Missioni Consolata - Dicembre 2002

MISSIONI CONSOLATA 50 DICEMBRE 2002 terra» e la mente sempre in viaggio, in perennemovimento fino allamor- te (Torino, 1926). Nasce così l’idea de «La partenza» , il titolo del film che riassume bene le prime sensa- zioni provate. Ciò chemi sorprende è che l’Alla- mano, un secolo fa, abbia parlato dell’Africa ed abbia entusiasmato i giovani a fare una scelta missionaria difficile e «misteriosa», a partire... E lui non parte! Un uomo che trascor- re 46 anni nel santuario della Con- solata, e che, nello stesso tempo, si fa carico dei problemi nel sud del mon- do. Terre sconosciute, inesplorate; però ne parla con competenza, con- vinzione, fede soprattutto! Lo si no- ta leggendo il suo bollettino La Con- solata , ricco di immagini sul conti- nente nero. Non c’è la tivù, non c’è internet, non c’è «il villaggio globale», eppu- re l’Allamano «abbraccia il mondo intero» con uno slancio e una pro- gettualità invidiabile anche per noi, che quotidianamente ci interroghia- mo sullo squilibrio fra nord e sud del mondo. Stupefacente è pure il fatto che non siamo di fronte ad «un avventuroso»; viceversa, è nitida la profonda spiritualità che guida ogni decisione, sempre ben ponderata. Per l’Allamano, l’idea di «parten- za» è elastica. Non si può ridurla ad un fatto meramente fisico. «Si può partire, viaggiare e fare tanta strada anche stando fermi»: è una delle battute finali nella sceneggiatura che ho scritto. Non è solo un gioco di parole, ma la traduzione di una del- le mie primissime riflessioni. «L’Allamano è il Salgari della mis- sione » dico a mia moglie una sera a cena. Una provocazione, per far ca- pire che si può comunicare un’e- mozione anche su un luogo mai co- nosciuto di persona. La giungla, mai vista da Emilio Salgari, ha segnato un successo editoriale. L’Africa, mai visitata dall’Allamano, ha rappre- sentato «un successo missionario», un nuovo modo di evangelizzare, di vivere la vocazione, di incontrare l’uomo . Questo mi invoglia ad approfon- dire lo studio. Inizio ad «immagina- re l’Allamano». Che tipo è? Come si muove e come parla? Incontro le persone che ancora lo ricordano. E scopro che, a Venaria (il comune in cui vivo), tra le mis- sionarie della Consolata ci sono an- cora «testimoni oculari», preziosis- sime. Suor Antonietta ha 100 anni. Incontrarla è un’enorme emozione per me, affamato di informazioni di- rette, di dettagli, anche minimi. I l filmèmolto articolato. È un la- voro che alternamomenti di fic- tion a monologhi teatrali e par- ti documentaristiche. La vicenda si sviluppa su vari li- velli. In primo luogo, c’è una storia ambientata ai giorni nostri: riguarda Tullio e Anna, due anziani coniugi. Tullio è ultranovantenne, ha cono- sciuto l’Allamano e ne è rimasto co- sì colpito da avere «la tentazione» di partire per la missione: una decisio- ne che non ha realizzato. Per tale ra- gione, ora che è vecchio, trascorre il tempo a ricordare, leggere, guarda- re filmati missionari, e tormentamo- glie e figlio sulla sua mancata par- tenza. In secondo luogo, c’è la vicenda di Bruno, il figlio dei due coniugi. È un attore che sta preparando un re- cital proprio sull’Allamano; quindi, oltre a cercare di far ragionare il vecchio padre, viaggia attraverso i luoghi legati al personaggio da rap- Con le missionarie della Consolata Ripresa nella chiesa del beato Allamano (continua pagina 55)

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