Missioni Consolata - Dicembre 2002
MISSIONI CONSOLATA 20 DICEMBRE 2002 P er un povero con- golese come me, viaggiare all’interno del mio paese è un’im- presa difficile, se non impossibile: si parte con seri dubbi di arri- vare a destinazione. Tale inquietudine ha una sola causa: l’occupazione della Repubblica democratica del Congo da parte di vari gruppi di ribelli, che si combat- tono a vicenda e stanno distruggendo quel poco che rima- ne del paese. Unico mezzo di spostamento, sia per le condizioni delle stra- de che per ragioni di sicurezza, è la bicicletta. Da Kisanga- ni a Isiro, per esempio, la strada si snoda per circa 500 km nella foresta tropicale e da alcuni anni è impraticabile per qualsiasi automezzo. La si può percorrere solo a piedi o pe- dalando su due ruote. Non è l’oscurità della foresta a mettere paura, ma le centi- naia di soldati che la infestano e rendono il viaggio un au- tentico calvario, quando non finisce in tragedia. Per qualche tratto si può avere la fortuna di non fare brutti incontri; ma non se ne trovano neppure di piacevoli. I vil- laggi lungo la strada sono deserti: gli abitanti si sono rifu- giati nelle malende, abitazioni provvisorie nella foresta, per evitare di trovarsi nel fuoco incrociato dei combattimenti. Hanno ragione di fuggire: le rovine testimoniano massacri, saccheggi e malversazioni d’ogni genere. In alcuni villaggi si sono istallati i militari; in altri i soldati vanno e vengo- no: sono armati fino ai denti con fucili, machete , baionet- te, corde, asce, lancia bombe, granate fissate alla cintura. Incontrarli è una disgrazia. La prima parola che dicono è: «Soldi». Il tono non lascia scampo. La chiamano mabonza (offerta) e non si sa per quali ragio- ni bisogna fare tali «offerte» ai militari. Ma non sempre si accontentano del denaro, ma controllano sistematicamen- te i bagagli e, se trovano qualche cosa di interessante o di valore, se la prendono automaticamente, senza che il pro- prietario possa fiatare: potrebbe rischiare la morte. Talvolta si passa alle perquisizioni corporali. Guardano per- fino le mutande, nella speranza di trovarci nascosta qualche somma di denaro. A volte qualche militare deve spostarsi e approfitta del vian- dante per farsi portare a destinazione sulla canna della bi- ci. Anche in questi casi non esistono ragioni da opporre: chi rifiuta di prestare il faticoso servizio, potrebbe perdere la bicicletta o, peggio, la vita. Q uando lungo la strada le opposte fazioni si affrontano a distanza ravvicinata, questa rimane chiusa per alcuni giorni; chi si trova a percorrerla in tali circostanze sono vit- time dei trattamenti più inumani. È capitato a un gruppo di ragazzi che, sempre in bicicletta, dopo aver percorso 260 km, a metà strada tra Kisangani e I- siro, sono caduti in un’imboscata di mayi-mayi , un gruppo di ribelli che, tra l’altro, credono di essere invulnerabili. Terribilmente armati, essi pretendevano che ogni giovane sborsasse 10 mila franchi congolesi: una somma enorme per quei poveretti che, non potendo pagare, furono minacciati e spogliati di tutto. Per di più, gli sfortunati ragazzi non potevano proseguire, poiché sarebbero caduti sotto le pallottole della fazione op- posta, a due chilometri di distanza; né potevano tornare in- dietro, per non tradire la presenza dei mayi-mayi ; e furono costretti a rifugiarsi nelle malende, nel cuore della foresta, dove rimasero per alcuni giorni senza cibo. I ragazzi cercarono il modo di sopravvivere; dopo alcuni gior- ni, ripresero il viaggio attraverso la foresta, raggiunsero la strada in un punto dove non c’erano soldati e riuscirono a tornare a Kisangani. L a strada Kisangani-Isiro è l’esempio più eloquente del- l’insicurezza per chi deve spostarsi in Congo. Situazioni analoghe si verificano in molte regioni del paese, dove trup- pe armate continuano a combattersi. Ma anche per chi non deve viaggiare e vive in città e vil- laggi, insicurezza e pericoli sono sempre in agguato. La guerra continua a seminare dappertutto distruzioni e soffe- renze d’ogni genere. Noi congolesi siamo stufi di guerra e violenza; reclamiamo a gran voce la pace. Non vogliamo nient’altro: solo un po’ di pace. Due giovani di Bayenga descrivono il viaggio da Kisangani a Isiro e relative insicurezze e seccature. CALVARIO... IN BICICLETTA Ragazzi soldato nella guerra del Congo, che dall’agosto 1998 ha seminato oltre 2 milioni di vittime nell’indifferenza quasi generale dell’Occidente... Ne hanno fatto le spese anche le strade, oggi ancora peggiori (la foto è di due anni fa).
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