Missioni Consolata - Dicembre 2002
40 DICEMBRE 2002 CONSOLATA MI SS IONI ci di offrire le loro basi per tale ope- razione. Gli eventi dell’11 settembre 2001 e ciò che n’è seguito, il diritto alla legittima difesa, il diritto alla rap- presaglia da tutti riconosciuti ed approvati (persino dall’Onu con risoluzione 1368 del 12 settem- bre), sono serviti da pretesto per fornire una parvenza di legittimità ad un nuovo capitolo della vecchia e mai dismessa politica delle can- noniere. Esemplari a tale proposito le af- fermazioni del consigliere per la si- curezza nazionale Condoleezza Ri- ce : «Per l’Iraq non c’è bisogno di prove: Saddam è un individuo pe- ricoloso». Se per l’Iran si sta ancora batten- do la via diplomatica, per l’Iraq, gli Usa hanno ormai scelto quella mi- litare. PUNIRE GLI INNOCENTI «“Però - mi si dice - è lecito castigare un singolo malfattore; dunque sarà lecito anche punire una collettività con la guerra”. Una replica troppo pro- lissa esigerebbe questa obiezione. Mi limiterò a os- servare che c'è questa differenza: nelle azioni giu- diziarie il reo convinto paga la colpa secondo la leg- ge, nella guerra ognuna delle due parti accusa l'altra. Lì il castigo tocca solo al colpevole, l'esem- pio arriva a tutti; qui la più gran parte delle sven- ture ricade su coloro che meno ne sono meritevo- li, su contadini, vecchi, donne, orfani, fanciulle». Erasmo da Rotterdam, Adagia, 1508 GIUSTIZIA INFINITA «Sapete bene ciò che dice la bibbia: “Occhio per occhio, dente per dente”. Ma io vi dico: non ven- dicatevi contro chi vi fa del male. Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu presentagli anche l’altra. Se uno vuol farti un processo per prender- ti la tunica, tu lasciagli anche il mantello. Se uno ti costringe ad accompagnarlo per un chilometro, tu va’ con lui per due chilometri». vangelo secondo Matteo, 5, 38-41 «NOT IN OUR NAME» «Che non si dica che i cittadini degli Stati Uniti non hanno fatto nulla quando il loro governo dichiara- va una guerra senza limiti e approvava nuove, du- re misure di repressione. I firmatari di questa dichiarazione fanno appello al popolo degli Stati Uniti affinché si opponga alle po- litiche e all’orientamento politico generale emersi dopo l’11 settembre 2001 e che rappresentano gravi pericoli per i popoli del mondo. (...) Crediamo che i popoli e le nazioni abbiano il dirit- to di determinare il loro destino, al di fuori della coercizione militare delle grandi potenze. (...) Crediamo che perplessità, critiche e dissenso va- dano valorizzati e tutelati. (...) Per questo facciamo appello a tutti gli americani affinché si oppongano alla guerra e alla repressio- ne scatenata nel mondo dell’amministrazione Bu- sh. È ingiusta, immorale e illegittima . Scegliamo di fare causa comune con i popoli della terra. Il presidente Bush ha dichiarato: “ Siete con noi o contro di noi ”. Ecco la nostra risposta: ci rifiutia- mo di consentirvi di parlare a nome di tutti gli ame- ricani. Non abbiamo intenzione di rinunciare al no- stro diritto di porre domande. Non consegneremo le nostre coscienze in cambio di una vuota pro- messa di sicurezza. Diciamo “ NON A NOME NOSTRO ”. Ci rifiutiamo di prendere parte a queste guerre e respingiamo qualunque affermazione secondo la quale verrebbero combattute a nome nostro e per il nostro bene». (...) appello firmato da 4.000 personalità statunitensi e pubblicato sul «New York Times», settembre 2002 ALLA RICERCA DI UN PRETESTO «Oggi come ieri, ciò che la Casa bianca ricerca non è il ritorno degli ispettori in Iraq: bensì un pretesto per un’avventura militare che rischia di approfon- dire il fossato tra il mondo musulmano e l’Occi- dente. Chi può sapere quali sarebbero le conse- guenze di una tale impresa su una regione già scon- quassata dall’offensiva del governo israeliano contro i palestinesi?». Alain Gresh su «Le Monde Diplomatique» settembre 2002 Abbiamo «sfogliato»: Adagia, Vangelo, New York Times, Le Monde Diplomatique Sfogliando s’impara... Manifestazione pro-Palestina.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=