Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002
mia, avrebbe iniziato una «scuola di misericordia». Il numero dei bambini handicap- pati cominciò ad aumentare. In bre- ve, a Tuuru, divennero famosi quei piccoli ospiti, assistiti con amore e... mantenuti dalla gente. La messa do- menicale cominciò così a diventare un appuntamento irrinunciabile: al- l'offertorio, la lunga fila di fedeli (cri- stiani e no) si avvicinava all'altare per deporre sui gradini una serie varie- gata di doni: due zucche, un grappo- lo di banane, un pollo, una misura di fagioli, un cestello di uova: tutto per quei bimbi sfortunati. E fu proprio questa «la molla» ca- pace di avvicinare anche i refrattari al messaggio cristiano, più di mille prediche. Padre Franco iniziò, allo- ra, una gara di solidarietà, perché al- la gente locale si unissero volontari, amici lontani e associazioni varie per sostenere un'opera nata dal niente e diventata, in breve tempo, il fiore al- l'occhiello della missione. Un altro fatto rese famoso il nostro mwereria: quello dell'acqua. Fin dal suo arrivo era rimasto colpito dallo spettacolo quotidiano di gruppi di donne condannate tutto il giorno al- la ricerca di acqua, che tornavano al- la sera ricurve sotto il peso di enormi zucche. La carenza del prezioso li- quido diventava drammatica e toc- cava il cuore del padre, soprattutto quando a soffrire erano i piccoli po- liomielitici. Davanti a questa emer- genza continua, il missionario non si diede pace finché non ingaggiò fra- tel Giuseppe Argese (un altro «mi- to») a trovare la soluzione. La vicenda è nota: per mesi il «fra- tello dell'acqua» (silenzioso, quanto intraprendente) viaggiò, cercò, stu- diò e... trovò il rimedio. Sfruttando la catena del Nyambene, coperta di foreste vergini e ricca di acqua, riu- scì a costruire quella che è diventata una delle meraviglie della zona: un acquedotto lungo e fantasioso, capa- ce di dissetare migliaia di persone. I l nostro protagonista poteva ormai ritenersi soddisfatto: ben radicato tra la gente e famoso per le «opere di misericordia» (assetati e bambini sof- ferenti), avrebbe potuto ritirarsi in santa pace e... obbedire ai superiori d'Italia, che avevano pensato ad un suo «avvicendamento». Ma la sola i- dea scatenò un putiferio di reazioni. Per farla breve, la gente di Meru, sin- ceramente affezionata al suo mwere- ria, escogitò uno stratagemma che, secondo loro, avrebbe funzionato: legare ancora di più padre Franco, facendolo entrare tra gli njuri (un al- tro sodalizio distinto dagli areki , a cui il padre già apparteneva). L’accettazione da parte del missio- nario non era scontata, anche per via di certe cerimonie, non tutte appro- vate dalla chiesa. Ma, pur di averlo, gli anziani sarebbero stati disposti ad esonerarlo da tutto ciò che era con- trario alla morale cristiana e al suo stato sacerdotale. Ecco allora padre Franco, con il volto dipinto di ocra rossa e bianca, diluita con succo di banane, diven- tare njuri nceke , acquisendo così il potere di giudicare senza appello le liti tribali e risolvere i problemi con l'autorità derivante dalle tradizioni più antiche e sacre. E, per completare l'operazione, anche gli areki gli offrirono l'ultimo e ambizioso grado del loro sodalizio: quello di mwareki wa naicio , al qua- le nessun europeo eramai potuto ac- cedere. Unto con grasso di montone e cosparso di farina bianca, il missio- nario ricevette la corona degli areki , il bastone di mogano e anche un se- condo nome: Kiunga , cioè colui che raduna tutte le cose e ne fa una sola! Probabilmente queste due ultime cerimonie ebbero il potere di tocca- re il cuore dei superiori, che non tro- varono più il coraggio di richiamare in Italia padre Franco, il quale, uni- co tra tutti, è riuscito ad entrare così profondamente nel cuore e nella cul- tura dei meru, da distinguersi ormai soltanto per la pelle bianca. QUALCHE TUORLO D’UOVA R icorda commosso padre Franco che, quando gli fu proposto (e non u- na volta sola) di chiudere quella missione che appariva inconvertibile e negata ai frutti dello Spirito, furono le suore, solitamente silenziose ma sempre indomite, a insistere che si continuasse nello sforzo apparente- mente inutile, perché quella gente esse l’avevano capita per femminile in- tuito e l’amavano per quello che era e che sicuramente sarebbe stata. Mwereria ricorda... Anche a lui era capitato, una domenica dei suoi pri- mi anni a Tuuru, di sentirsi depresso e svuotato di speranza, da decidere di far fagotto e abbandonare quella sterile missione, dove nemmeno di do- menica la chiesetta tarlata si riempiva, là, sulla cima del colle, inutilmen- te visibile a tanti. Era una mattina fredda e nebbiosa e lui, chiusosi in casa perché quel- l'assalto di tristezza non avesse testimoni, non riusciva a trattenere lacri- me di desolazione. Dove se ne era andata tutta la sua giovanile baldanza? Che ne era di quei momenti in cui sentiva in sé tanta forza, tanto esube- rante amore per tutti da immaginarsi capace di schiacciare tutto il male del mondo? Aveva sentito bussare discretamente. Non si era mosso. Altri picchi più risoluti. Aveva aperto. Si era trovato davanti suor E... e a due aitanti gio- vani africani. Pieno di confusione, aveva balbettato qualche parola su un suo vago non sentirsi bene. Ma suor E..., maternamente accorta, aveva compreso al volo il suo stato d'animo. «Su su, padre, animo! C'è gente che l'aspetta al confessionale. Coraggio! Ma aspetti prima un momento!». Era sparita e presto tornata con una tazza piena di tuorli sbattuti. «Su, prenda questo cordiale. Ne ha bisogno. E se lo prenda tutto!». Era stata suor E..., creatura che come le consorelle non si volgeva mai indietro, lo strumento della Provvidenza, perché egli superasse la crisi. I due africani non avevano detto parola, ma avevano capito, condiviso, e poi avevano fatto il diavolo a quattro per svegliare i dormienti di Tuuru... Erano trascorsi altri anni di durissimo impegno. Ora il buon seme frut- tificava. Ma non importava chi fosse a raccogliere la messe in quella... ha- rambee (lavoro d’insieme) degli spiriti, che è il mondo cristiano. M. T ERESA D AINOTTI , autrice di E venne tra la sua gente , Emi, Bologna 1993 MISSIONI CONSOLATA 81 OTT/NOV. 2002 SPECIALE KENYA
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