Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002
«Con i soldi frodati allo stato daMoi e dalla sua classe dirigente, il Kenya potrebbe essere un paradiso felice per tutti. Per far fronte all’emergen- za fame basterebbe solo che la co- munità internazionale chiedesse a Moi di tirar fuori dalle banche stra- niere ciò che lui e i suoi uomini del Kanu hanno rubato alla nazione». M COME MOI C’è una strana titubanza a parlare di Daniel Arap Moi come di un dit- tatore. Eppure non c’è dubbio che lo sia, indipendentemente dalla fre- quenza con cui indice e vince le ele- zioni. Basti guardare a come il presiden- te ha sempre calpestato la libertà di espressione dei mezzi di informa- zione, primo obiettivo di qualsiasi governo dittatoriale (in qualsiasi parte del mondo) (7). Ora, dopo anni di incontrastato dominio, l’anziano presidente (78 anni) dovrebbe ritirarsi dalla scena che lo vede unico protagonista dal lontano 1978. Le elezioni presiden- ziali dovrebbero tenersi nel dicem- bre di quest’anno o nei primi mesi del prossimo. Nell’attesa, lo scorso agosto, tra- scurando completamente il vicepre- sidente George Saitoti (poi licen- ziato), Moi ha indicato il suo suc- cessore: Uhuru Kenyatta , figlio di Jomo Kenyatta, 41 anni, da novem- bre ministro per le autonomie loca- li. «Moi sta veramente esagerando - ha dichiarato un missionario a Mi- sna -. Prima ha detto che voleva po- sticipare le elezioni. Poi, vista la rea- zione all’interno del suo partito e del paese, ha scelto il suo successore. U- na persona giovane e inadatta, idea- le per svolgere il ruolo di burattino dell’attuale capo di stato, che an- drebbe così avanti a controllare il Kenya da dietro le quinte». T COME TRIBALE Nell’agosto 1997 a Likoni, un sobborgo di Mombasa, ci furono scontri violentissimi che lasciarono sul terreno oltre 60 morti e ingen- tissimi danni materiali. Oltre unmi- gliaio di persone trovarono rifugio nella missione dei missionari della Consolata (8). Le cause della violenza furono in- dividuate nelle rivalità tribali ( tribal clashes ), ma risultò evidente che la gente era stata aizzata da politici lo- cali per raggiungere fini personali. In un puzzle etnico come il Kenya non è difficile fomentare l’odio tri- bale. Si pensi alla rivalità tra turka- na e samburu . O a quella tra le tan- te tribù della Rift Valley: maasai , tu- gen , kipsigis , pokot , marwet e altre ancora. Moi e il Kanu utilizzeranno anco- ra le rivalità etniche per i loro obiet- tivi politici? Ciò è quello che teme il «Kenya human rights network». Per questa ragione, l’organizza- zione kenyana per i diritti umani chiede che venga reso pubblico il rapporto redatto dalla «Akiwumi Commission». Questa commissio- ne si è occupata delle violenze acca- dute nel paese africano tra il 1991 e il 1998. Dall’investigazione effet- tuata sarebbero emerse chiare re- sponsabilità di uomini del governo. Ad avvalorare questa ipotesi, c’è an- che la scomparsa di testimoni chia- ve di quell’inchiesta (come padre John Anthony Kaiser , missionario di Mill Hill, morto in circostanze o- scure) o la fuga precipitosa di altri. Oggi, alla vigilia di un importan- «Alla fattoria coltivavamo caffè. Eravamo un po’ troppo in alto, per il caffè, e si faticava sodo: non siamo mai stati ricchi. Ma una piantagione di caffè , quando s’impadronisce di noi, non ci lascia più; rimane sempre qualcosa da fare, si è sempre in arretrato col lavoro» (Karen Blixen, La mia Africa ). Padre Anthony Kaiser, morto in circostanze misteriose. Sopra: la moschea di Nairobi. MISSIONI CONSOLATA 91 OTT/NOV. 2002 SPECIALE KENYA
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