Missioni Consolata - Ottobre/Novembre 2002
nosco, mi ripugna profondamente... Mi permetto di chiedere di non dar- mi un’obbedienza che mi richiede- rebbe una violenza che non sono in grado di farmi!». Ci riuscirono in realtà, qualche an- no dopo, a farlo ritornare in Spagna come maestro dei novizi. Ma fu solo una parentesi di nemmeno due anni. I n Kenya iniziò nella missione di Tompson’s Falls e poi a Kerugoya. Qui, pur sommerso da intense atti- vità pastorali, riuscì a costruire, con l’aiuto dei fratelli coadiutori, un’arti- stica chiesa parrocchiale (la prima di una lunga serie), funzionale e ammi- rata da tutti. Insieme ad un’ équipe af- fiatatissima, fu richiesto per due an- ni a Nyeri, per organizzare il «Cen- tro pastorale». Nonostante fosse impegnato al massimo nel campo pastorale (e an- che... murario), non trascurava quel- lo che era uno dei suoi risvolti più ca- ratteristici: l’attenzione amorosa ai poveri. Rimaneva profondamente colpito dalle situazioni di indigenza e, nello stesso tempo, della sua im- potenza di fronte all’enormità dei problemi. Scriveva agli amici, nel natale del 1992: «L’esperienza più forte è quel- la della povertà, nei suoi aspetti ele- mentari (mancanza di cibo-medici- ne-vestiti) e in quelli più complessi: bambini che non vanno a scuola, ge- nitori che non si curano dei figli, di- soccupazione giovanile, corruzione... Davanti a tali situazioni, spesso mi prende un senso di impotenza. Tan- to più che, mentre tradizionalmente la fraternità del clan assicurava pro- tezione a tutti e a ciascuno, oggi le e- sigenze della sopravvivenza acuisco- no (ahimè) l’individualismo... “I po- veri li avete sempre con voi e potete aiutarli quando volete”. Ma li tenia- mo veramente sempre con noi, in mezzo a noi? Oppure, sono sempre più emarginati e dimenticati? Cosa vuol dire aiutarli? Si fa presto a dire: “Insegnate a pescare, invece di dare un pesce!”. Non bisogna dimentica- re che per pescare, oltre all’amo, oc- corrono i pesci e l’acqua!». Sono ri- maste famose due sue iniziative, per venire incontro ai bisogni: il «revol- ving fund», microcrediti concessi al- la gente e che, una volta restituiti, ve- nivano nuovamente «investiti» per altri; e il mulino mobile, trasportato di villaggio in villaggio, secondo le necessità di coltivatori e contadini. Venne anche nominato ammini- stratore dellamissione del Sagana: u- na realtà complessa e variegata per la I vescovi Peter Kihara e Anthony Ireri, amici di padre Giuseppe. La casa per donne bisognose di Sagana: un’altra opera del missionario.
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