Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002

MISSIONI CONSOLATA 7 GENNAIO 1998 perfetto, lo strumento preciso, per at- tuare la politica che il governo Usa vuo- le perseguire, superando nel contem- po il suo isolamento internazionale. Grazie ad esso, ora Bush figlio , do- po aver aggredito l’Afghanistan, può continuare l’azione contro l’Iraq, completando l’opera paterna, mi- nacciare ogni altro stato (tra i primi l’Iran e via via chi riterrà opportuno); dando un volto al nemico , ancor- ché di fantasma, può perseguirlo dove gli fa comodo e giu- stificare lo scudo spaziale, l’ingigantirsi della Nato e della sudditanza degli stati membri. È un’incredibile messa in scena, dove i poveri (unica realtà indiscutibile) proveranno sulla loro pelle i frutti della tecnologia più avanzata. Capire l’islam? In primis, è urgente capire chi siamo noi. E, sul tema, mi sembra particolarmente centrato il sag- gio di Aleksandr Zinov’ev «Il totalitarismo dell’Occidente». Qualche riflessione la suggerirei anche agli alti esponenti della Chiesa e all’Ufficio per la difesa della fede, visto che le massime gerarchie hanno approvato tre guerre di bom- bardamento (in Bosnia-Erzegovina, Repubblica Federale Jugoslava, Afghanistan). La guerra sfugge alla morale: è sempre cieca e brutale. Ma perché le uni- che vite che contano sono quelle degli ag- gressori, resi quasi invulnerabili dalla loro costosissima tecnologia?... Recentemente sui giornali ho letto tre episodi: - lo stanziamento da parte dell’Am- ministrazione Bush d’una certa somma per convincere le donne alla castità, co- me mezzo per prevenire aborti; - le dichiarazioni in Cina dello stesso presidente a favore dei «diritti umani» e l’invito ad un ac- cordo col Vaticano; - la sorprendente sincronia con cui all’Onu Santa Sede e Stati Uniti si sono pronunciati per fermare le ricerche su- gli embrioni umani. Sia chiaro: non intendo entrare nel merito delle singo- le questioni; però mi domando quale sia il prezzo di scam- bio in tale accordo e quale influsso abbia avuto sull’appro- vazione della guerra di bombardamento in Afghanistan... Un pensiero di solidarietà e apprezzamento lo rivolgo a Paolo Moiola e ai redattori che, su Missioni Consolata , si espongono per portare un po’ di verità e di chiarezza nel mare di disinformazione in cui siamo avvolti. DR . G IUSEPPE T ORRE - G ENOVA Perché «sparare» sulla Fiat? L’autoreparla di aziendesenza profitto, «articolo 18» e altro ancora. L eggo esterrefatto sulla rivista Missioni Consolata di luglio/agosto 2002 «È giusto scegliere tra lavoro e profitto?» di Francesco Rondina. Ove un’azienda lavori senza profitto, consuma il capi- tale e non può che ridurre il personale e i salari con pron- tezza, se non vuole che tutto vada in distruzione. Non c’è da scegliere tra lavoro e profitto, ma il lavoro deve essere profittevole sia per l’azienda sia per chi lavora. Buttare poi le accuse più avventate, più sventate, su chi gestisce le nostre aziende non può che portare sfiducia, di- simpegno, fuga. Perché, assurdamente quanto indetermi- natamente, accusare la Fiat di produzione di mine? Proprio in questo difficile momento si vuole dare un contributo al- la sua distruzione? Parlare di aziende che licenziano per aumentare il valo- re delle azioni è fantasia scriteriata . Si licenzia? Gli in- vestitori si spaventano e si allontanano dall’azienda in que- stione. Si vuole far passare (giustamente) il professor Biagi come un martire e poi... si spara su chi vuol modificare l’«articolo 18» secondo le sue proposte: questo è ragione- vole? Una migliore formulazione di questo dibattuto arti- colo aiuta e non aiuta la creazione di nuovi stabili posti di lavoro? Se questo aiutasse, concorrerebbe alla riduzione di uno dei mali del mondo: la disoccupazione. Di più non si propone. Per altri mali occorreranno al- tri rimedi. Il pensare che esista il capitalista cattivo, che vuole licenziare il lavora- tore buono che gli rende tanto, è cosa risibile, che può affermare un comunista come l’onorevole Diliberto, ma non chi feli- cemente tale non è: il ca- pitalista che gli rende se lo tiene caro, salvo il ca- so limite del capitalista drogato od alcolizzato. E poi: quali diritti hanno i lavorato- ri in Cina, Corea del Nord e Cuba, nazioni tanto amate da Diliberto? Queste sono alcune osservazioni su un articolo che, dal- l’inizio alla fine, non sta razionalmente in piedi. Non si può costruire sulla demagogia. Questo va detto a chi ha scritto l’articolo ed anche a chi l’ha pubblicato . Cristianesimo è ri- cerca del bene comune, ma anche serietà e responsabilità, ben consci che «chi di spada ferisce, di spada perisce». DR . R ENZO M ATTEI - G ENOVA Saddam Hussein Sergio Cofferati

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