Missioni Consolata - Dicembre 2002
L’ 11 ottobre 1962 è la data che segna l’inizio del più grande evento della chiesa cattolica nel XX secolo. Quel giorno, nella basilica di San Pietro, papaGiovan- ni XXIII apre il Concilio ecumeni- co Vaticano II con la solennità tipi- ca degli anni ’50. Fortemente volu- to dal pontefice per conferire nuova vitalità alla chiesa ed aprire nuove vie nel dialogo ecumenico, il Conci- lio viene vissuto come una straordi- naria esperienza di rinnovamento. Il Vaticano II è stato il 21° Conci- lio ecumenico nella storia della chie- sa. Annunciato a sorpresa da papa Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959 (dopo appena tre mesi di pontifica- to) nella basilica di San Paolo a Ro- ma, apre i battenti l’11 ottobre 1962 e si conclude, dopo quattro sessio- ni, il 7 dicembre 1965 sotto Paolo VI. All’evento partecipano 2.540 «pa- dri», sotto il consiglio di presidenza di 10 cardinali. Per la conduzione delle 168 assemblee plenarie, il pa- pa nomina come moderatori 5 car- dinali. Dei 73 progetti elaborati da 10 commissioni preparatorie (che svolgono il lavoro principale) solo 17 sono presentati in aula; moltissi- me, tuttavia, sono le proposte e le ri- chieste di riforma espresse in sede di assemblea plenaria. Il Concilio si av- vale della consulenza di 200 teologi «periti». Gli osservatori delle chiese o comunità non cattoliche sono 93. Grande risalto assume il volto u- niversale della chiesa, espresso dal- la partecipazione di vescovi inmag- gioranza extraeuropei (100 anni prima, i 700 vescovi che hanno par- tecipato al Concilio ecumenico Va- ticano I erano, all’opposto, quasi tutti europei). Per la prima volta vengono ammessi gli «auditori lai- ci»: un fatto che evidenzia la nuova posizione della chiesa rispetto al lai- cato. Ancora: per la prima volta l’opi- nione pubblica, grazie ai mass me- dia , può seguire l’avvenimento, che ha una risonanza inattesa anche fuo- ri del mondo cattolico, riscuotendo consensi in ambienti pure critici del- la chiesa di Roma. Pochi sono consapevoli della por- tata storica che il Concilio avrebbe avuto. La finalità che lo stesso Gio- vanni XXIII prospetta all’inaugura- zione è l’«aggiornamento»: occorre rendere la chiesa più adatta ad an- nunciare il vangelo ai contempora- nei; ricercare le vie per raggiungere l’unità delle chiese cristiane; rileva- re quanto di positivo esiste nella cul- tura contemporanea, dando vita ad un nuovo dialogo con il mondomo- derno. È una intuizione profetica, che a- pre la strada ad un profondo rinno- vamento della chiesa nella dottrina e nella vita. D elle quattro sessioni, Gio- vanni XXIII segue solo la prima (11 ottobre-8 dicem- bre 1962), durante la quale si svol- gono 36 assemblee plenarie. Con- trariamente a quanto programmato dalla curia, i membri delle singole commissioni sono eletti dagli stessi padri conciliari su indicazione di gruppi di vescovi. Dopo la morte di papa Roncalli, 3 giugno 1963, Pao- lo VI decide di continuare l’opera del predecessore. Secondo l’intuizione di papaGio- vanni, il Concilio, avviando l’«ag- giornamento», deve trovare modi nuovi di portare il messaggio evan- gelico ad un mondo in radicale tra- sformazione; deve essere «pastora- le», capace di riconoscere quei «se- gni dei tempi» che possano aprire alla fiducia, offrire speranza a una società proiettata nel futuro del pro- gresso tecnologico ed economico, ma anche gravata da inquietanti in- terrogativi sul suo futuro. Alla luce di questa ispirazione, il Concilio rinnova la comprensione che i fedeli hanno della chiesa, fa- cendo riscoprire la dimensione co- munitaria, la centralità della parola di Dio e la liturgia. Soprattutto, di- spone la chiesa ad un dialogo diver- so con il mondo moderno. Negli anni successivi alla II guer- ra mondiale la preoccupazione fon- damentale della chiesa cattolica è la lotta contro il comunismo. Ma sem- pre più forti sono, nella base eccle- siale dei paesi occidentali, le preoc- cupazioni per i sintomi sempre più espliciti e gravi dello scollamento della chiesa dalla società moderna. Se, da un lato, la modernità conti- nua a rappresentare, come all’inizio del secolo, lo spettro di un nemico che contende alla chiesa la supre- mazia sulla società occidentale, dal- l’altro essa si presenta come una sfi- da cui i cattolici devono rispondere conmezzi nuovi, cominciando da u- na riflessione sul loro mondo. Questi problemi sono ben pre- senti ai padri del Vaticano II. Per molti di loro il Concilio deve essere una risposta adeguata alle questioni poste dal mondo moderno. Ma non è facile trovare una forma appro- priata per esprimere in un docu- mento tali preoccupazioni. Per que- sto l’elaborazione del documento Gaudium et spes (dedicato al rap- porto chiesa-mondo) è complessa e tormentata. Il carattere «pastorale», intuito da Giovanni XXIII, è un fa- ticoso banco di prova per i padri. È un elemento di contesa. Il delicato equilibrio tra «dottrina» e «pastorale» mette in gioco il signi- ficato che la storia degli uomini ha nel bagaglio di fede della chiesa. I l documento Gaudium et spes è un’espressione riflessa di come il magistero ecclesiastico consi- deri il rapporto tra la chiesa e il mon- do moderno, sia esso interpretato nel segno del dialogo, della presen- za, della solidarietà o secondo altri paradigmi, tra i quali i padri conci- MISSIONI CONSOLATA 27 DICEMBRE 2002 Non vi sono dubbi: il Concilio ecumenico Vaticano II è stato l’evento ecclesiale più significativo del secolo XX. La sua attualità è sorprendente anche all’inizio del terzo millennio. Vedi, per esempio, il documento «Gaudium et spes». di Luca Rolandi
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