Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002
molto diverso. Ci sono due tipi di islamismo. C’è quello tradizionale, che è in Kenya da anni e che ci rispetta, perché ha visto che la nostra chiesa ha porta- to aiuti e favorito lo sviluppo della gente. Ma da 10-15 anni è entrato nel paese anche l’islam fondamentalista e con questo c’è poco da ragionare. Sono venuti dall’estero, sono ben pagati, hanno molti mezzi in ma- no...». Da dove provengono questi soldi? Mons. Ravasi : «Vengono da Mombasa (roccaforte dell’islam) e dall’estero: Arabia Saudita, Yemen, Iraq, Iran, India. Con questi petro- dollari in mano fanno uno sfacciato proselitismo». Anche il cattolicesimo fa opera di proselitismo... Mons. Ravasi : «È molto diverso. Il cristianesimo prima si spiega alla gente, poi si impianta, senza impo- sizione o violenza. Dispiace che nel passato noi sia- mo stati accusati di usare le nostre scuole per spingere quelli che era- no seguaci di religioni tradizionali a diventare cattolici. Non è stato co- sì. Noi volevamo farli arrivare ad un certo livello per poi lasciarli liberi di valutare il nostro messaggio. Adesso gli islamici fanno proseli- tismo nella maniera più sfacciata. Come? Ad esempio, pagando. Tempo fa, sono venuti tre giova- ni a trovarmi e mi hanno detto: ve- scovo, ci hanno dato 20 mila scelli- ni (circa 300 euro) per pagare la ret- ta scolastica e noi abbiamo promesso di seguire la fede islami- ca pur di avere quei soldi per gli stu- di. Cosa ne pensi? “Che avete fatto male, perché avete venduto la vo- stra fede”, ho risposto». È corretto affermare che per un a- fricano è molto più facile diventare i- slamico? Mons. Pante : «Secondo me, sì. È molto più facile, perché l’islam non è esigente come la chiesa cattolica. Si pensi ad esempio alla poligamia consentita dall’islam, ma non dal cattolicesimo. E, nel caso dei no- madi e dei pastori, la poligamia è molto importante. L’AIDS In Occidente si parla meno di Aids. Ma il problema è rimasto tale e quale nei paesi del Sud, dove le cu- re non arrivano o sono inaccessibili. Com’è in Kenya? Mons. Pante : «Purtroppo, il pro- blema dell’Aids c’è ed è enorme». Che fa il governo? E la chiesa cat- tolica? Mons. Pante : «Il governo fa mol- ta propaganda al condom (preser- vativo) e accusa noi perché non ne favoriamo la diffusione e l’utilizzo. Se fosse questa la soluzione del pro- blema...». Mons. Kihara : «Le statistiche so- no drammatiche: ogni giorno 700 persone muoiono per Aids. E man- cano tutte quelle che sfuggono a qualsiasi rilevazione. Noi abbiamo un team di persone che vanno in gi- ro a parlare del problema dell’Aids. Quando la gente soffre, la chiesa deve essere presente per alleviare il dolore. Qualsiasi sia la ragione di quella sofferenza...». MISSIONI CONSOLATA 97 OTT/NOV. 2002 SPECIALE KENYA Tuthu, 29 giugno: alla festa dei missionari della Consolata sono arrivati in 60 mila. (*) L’intervista collettiva è stata rac- colta il 5 settembre 2002.
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