Missioni Consolata - Dicembre 2002

del III secolo d.C. L’aspetto esterno del monastero è quello di cittadelle fortificate: qua- drilateri circondati da altemura, co- struiti in un’epoca di grande insicu- rezza sociale. Internamente ognuno costituisce un esemplare unico, un insieme di edifici di epoche diverse, affacciati su un cortile centrale e ad- dossati gli uni agli altri senza un or- dine particolare: chiesa, biblioteca, refettorio, cucina, mulino, forno e magazzini. Al centro di uno spiazzo c’è un pozzo (che ha determinato la scelta iniziale del luogo) e intorno il giardino, l’orto, il palmeto. Attira l’attenzione una curiosa co- struzione, simile ad una torre, senza alcuna apertura eccetto un ponte le- vatoio, posto in alto, cui si accede da un edificio vicino. Qui si rifugiava- no i monaci durante le incursioni dei beduini e potevano sopravvivere al- l’assedio finché non si fossero allon- tanati. Anche qui si trovava il neces- sario: cappella, cellette, cucina, ma- gazzini e cantina. La chiesa, di solito, è una basilica paleocristiana a tre na- vate e un nartece (spazio addossato all’esterno della facciata, destinato ai catecumeni e ai penitenti). Il più antico monastero copto è quello di sant’Antonio il Grande, sulla costa del Mar Rosso; non fu fondato dal santo eremita, ma dai suoi discepoli nel III secolo d.C. Chi è l’eremita?Èqualcuno - è sta- to scritto - che più degli altri è vicino I francesi chiamano il primo in- contro con il deserto «il battesi- mo della solitudine». È una sensa- zione unica, che non ha nulla a che fare con la malinconia. Questa presuppone la memoria, mentre in un paesaggio completamente mi- nerale, rischiarato dalle stelle co- me fuochi artificiali fissi, persino la memoria scompare e non resta che il battito del cuore e il respiro a tenervi compagnia... P AUL B OWLES I grandi «solitari» Sulla carta geografica i monasteri sono i classici puntini, persi nel de- serto: quasi un itinerario mistico tra l’Egitto orientale e il basso Nilo, al- la ricerca dell’antica chiesa copta. Appaiono come architetture mille- narie, dove si continua a vivere se- condo il cristianesimo delle origini. I più antichi sono nati da insedia- menti di eremiti nella seconda metà a cura di Liliana Pizzorni I monasteri copti del deserto a Dio; appartiene ad un livello ele- vato di conoscenza e cerca l’isola- mento per un’esperienza personale di ascesi mistica... Il monachesimo primitivo, prevalentemente eremiti- co, ebbe il suo centro propulsore in Egitto e i rappresentanti più noti fu- rono i santi Antonio e Paolo di Tebe, detti «padri del deserto». All’inizio i monaci erano dei «so- litari» ( monachós , in greco, significa solitario), che avevano abbandona- to città e villaggi per ritirarsi in luo- ghi deserti, sottoponendosi a digiu- ni ed altre mortificazioni della car- ne. Che cosa cercavano con queste pratiche? Il perfezionamento della persona, attraverso una progressiva liberazione dell’anima dai legami corporali. L’interesse dei turisti L’organizzazione della vita mo- nastica fu merito di san Pacomio, che è considerato il fondatore del monachesimo come tale. Ogni mo- naco disponeva di una cella separa- ta dalle altre, ma con i pasti in co- Monastero copto in Egitto. Monaco ortodosso (in nero) di santa Caterina (ai piedi del Sinai) e tre missionari della Consolata.

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