Missioni Consolata - Dicembre 2002
35 DICEMBRE 2002 CONSOLATA MI SS IONI tegrati dalla distribuzione da parte del governo di cibo a prezzi cal- mierati. Così chiunque può svolge- re un secondo lavoro: autista, ca- meriere, fattorino, qualsiasi cosa. Gli iracheni, come tutti, hanno si- curamente dei difetti, ma non la pi- grizia. Tutti cercano di darsi da fa- re, non aspettano la manna dal cie- lo, né si abbandonano all’inazione. Forse anche per questo li si cono- sceva come «gli svizzeri del Medio Oriente». L’ALTRA BAGHDAD Così non è strano trovare un me- dico che, lasciato il camice, indossi la divisa di cameriere in un risto- rante della città. Una volta il massi- mo del lusso era mangiare in Abu Nawas , il lungo fiume. Da un paio d’anni la nuova zona di moda per ristoranti e gelaterie è in A’rasat al- Indìa , dove è più facile vedere gli ul- timi modelli di Mercedes e Land Ro- ver che le macchine dai vetri rotti e i sedili sfondati tipici di altre zone. Qui i locali abbondano: c’è quello illuminato solo da candele e fre- quentato anche da ragazzi e ragaz- ze che, a dispetto delle regole isla- miche, cercano nella penombra un po’ di intimità; c’è la gelateria di tre piani dove campeggia una macchi- na italiana per fare il gelato; c’è il Castello , in italiano, una specie di castelletto medievale le cui torrette emerli sono evidenziati da file di lu- cine colorate. Questa è la Baghdad che ha me- no problemi, la città della mino- ranza che può spendere in una sera ciò che la maggior parte delle per- sone guadagna in un mese: la città delle ragazze con i capelli al vento ed i jeans stretti, e dei ragazzi con il walkman alle orecchie; la città per- missiva, in passato frequentata dai ricchi sceicchi del Golfo, rispetto- sissimi delle regole islamiche in pa- tria, ma pronti a dimenticarle all’e- stero. A ben guardare, di questa Bagh- dad c’è ancora tutto, anche se in modomeno evidente. Ci sono i tea- tri; i cinema dove proiettano, seb- bene tagliati in rispetto alle regole dell’islam, anche film di produzio- ne americana; c’è la musica nei tan- ti negozi che vendono cd con gli ul- timi successi arabi e internazionali e strumenti musicali; c’è persino l’alcool che, seppure bandito in os- servanza alla «Campagna di fede» lanciata dal governo alcuni anni fa, viene venduto in appositi negozi ge- stiti da cristiani. CONVIVENZA L’Iraq è anche un paese che, seb- bene a netta maggioranza musul- mana, vede vivere fianco a fianco cristiani e musulmani. A Baghdad, ma soprattutto a Mosul, nel nord del paese, non è difficile scorgere tra le case la cro- ce di una chiesa. Per la maggior parte dei cristiani e dei musulma- ni la religione è un fatto personale e non impedisce di stabilire buoni rapporti. Se la migliore amica di Samira, una dottoressa musulmana di 25 anni, è cristiana, una signora di mezz’età ci ha confessato ridendo che ogni tanto, dopo essere stata in moschea il venerdì, entra in una chiesa e accende una candela. Quando le abbiamo chiesto per- ché, la sua risposta è stata: «Dio è uno: che differenza fa pregarlo in moschea o in chiesa?». Il bambino è morto. Aveva 2 anni.
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