Missioni Consolata - Dicembre 2002
33 APRILE 1998 CONSOLATA MI SS IONI sposa fino in camera stringendosi attorno: molte col capo velato, e le anziane con l’ abbaya (il tradiziona- le lenzuolo nero che le copre dalla testa ai piedi). Gli uomini suonano pifferi e tamburi ed accompagnano la sposa improvvisando danze po- polari. Improvvisamente l’albergo si riempie di gente, che sciama ver- so gli ascensori e poi, alla spicciola- ta, se ne va per lasciare finalmente soli gli sposi. Una notte al Falastin è tutto quel- lo che molti iracheni possono per- mettersi. Una notte per dimentica- re che l’indomani ricomincia la so- lita vita, la lotta per sopravvivere all’embargo. A volte ci sonomatrimoni di spo- si più abbienti. In quel caso i veli la- sciano spazio ad acconciature im- portanti e trucchi pesanti, le abbaye ad abiti con gonne al ginocchio e spalle scoperte, la musica popolare a serate passate a ballare nel giardi- no dell’albergo col sottofondo di musica americana. Oggi però que- sti matrimoni sono un’esigua mi- noranza. DIGNITÀ E ORGOGLIO Fino al 1990 l’Iraq era un paese ricco, la cui po- polazione apparteneva in gran parte alla classe media abbiente, ora questa classe sociale è sparita ed il paese si divide tra pochissimi ricchi ed una mag- gioranza di poverissimi. Questo stravolgimento sociale è una delle conseguenze dell’embargo: chi è già ricco difficilmente perde i suoi privilegi, molti fanno fortuna con il mercato nero, ma la maggior parte della gente sprofonda nella povertà. Questo contrasto non è imme- diatamente evidente. Si deve aver voglia di vederlo, di cercarlo. Il po- polo iracheno è dignitoso, qualcu- no dice addirittura superbo. Per esempio: rispetto ad altre città del mondo, a Baghdad i bambini rara- mente chiedono l’elemosina, e quei pochi che lo fanno non sono quasi mai insistenti, conservando la di- gnità di chi questua non già per abi- tudine, ma per vera necessità della quale in fondo si vergogna. Un giorno in Rashid Street , la via principale della Baghdad coloniale, eravamo andati a trovare un amico nel suo negozio di scarpe. Davanti alla vetrina si fermò una donna co- perta dall’ abbaya e con il viso com- pletamente nascosto da un velo ne- ro: un burka praticamente. Fummo sorpresi, sebbene negli ultimi anni il numero delle donne che indossa- no il velo a coprire i capelli sia notevolmente aumen- tato. Mai ci era capitato di vedere un viso co- perto. La donna inoltre non faceva cenno di muoversi: era lì fuori, im- mobile. Il nostro amico si alzò e, aperta la porta del negozio, le diede dei sol- di. I movimenti furono così rapidi che quasi non ci accorgemmo: co- me se entrambi avessero voluto te- nere la cosa nascosta. Chiedemmo spiegazioni: chi era quella donna, perché portava un burka . L’amico ci rispose che era una vecchia si- gnora del quartiere, vedova e mol- to povera, e che se velava il viso era perché si vergognava a dover chie- dere l’elemosina. Se in alcuni quartieri di Baghdad la povertà è celata da grande di- gnità, in altri invece è tangibile: colpisce vista e odorato. È la po- vertà dei quartieri antichi (come Baghdad vecchia) e dei quartieri nuovi (come Saddam City ). Vicoli e strade invasi da liquami, dove giocano bambini seminudi, ormai più abituati alla fame che alla sa- zietà, alla mancanza di tutto ciò che altrove è consi- derato il minimo neces- sario, all’odore nausea- bondo delle fogne a cielo aperto. Le condutture e gli impianti fognari e di depurazione fu- rono tra i primi obiettivi «in- telligentemente» colpiti dalla coalizione anti-irachena, in aper- ta violazione delle convenzioni internazionali perché indispensa- bili alla popolazione civile. Anche il ripararli fu ed è difficile. Di molti materiali necessari (il cloro ad esempio) l’importazione è vietata, perché potrebbero essere utilizzati per costruire armi di distruzione di massa. Senza tener conto che nega- re ad un paese, per di più arido, l’acqua potabile, altro non è che un’arma di distruzione di massa! Bisogna andare a visitare gli ospe- 33 DICEMBRE 2002 CONSOLATA MI SS IONI Sul sito di Missioni Consolata potete leggere il «Diario da Ba- ghdad», scritto dai nostri invia- ti a partire dal 18 settembre. Il sito « www.missioniconsola- ta.it » vi offre un ricco archivio della rivista, nonché contributi originali, mai pubblicati sull’e- dizione cartacea. www.missioniconsolata.it «Diario da Baghdad»
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