Missioni Consolata - Dicembre 2002

dali per rendersi conto di ciò, biso- gna parlare con i medici, leggere nei loro occhi la rassegnazione dell’im- potente. LO SCANDALO DEI MEDICINALI PROIBITI Prima della guerra l’Iraq aveva il miglior sistema sanitario del Medio Oriente arabo. Gli ospedali abbon- davano, le attrezzature erano ciò che di meglio l’industria mondiale del settore produceva, i medici ave- vano specializzazioni conseguite al- l’estero e il rapporto numerico po- sti letto-pazienti era buono. Dal 1990 la situazione ha cominciato a deteriorarsi, sia per i divieti di im- portazione di medicinali, attrezza- ture e pezzi di ricambio, sia per l’e- norme aumento dei malati e delle patologie. Molte di queste (per esempio, quelle legate alla mancan- za di acqua potabile) sono curabili altrove, ma qui, rafforzate da una malnutrizione diffusa, diventano le- tali. Dal 1997 la situazione è migliora- ta, anche se è ancora lontana dal- l’essere conforme agli standards del periodo ante-guerra. Quell’anno, visitando i reparti dell’Ospedale pe- diatrico «Saddam Hussein» di Ba- ghdad vedemmo attrezzature a pez- zi, armadi di medicinali sconsolata- mente vuoti e sporcizia. Sentimmo l’intenso odore di petrolio, usato per lavare i pavimenti ed anche i ferri chirurgici, dato che pure i di- sinfettanti (generici e specifici) ri- cadevano nelle sostanze pericolose di cui era vietata l’importazione. Ora le cose vanno un po’ meglio. Le medicine, grazie agli introiti che il governo ricava dal piano «oil for food» (petrolio in cambio di cibo), cominciano ad arrivare agli ospe- dali, anche se con numerose limita- zioni. È vietata, per esempio, l’im- portazione di tanti farmaci che, pur ricadendo nella categoria dei salva- vita, potrebbero essere usati dal- l’industria militare biologica e chi- mica. Di altri farmaci permessi, l’importazione è discontinua, di- pendendo dall’approvazione di un comitato delle Nazioni Unite, e mette quindi a rischio gli ammalati cronici. Ciò che negli ospedali non cam- biamai è lo sguardo rassegnato del- le madri che, accoccolate sui letti, assistono i figli cercando di conso- larli e di tener lontane lemosche. Ai loro occhi noi occidentali dovrem- mo rappresentare quel mondo «ci- vile» che ha scaricato sull’Iraq ton- nellate di bombe, anche radioatti- ve, e che lo ha condannato ad un embargo riconosciuto come il più duro della storia. Eppure in quegli sguardi non c’è rancore, non c’è odio, c’è qualcosa di diverso, forse peggiore: la mancanza di speranza. Mai in questi anni gli iracheni ci hanno fatto pesare l’essere occi- dentali. Ovunque: nelle case, nei lo- cali, per strada, nei mercati, siamo stati ben accolti da un popolo che, con parole o sguardi, ha dimostra- to di apprezzare il nostro essere lì. Per gli italiani poi ci è sembrato di riconoscere una simpatia particola- re. Sarà perché tutti conoscono la pizza (che diventa «bizza»), perché frequentemente «italiano» viene as- sociato a Baggio o perché molti ira- cheni per studio o lavoro hanno soggiornato nel nostro paese. È il caso di quell’autista di taxi abusivo che un giorno ci raccolse, sfiniti dal caldo, davanti al mercato di Bab Ash-Shargi e che, chiestoci in per- fetto inglese di dove fossimo, alla ri- sposta «Italia» volle sapere di dove esattamente. «Torino» rispondem- mo, venendo così a sapere che, una volta laureatosi in ingegneria a Ba- ghdad, si era specializzato al Poli- tecnico della nostra città. Quell’ingegnere-autista rappre- senta benissimo la situazione attua- le dell’Iraq. Gli stipendi statali so- no insufficienti a vivere, anche se in- 34 DICEMBRE 2002 CONSOLATA MI SS IONI Reparto pediatrico: la visita del medico. L’angoscia della madre.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=