Missioni Consolata - Dicembre 2002
L unedì 5 agosto. Atterro a Isi- ro sano e salvo, grazie a un ae- reo di fortuna proveniente da Kampala. Insieme a me ci sono il vi- ce superiore generale, padre Anto- nio Bellagamba, venuto per dettare un corso di esercizi spirituali, e quat- tro volontari brianzoli del gruppo «i gabbiani», destinati a Bayenga per montare una pompa d’acqua. L’indomani ripartiamo per Wam- ba, dove lasciamo il vice superiore; arriviamo a destinazione accolti fe- stosamente dalla gente per la strada e alla missione. M ercoledì 7 agosto. Senza un giorno di riposo, «i gabbia- ni» iniziano a piazzare la pompa al pozzo scavato sul terreno dove sorgerà la nuova missione, un paio di chilometri dagli attuali edifi- ci provvisori. Verso le 10,30 si sentono scoppi i- solati di fucile. Col vecchio capo lo- cale, venuto a salutarmi, pensiamo che si tratti di esercitazioni o di mili- tari che puliscono le armi. Un nutri- to scambio di raffiche di mitraglia- trici ci toglie ogni illusione: è uno scontro tra soldati in piena regola. Due donne che stanno preparan- do il pranzo sono spaventate: rimet- tono tutto in magazzino e ci esorta- no a scappare e metterci al riparo. Non c’è tempo da perdere. Dico a Marina, una dei volontari: - Prendi un cappello e seguimi. È la guerra. - Stai scherzando? - No, non scherzo! Quelli sparano sul serio: andiamo. Non ho tempo di chiudere la casa e corriamo verso il pozzo. Ci seguo- no il direttore della scuola con sua fi- glia e una donna malata aiutata dal marito. Camminando tra le erbe, scivolo in un pantano con molta ac- qua, essendo questa la stagione del- le piogge. Con difficoltà riesco a re- cuperare le scarpe dal fango. Ci fer- miamo ai bordi di un campo di riso e ci sediamo ai margini della foresta. Capiamo subito che il nascondi- glio non è troppo segreto: ci rag- giunge un soldato in fuga; ci fornisce la sua versione dei fatti: i militari di Bemba, che controllano il nord del Congo, sono stati attaccati da quelli di Nyamwisi; non potendo resistere, sono scappati. Il soldato ci chiede informazioni sulla strada per Wam- ba, per ricongiungersi ai suoi com- militoni. Mentre aspettiamo l’evolversi del- la situazione, arriva il confratello congolese Clément Balu Futi insie- me ai tre volontari impegnati nel montaggio della pompa. Sentiti gli spari e le pallottole fischiare sopra la testa, si erano rifugiati tra gli alberi. Diminuita l’intensità della sparato- ria, erano venuti a cercarci. Arriva anche un ragazzo di 18 an- ni. Padre Clément lo conosce: è un soldato. Il giovane si mette a piange- re; dice che si è tolta la divisa per scappare senza dare nell’occhio. Finalmente le armi tacciono. Ma ecco avanzare i soldati di Nyamwisi. Padre Clément esce dal bosco, ri- schiando forte, e va incontro ai mili- tari: alcuni di essi vengono dalla sua stessa regione. Cerca di fraternizza- re; parla col comandante; poi ci in- vita a uscire dalla foresta per saluta- re i capi. L’incontro è pacifico, ma ci si guar- da con sospetto: noi non sappiamo cosa ci chiederanno; essi s’informa- no se stiamo in quel luogo per cer- care l’oro. PadreClément spiega che i bianchi non sono dei commercian- ti, ma persone venute ad aiutare la missione e quindi la popolazione. Possiamo rientrare a casa. Imilita- MISSIONI CONSOLATA 18 DICEMBRE 2002 Dalla radio le ultime notizie... Nel «diario di guerra» sono protagonisti (loro malgrado) anche i padri Clément Balu Futi, Rinaldo Do (sopra) e padre Piero Manca (a destra).
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