Missioni Consolata - Dicembre 2002

32 DICEMBRE 2002 CONSOLATA MI SS IONI A 12 anni dall’embargo si può volare verso Baghdad solo dalla Giordania e dalla Siria, ma i costi sono alti e i voli solo not- turni e non frequenti. Per questo preferiamo percorrere inmacchina i 985 km di deserto che dividono Amman da Baghdad. Si viaggia di notte per evitare il caldo e si arriva in genere al matti- no, giusto il tempo di fare una doc- cia, cambiarsi, disfare i bagagli e pranzare fuori, magari in quel pic- colo ristorante davanti all’albergo, frequentato spesso solo da irache- ni, ma dove ormai il proprietario ci riconosce. È strana Baghdad. In quel risto- rante, come altrove, la gente si ri- corda di noi. È vero, la città non ospita tanti occidentali quanto altre città arabe, ma ciò che stupisce è «come» le persone ti salutano: noi siamo gli amici italiani che ogni an- no si rivedono. Persino l’anno scor- so, quando arrivammo a Baghdad una settimana dopo i fatti di New York, o quest’anno in cui le minac- ce di una seconda guerra del Golfo hanno accompagnato il nostro sog- giorno. Il nostro albergo è il Falastin , l’ex Meridien , che come tutti gli alber- ghi ha ora un nome arabo: Palesti- na. Una volta era un cinque stelle: 15 piani di camere, bar panorami- co, ristoranti e sale per riunioni e ri- cevimenti. C’è ancora tutto, ma non è più un cinque stelle. Dodici anni di embargo si vedono anche in que- sto: la moquette lisa, qualche spec- chio rotto, molte lampadine bru- ciate. Eppure la direzione cerca di fare del proprio meglio: in man- canza di pezzi di ricambio e di sol- di per rinnovare gli arredi, hanno «smontato» le camere di alcuni pia- ni per rifornire le altre. Magari vec- chi e fuori moda, in nessuna came- ra però mancano televisore, frigo e impianto di aria condizionata per sopravvivere all’atroce caldo dell’e- state irachena. Ci sono alberghi più belli, ma noi siamo abituati al Falastin. Ci sen- tiamo a casa e sappiamo, per esem- pio, che a settembre conviene chie- dere una camera vista strada. C’è traffico a Baghdad, ma le camere che danno sul giardino sono più ru- morose. Ogni anno, infatti, a fine settembre si tiene il Festival di Ba- bilonia , un festival internazionale di musica e danza folkloristica, e tutti i gruppi nazionali che vi partecipa- no ripetono gli spettacoli nei giar- dini degli alberghi in città. Se a ciò aggiungiamo che negli al- berghi spesso si tengono i ricevi- menti di nozze del giovedì sera, giorno prefestivo islamico, il conto è presto fatto: un po’ di traffico è senza dubbio più conciliante per il sonno. QUELLE FESTE DI MATRIMONIO I ricevimenti di nozze a Baghdad sono uno spettacolo da non perde- re. Una volta, ci raccontano, quasi ogni iracheno era in grado di fare la luna di miele all’estero. Ora la si- tuazione è cambiata: guerre ed em- bargo hanno schiacciato l’econo- mia del paese, ed anche i matrimo- ni ne hanno risentito, sebbene non nel numero. Per incentivare le gio- vani coppie a sposarsi, il governo, una volta all’anno fa celebrare del- le nozze di massa, regalando agli sposi gli abiti per la cerimonia e of- frendo la prima notte di nozze in uno dei cinque migliori alberghi della città. Sono matrimoni poveri e a volte, a giudicare dall’espressio- ne della donna (magari a fianco di un neo marito molto più vecchio di lei), dal futuro neanche molto feli- ce. La sposa, in abito bianco di fog- gia occidentale di dubbia qualità (pieno di paillettes , volants e trine), di solito arriva in albergo accompa- gnata dalla sua famiglia. Le donne, vestite modestamente, scortano la Reportage da un «paese del male» HOTEL PALESTINA Fino al 1990 l’Iraq era un paese ricco. Oggi la quasi totalità della popolazione vive nella miseria, pur conservando una grande dignità. L’embargo produce conseguenze devastanti. Come quando impedisce l’importazione di cloro (che servirebbe per depurare l’acqua) o di sostanze disinfettanti. di Luigia Storti, da Baghdad Baghdad: mercato di Saddam City

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