato. La loro caratteristica è di guadagnare meno di due dollari al giorno, la somma fatidica al di sotto deUa quale si è classificati come poveri estremi. l Lavoratori condannati alla povertà li incontri ovunque: nei campi , nelle miniere, nelle fabbriche, negli uffici. Estraggono carbone, zappano la terra, cuciono a macchina, fanno pulizie nelle banche e nelle case. La maggior parte di loro lavora per i mercati locali, ma non manca chi produce per il mercato globale. ECUADOR: LE BANANE DI «DOLE» Ecco Maria, bracciante a giornata nelle piantagioni d i banane in Ecuador. È madre di quattro figli e il suo sogno è di stare a casa ad accudire i bambini. Ma due anni fa è rimasta vedova e ha dovuto cercare h1voro. Tutte le mattine si alza alle quattro e mezzo per rassettare la casa e cucinare qualcosa da lasciare ai figli. Dopo di che si incammina verso l'incrocio con la statale, punto di raccolta dei braccianti in cerca di lavoro. Di D a poco arriverà il camion che passa a prelevarli e appena spuntano i fari è tutto uno sgomitare per conquistare un posto in prima fùa. Finalmente eccolo che arriva annunciandosi col suono del clacson simile al latrato di un cane. Mentre è ancora in movimento scende fulmineo il caporale che addentrandosi nella calca fa la selezione: «Tu sì, ru no, tu vieni, tu torna a casa». Per chi è escluso è inutile protestare perché il caporale non ha pietà. Scarta chiunque gli sembri malaticcio e chiunque abbia osato fare qualche lamentela. Maria ha la fortuna di essere forte e l' accortezza di essere stata sempre zitta. Perciò riesce a lavorare gran pa rte dell' anno. Ma è dura chinare la testa di fronte a ogni sopruso. Nelle piantagioni, i capi la maltrattano e non di rado tentano di abusare sessualmente di lei. Deve manipolare sostanze pericolose senza indumenti p rotettivi e la pelle si riempie di eruzioni che le fanno venire perfino La febbre. La legge prevede 8 ore di lavoro al giorno, ma nelle piantagioni se ne lavorano LO e anche 12. E la paga rimane quella minima prevista dalla legge: un doUaro e 90 centesimi al giorno. Maria soffre ma non protesta perché sa che non ci sono vie d'uscita. O prendere o lasciare e Maria prende perché pensa a Marcelino, a Casilda, ad Alieia, ajosé che sono a casa a patire la fame. Maria non lo sa, ma le banane che coltiva le compra Dole, che pensa a farle arrivare nei supermercati europei. In conclusione finiscono in bocca nostra, cos) come finiscono addosso a noi molti altri prodotti fabbricati nel Sud del mondo da parte eU operai e operaie che lavorano in condizione di semischiavitù. INDONESIA: LE SCARPE DI «NIKE» Un classico esempio sono le scarpe e i vestiti. O rmai tutti lo sanno: le lavorazioni che richiedono molta manodopera abbandonano i paesi iodustriauzzati e fuggono dove i salari sono anche 60 volte più bassi. ln Italia, un'ora di lavoro di un operaio del senore tessile-abbigliamento costa 15 dollari e 60 centesimi, ma in Indonesia costa solo 50 cemesimi, neUa Cina continentale 41 centesimi e in Bangladesh addirittura 25 centesimi. Se ci aggiungi che in questi paesi è proibito scioperare e formare un sindacato, capisci perché le scarpe sportive si producono quasi tutte in Estremo Oriente. Trymun è una ragazza indonesiana di 19 anni che lavora io una fabbrica di scarpe. Due anni fa lasciò il suo vi llaggio piena di ottimismo. Sperava di guadagnare abbastanza per mantenersi e mandare a casa un gruzzoletto. In realtà non ce la fa neanche a coprire le sue spese personali. Riesce a sbarcare il lunario condividendo la stanza con altre nove compagne e facendo un sacco di straordinari. Ecco il suo racconto: «Ogni giorno lavoriamo dalle 8 fino a mezzogiorno, poi facciamo pausa per il pranzo. L'orario del pomeriggio dovrebbe andare dall' una alle cinque, ma dobbiamo fa re gli straordinari rutti i giorni. Durante la stagione di punta lavoriamo fino alle due o le tre di notte. Anche se siamo sfmite non abbiamo scelta. Non possiamo rifiutare gli straordinari perché le nostre paghe di partenza sonobassissime. La mia corrisponde a 50 dollari al mese, che in realtà diventano 43, perché il datore di lavoro ci trattiene 7 dollari per La tassa di registrazione. Quando ci ho tolto le spese per il dorrnimrio,l'acqua e la corrente elettrica, mi rimane molto poco per mangiare». La fabbrica in cui Trymun lavora, appartiene a un sudcoreano, ma le scarpe che produce sono destinate a Nike, che è l'azienda leader nel settore deUe scarpe sportive. Le sue vendite coprono il 35% del mercato mondiale. Nel 2003 ha avuto ltn fatturato di 12 miliardi di dollari, una somma superiore al prodotto interno lordo dell'Etiopia che ha 67 milioni di abitanti. I suoi profitti sono stati 600 milioni di dollari. Ma Ntke si lamenta: «Con i tempi che corrono rimanere sul mercato è una battaglia continua. Per vincerla bisogna investire in pubblicità». E così fa. Abitualmente, dedica a questa voce il lO% del suo fatturato, e non solo per spot televisivi e anmtnci sw giornali, ma anche per sponsorizzaziopi. Strano mondo il nostro. Nel2003 J ames Le Bron, un atleta americano di pallacanestro neanche diciottenne, ha firmato un contratto di sette anni, che lo obbliga ad indossare maglie e scarpe col marchio Nike bene in vista. In cambio riceve 90 milioni di dollari. Trymun, che produce il bene su cui è costruito tutto il castel lo pubb licitario e commerciale, dovrebbe lavorare 150.000 anni per guadagnare la stessa cifra. Tutti si arricchiscono sul lavoro di Trymun, tranne lei. Su un paio di scarpe che in negozio pag,hi 70 euro, aTrymun va solo mezzo euro, poco più poco meno, a seconda del cambio col dollaro. In defmiriva, il prodotto di Trymun è come le patatine fritte. Un bene insignificante che fa da pretesto per vendere una confezione ingombrante, e permettere a pubblicitari, imprenditori, supermercati e altri parassiti di avere la loro fetta di guadagno. Verificare per credere. Sul prezzo finale di un paio di scarpe Nike, il lavoro di assemblaggio incide per lo 0,4%, il materiale e le altre spese di produzione per il9,6%, il trasporto per il5%. ll resto sono balzelU privati e pubbuci: tasse governative 20%, profitti del produttore 2%, pubblicità e marketing 8,5%, progettazione 11%, profitti di Nt'ke 13,5%, quota del rivenditore 30%. MC l ottobre·no~bre 2005 pagino 15
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