Missioni Consolata - Dicembre 2002

MISSIONI CONSOLATA 65 GENNAIO 1998 Q uesta regola non è così d’oro come si è soliti rite- nere. La preziosità infatti dipende da «ciò che vor- resti». E tutti sperimentiamo quanto differenti e contraddittorie siano le opinioni, convinzioni e categorie di valori cui ognuno fa riferimento nelle sue scelte. Molti oggi sono convinti che occorre lasciare il più possibile spa- zio all’iniziativa personale, affinché si raggiungano risultati positivi per tutti . «Sii egoista e migliorerai la tua vita! Nel cercare il me- glio per te, contribuirai al progresso di tutti!». Il ragiona- mento è quasi un assioma. Ma è il principio su cui si fon- da la distruzione dell’umanità come comunità , dove invece si dovrebbe perseguire il «bene comune» con l’o- biettivo di garantire una vita dignitosa ad ogni suo compo- nente: solo così sarebbe reale il bene di tutti. Nel «fare o non fare» ci troviamo a dover scegliere tra due sistemi di pensiero: uno che dà risalto al valore del sin- golo per il bene di tutti e un altro che cerca di promuove- re il «noi cooperativo» per il bene di ciascuno. Nell’esaltazione dell’iniziativa privata la regola d’oro po- trebbe essere tradotta con questa sequenza logica: «Io ti lascio libero di fare ciò che vuoi. Accanto ad altre persone libere, sarai costretto a migliorare sia il tuo modo di produrre (beni e servizi) sia quello di vendere i tuoi pro- dotti (se non vendi, fallisci). La concorrenza diventerà il motore di sviluppo e garantirà standard sempre più alti del- la qualità della vita per tutti. La competizione richiederà di attrezzarsi per una lotta dura contro gli avversari-con- correnti: se vuoi vincere, devi essere il più forte, il più competitivo, il più conveniente. La tua squadra dovrà prevedere mosse vincenti di difesa e attacco: o vin- ci o perdi. Quali strumenti utilizzerai? Tutti i possibili: leg- gi, mercato, armi». La regola d’oro è salva. Lascio che gli altri facciano ciò che ritengono più opportuno. È così che desidero anch’io di essere trattato dagli altri. Tutti liberi di cercare i pro- pri vantaggi! D a più parti si replica che questo sistema provoca emarginazione ed esclusione, concentrando privi- legi e ricchezze nelle mani di pochi vincenti. Però molti sono convinti che, per ora, sia la formula migliore per lo sviluppo e il superamento della povertà. Ma se così è, come spiegare i muri di separazione attorno ad alcuni quartieri per impedire l’accesso ad ogni estraneo, il molti- plicarsi dei sistemi d’allarme e delle guardie private di vigi- lanza? La regola d’oro forse è servita a far maturare nell’uma- nità l’idea della pari dignità di ogni uomo e donna, concetto sempre messo in discussione quando si sono dovute pren- dere delle decisioni per garantire pari opportunità di ac- cesso alla fruizione delle ricchezze di questo mondo. Ma la regola d’oro acquista il suo vero valore solo in una logica che persegua, nello stesso tempo, e il bene del sin- golo e della collettività. Nemmeno l’imperativo «ama» è suf- ficiente a garantire il bene per tutti. Gesù ha aggiunto un’al- tra indicazione di percorso: «Amatevi l’un l’altro come io vi ho amati», introducendo la nuova regola d’oro del ser- vizio, del dono di sé. Chi nella vita cerca i suoi vantaggi forse offrirà al mer- cato qualche prodotto in più, ma priverà l’umanità di una ricchezza irreperibile altrove: il dono della sua stessa esi- stenza, del suo essere per - con - dagli... altri. Il nostro «ben-essere» dipende da quello che sappiamo produrre per gli altri. F ILIPPO G ERVASI - C URSI (LE) I L BENE DEL SINGOLO O QUELLO DELLA COLLETTIVITÀ ? «Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te». 1999, settembre: Lula nella nostra redazione. 2002, ottobre: Lula vince le elezioni in Brasile. Buon lavoro presidente!

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=